martedì 23 novembre 2021

Carlo Fuortes, verso il quale la Rai è stata spesso distratta, ora ne è l'Amministratore delegato. Si vendicherà? Avvierà le riforme? La terrà distinta dall'Opera di Roma?

Noi che, da secoli ormai, seguiamo il mondo della musica e quello della tv,  giacchè nell'uno e nell'altro abbiamo messo piede per la nostra professione, ci siamo sempre chiesti in un passato, neppure tanto lontano, perché mai la Rai non degnasse della giusta attenzione l'Opera di Roma. Non ci riferiamo a tempi recenti. Si sfogli l'album delle figurine Rai e si vedrà che, ad esempio, Carlo Fuortes, non compare mai nelle pagine dedicate a 'Fabbio' Fazio, mentre i milanesi Lissner e Barenboim e Abbado erano di casa. Ma noi ci riferiamo soprattutto alla ripresa di opere.

 La Rai ha da tempo immemorabile un contratto con la Scala che la impegna a riprendere alcune opere, tre mi pare,  ogni stagione. Lo sappiamo anche perchè negli anni in cui facevamo 'All'Opera!' per Rai Uno, la dirigente  di allora ci chiese consiglio su quali opere riprendere (anche in funzione delle necessità del programma che facevamo con Antonio Lubrano). 

Con l'Opera di Roma invece no, anche in tempi in cui l'amministrazione comunale non era ancora nelle mani di Alemanno o era già in quelle di Raggi; almeno nei primissimi anni, quando Fuortes era già sovrintendente, e a Rai Cultura c'era già Silvia Calandrelli, beniamina, come Fuortes, di Veltroni.

 Nell'ultimo anno Rai Cultura s'è  quasi accasata all'Opera di Roma, riprendendo le opere in modalità film/tv, ed ora la Calandrelli, se Fuortes potesse, la metterebbe a dirigere Rai 1, Rai 2 e Rai 3, dove per altro c'è già stata per un breve periodo.

 Ma  ora che è in Rai Fuortes ha le mani legate anche per eventuali vendette o repulisti. Perchè ci sono rapporti che negli anni ha intessuto con alcuni giornalisti che,  benchè ultraottantenni, lavorano e continueranno a lavorare  in Rai. Tanto per fare un solo nome:  Corrado Augias, che potrebbe tranquillamente starsene a casa e la Rai non  chiuderebbe per la sua assenza. Come anche quelli con l'ex direttore generale Masi, la cui 'regazza', Muccitelli, godrà certamente di attenzione, visto che Masi da presidente di  una banca è stato uno dei pochi ad assicurare all'Opera di Fuortes una rendita. 

 E pure ci sarebbero tante cose che vedremmo bene modificate alla radice, ed alcune dal forte valore simbolico.  Ad esempio, pensionare definitivamente Marzullo - o anche lui non ne ha la forza?  Rivedere certi compensi  assurdi -noi, ad esempio, troviamo davvero buttati al vento ed immeritati i soldi che la Rai dà ad 'Anto', la massaia, o a 'zia' Mara, come anche a 'Fabbio' e non andiamo avanti nell'elenco. Come sarebbe orami ora che le lavorazioni in appalto venissero riportate in seno alla Rai.

 Per tornare alle nomine dei direttori dei TG, fermo restando che i partiti vi avrebbero comunque voluto mettere bocca, se Fuortes avesse avuto conoscenza del mondo giornalistico, avrebbe potuto proporre una rosa di nomi, badando prevalentemente alla loro competenza, da opporre alle spinte spartitorie della politica. Ma lui di giornalismo sa ben poco, gli sono sempre piaciuti, ed ha stimato solo quelli che di lui scrivevano bene. E noi che di lui abbiamo scritto qualche volta male, perché se l'è cercata, siamo incorsi  nelle sue ire discriminatorie vergognose, all'Opera di Roma. 

Da dove è ora che vada via. Non può stare in Rai e all'Opera: ennesimo gravissimo conflitto di interessi nella sua attività di amministratore. Si dimetta, con gesto clamoroso; Gualtieri sarà costretto ad affrettare le procedure per la sua sostituzione. Ma lui non ne è capace!

 In Rai, infine, avvii le riforme;  solo così avrà il nostro appoggio, per quel pochissimo che vale, e finalmente risalirà nella nostra stima. 

Altrimenti, se continua come ha fatto finora, dimostra che Fuortes, a dispetto del suo nome, è davvero debole, addirittura più debole di altri suoi predecessori, che non erano neanche 'fuortes',  e nonostante sia sostenuto da SuperMario. 

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