Lucia Ronchetti, dallo scorso anno direttrice della Biennale Musica, scopre senza troppi indugi le sue 'carte', i suoi interessi di compositrice, che si intrecciano perfettamente con quelli
di responsabile per la musica della Biennale.
Che il prossino anno ha voluto dedicare al 'teatro musicale sperimentale', proponendo come destinatario del 'Leone d'oro alla carriera' Giorgio Battistelli ( che ha 68 anni, dunque in età canonica) che nell'ambito scelto a filo conduttore della prossima edizione del festival veneziano è senz'altro un protagonista.
Nel suo catalogo d'opera il teatro musicale, nelle sue forme più diverse, fa la parte del leone; e occupa la gran parte dell'attività di Battistelli, con una accelerazione inattesa negli ultimi tempi, quando scrive e rappresenta 'opere' a getto continuo, nonostante abbia assunto, sempre negli ultimi anni, anche responsabilità manageriali/artistiche di festival e istituzioni musicali: Festival Puccini di Torre del Lago, Orchestra Haydn di Bolzano, mantenendo anche la presidenza della società 'Barattelli' dell'Aquila.
Il Leone gli tocca, come toccherebbe anche a Lucia Ronchetti, a parti invertite, perchè anche Lei, più giovane di Battistelli, ha fatto della 'sperimentazione teatrale' il fulcro della sua attività di compositrice. E non è detto che subito dopo, quando avrà lasciato la Biennale, il prossimo direttore non glielo attribuisca.
E poi c'è Venezia. Al primo posto nell'agenda di compositore di Battistelli. Un paio di anni fa rappresentò, alla Fenice, in prima italiana il suo Riccardo III , prima Il Medico dei Pazzi ( da Scarpetta) e , il prossimo anno Le baruffe chiozzotte ( da Goldoni), con la regia di Michieletto, commissionato dal teatro veneziano.
Di questa nuova opera, ne esiste anche una versione di Ermanno Wolf-Ferrari, che la Fenice presentò nella stagione 2013-14. A tal proposito noi conserviamo gelosamente una edizione delle commedie di Goldoni (che ci fu regalata da un amico insieme ad altre carte e cimeli del compositore), sulla quale lavorò Wolf-Ferrari, con i tagli delle parti che non voleva incluse nel libretto della sua opera.
Adesso in occasione dell'attribuzione del Leone d'oro la Fenice sarà ancora una volta il teatro d'elezione, anche se non l'unico, per le sue opere. Verranno presentate, da quel che si sa sa già, il suo più originale esperimento di teatro musicale, replicato alcune centinaia di volte in tutto il mondo: Experimentum mundi, che noi vedemmo al suo esordio romano, ed il suo lavoro d'esordio, della fine degli anni Settanta, in una nuova versione: Jules Verne. Abbiamo visto anche quello - al Teatro Ghione ( è possibile?) - e poi Sconcerto, e Prova d'orchestra e Teorema . Abbastanza per farci un'idea, anche se non aggiornatissima perchè sarebbe difficile per chiunque stargli appresso a causa della sua frenetica attività, della sua attività di compositore 'teatrale'.
Nel cui catalogo parecchi sono i titoli che negli anni Battistelli ha tratto, 'rubato' al cinema - in questo si distingue anche qualchedun'altro suo sodale italiano. Infatti fu questo suo ricorrere troppo al cinema, da noi stigmatizzato, ad essere causa di nostri lontani dissapori, poi sopiti, prima di altri successivi, per ragioni diverse, alcuni a causa delle sue responsabilità gestionali di istituzioni musicali. Ma queste ultime interessano pochissimo qualunque lettore e perciò sorvoliamo.
Mentre invece potrebbero interessare ai nostri lettori, le critiche che gli abbiamo rivolto su alcune sue programmazioni artistiche. Dall'Arena di Verona, dalla quale avrebbe voluto cancellare la vocazione 'popolare', e fu costretto a lasciarla anzitempo; ai concerti all'Opera di Roma, con annesso festival contemporaneo, cancellati dopo una sola stagione da quello stesso Carlo Fuortes che, forse a mò di riparazione, gli dovrebbe aver commissionato l'opera che debutta fra una settimana, Julius Caesar; alla sua candidatura a sindaco di Albano, suo borgo natio, bocciata dagli elettori e per noi indigesta e priva di reale convinzione, per le motivazioni addotte da Battistelli: arriva un momento in cui un intellettuale sente il bisogno di impegnarsi socialmente nella vita pubblica. Farfugliamenti senza senso.
Fra tutti i compositori romani della sua generazione o giù di lì, Battistelli è l'unico che ha saputo conciliare l'attività di manager con quella di compositore, prevalente, mentre diversi altri, hanno saltato il fosso e sono diventati a tutti gli effetti manager musicali, da Arcà a D'Amico a dall'Ongaro, i più in vista. I quali, eccezion fatta proprio per Battistelli, sono usciti dalla scuola di Irma Ravinale e passati poi dalla direzione dell'Accademia Filarmonica, ma anche da una loggia massonica, come ebbe a denunciare molti anni fa un giornale pubblicandone un elenco, fra quelli che insegnavano 'composizione' nel Conservatorio 'Casella' dell'Aquila.
E adesso il capitolo, che ci riguarda più direttamente, dei nostri rapporti burrascosi con Battistelli, per interposta persona. Teatro dell'azione Venezia, alla Fenice.
I lettori di questo blog sanno orami a memoria - perché lo abbiamo raccontato più di una volta - della nostra attività di consulente artistico dell'ormai famoso Concerto di Capodanno, per il quale la Rai ci aveva incaricati di ' seguire da vicino' la formulazione del programma, suggerendone una ipotesi in linea con la singolarità di quel conerto televisivo. Detto in parole povere, noi ogni anno formulavamo in tempo e poi inviavamo ai dirigenti (Chiarot e Ortombina) per ottenerne la conferma e perché in base a quello, scegliessero gli interpreti. Ogni anno era una guerra, così aspra da costringerci puntualmente ad alzare i toni, e ad usare qualche parola di troppo, con Ortombina, più che con Chiarot che faceva sempre da pacificatore.
Perchè Ortombina, a differenza del suo predecessore, subiva le pressioni dei cantanti, più di quelle dei direttori, i quali volevano ciascuno dire la propria sui brani prescelti, la cui sequenza aveva una sua logica che noi ovviamente difendevamo strenuamente, fino ad essere costretti a far intervenire qualche volta, con durezza, i dirigenti Rai preposti.
E per una decina d'anni questo 'tira e molla' è andato avanti sempre con fatica, ma con risultati sempre ottimi, in termini di ascolto. Solo nelle ultime edizioni Ortombina, che ha da solo la responsabilità oltre che del programma della direzione del teatro, si è convinto che la logica da noi seguita nella formulazione del programma, da lui sempre contestata, era quella giusta, al punto che oggi, ma solo oggi, è diventata anche la sua.
Accadde verso la fine del 2014 che, in previsione dell'apertura dell'Expo milanese del 2015, in ricordo di quanti brani musicali quella grande manifestazione aveva stimolato nel corso della sua ormai lunga storia, proponessimo a Chiarot ed Ortombina la solita bozza di programma, nella quale era previsto in apertura un brano brillante che all'Expo si richiamava.
E, come non era mai accaduto nei dieci anni precedenti, da parte di Chiarot - mentre per Ortombina si trattava ogni anno puntualmente di normale amministrazione - ci venne proposto , come brano di apertura, della durata di 5 minuti circa - una durata enorme per un concerto tv che contemplava una decina di brani e durava in tutto un cinquantina di minuti - una nuova composizione che lui - così ci disse - aveva già commissionato proprio a Battistelli, dal titolo 'Expo'. Gli facemmo subito notare che per quel che conoscevamo la musica di Battistelli, mai 'ostica' è giusto dirlo, quel brano ad inizio concerto era comunque fuori luogo.
Gli chiedemmo, per andargli incontro, di poter ascoltare, prima di qualunque decisione, quel brano. Ci fu risposto di no, che dovevamo accettarlo. Noi gli proponemmo in alterativa di eseguire quel brano in apertura di concerto, nella parte non trasmessa dalla tv, ed anche in questo secondo caso la risposta fu no. Chiarot, per la prima volta , prese la nostra irremovibile decisione, avallata dalla dirigenza Rai cui avevamo chiesto espressamente di prendere posizione a nostro favore, come un atto di 'lesa maestà'. Noi avevamo proposto, nella nostra bozza, un brano molto efficace del famoso ballo 'Excelsior' scritto per una storica Expo. Non ci fu verso. Chiarot all'improvviso aveva mostrato un suo volto fino ad allora a noi tenuto nascosto, per ben dieci lunghi anni.
Fu allora che noi ci chiedemmo che cosa rendeva Battistelli e quella commissione che Chiarot gli aveva fatto per il Concerto di Capodanno irrinunciabili.
Di questo con Ortombina non abbiamo mai parlato, come non ne abbiamo mai parlato con Chiarot con il quale pure si sono interrotti i rapporti, senza riuscire a sapere le ragioni di quella sua ostinata presa di posizione in favore di Battistelli.
A dire al verità, quella risposta che non siamo riusciti ad avere, potrebbe offrirla il recente sbarco nel teatro veneziano dove, a giudicare dalla frequenza con cui vengono rappresentate sue opere, sembra aver ottenuto l'onore di compositore 'residente'.
Contro Battistelli, sia chiaro, noi non avevamo nulla, intendevamo soltanto difendere a spada tratta l'identità di quel concerto tv al quale la nostra linea di programma aveva assicurato per 10 anni consecutivi indici di ascolto che neanche Vienna, con il suo storico celebrato Concerto di Capodanno, aveva mai raggiunto. LA PRIMA EDIZIONE DI QUEL CONCERTO TV DA VENEZIA EBBE CIRCA 5.500.OOO TELESPETTATORI. Un record assoluto!
Chiarot restò, invece, convinto che quella nostra posizione era il frutto dei precedenti dissapori con il compositore romano. Cosa assolutamente falsa. Perchè - lo abbiamo sempre detto - se desideriamo raggiungere un obiettivo, lecito s'intende, nel caso in cui dovessero essere utili nostri cosiddetti 'nemici', non esiteremmo a ricorrere anche a loro.
Nessun commento:
Posta un commento