venerdì 19 novembre 2021

A questi delle sorti del nostro Paese non frega assolutamente nulla

Dico 'questi' intendendo la maggior parte delle forze politiche italiane, oggi al governo; ma vi comprendo anche l'opposizione che  al sommo dei suoi pensieri ha il proprio successo elettorale - così come lo preconizza il chiasso dei sondaggi, che però non è detto corrisponda effettivamente all'esito delle urne, quando verranno aperte: per chi è al governo il più tardi, per l'opposizione il prima possibile.

Da mesi si va dicendo - perfino in Italia - che il nostro Paese ha con Draghi il miglior premier che abbiamo mai avuto, al punto che qualunque altro paese lo vorrebbe per sè; che gode della stima internazionale e ha dato nuovamente all'Italia  l'immagine che si voleva avesse. Ed inoltre che è l'unica personalità che può tenere a bada quella ciurma di politicanti vocianti e che può dare all'Europa - che ha contribuito a salvare già una volta quando era alla BCE - sicurezza sull'uso dei fondi del PNRR, con i quali, se ben amministrati, l'Italia potrebbe cambiare faccia.

Beh, dopo tutta questa messa cantata, alla quale solo Travaglio, orfano di Conte, non partecipa, c'è chi comincia a mettere i bastoni fra le ruote del carro di Draghi  che sembra cominciare a tirare con fatica. 

 I due Mattei e le loro truppe ieri hanno fatto andare il Governo in minoranza;  e Conte - in minoranza nel Partito/Movimento, da quel che dice Spadafora, portavoce di Di Maio - dopo l'esclusione  dal tavolo delle libagioni Rai, minacciano  chissà quali vendette, ricominciando  con la solita  storia tutta italiana: fare di tutto per farci male. Autolesionismo ancora più grave, quando si vede una luce in fondo al tunnel economico sociale ed ora anche sanitario, lungo anni.

 Al diavolo la crisi italiana, ci si  dedica con tutte  le forze al prossimo appuntamento parlamentare per il Quirinale.  Si continua ad agitare lo spauracchio di Berlusconi al posto di Mattarella, nono stante che il diretto interessato per uno scatto di decenza, si sia tirato fuori, e  si candida Draghi a succedere a Mattarella. Non temendo più le elezioni perchè Camera e Senato si sono accordati sulla faccenda delle pensioni ai parlamentari, e perchè coloro i quali si sentivano esclusi dalla tavola imbandita del fondi europei, con la partenza di Draghi auspicano - come dicevamo - che si vada presto ad elezioni e la situazione politica e parlamentare italiana possa cambiare per sedersi a quella tavola. Crisi politica, pandemia, crisi sociale ed economica... tutto passa in secondo piano. Specie per quelle forze politiche che  sperano - pur con i ridimensionamenti degli eleggibili -di mettere le mani sul 'tesoretto' costituito dai parlamentari Cinquestelle, che oggi  elettoralmente conterebbero quanto il due a briscola, mentre ancora hanno il peso maggiore  in Parlamento.

Al di là di ogni considerazione politica e di opportunità, il costituzionalista Ainis qualche tempo fa ha evidenziato tutte le anomalie costituzionali  che il trasloco di Draghi al Quirinale porrebbe. 

Draghi, eletto presidente della Repubblica, dovrebbe prima salire al Quirinale e dare le dimissioni da premier  a Mattarella, che non è più presidente, essendogli succeduto. Draghi dovrebbe essere invitato a restare per gli affari correnti in attesa che la nuova presidenza si installi. Allora Draghi dimissionario, dovrebbe andare a dimettersi al Quirinale da Draghi, e per un pò di tempo il paese resterebbe senza governo, in attesa che il Presidente della repubblica Draghi, incarichi un nuovo premier (che non è detto formi il suo gabinetto in tempi ragionevoli. tutto è possibile!) e magari subito dopo decida, se le cose non andassero per il verso che immaginava,  di sciogliere le camere ed indire nuove elezioni politiche. E tutta questa  tragica farsa nel mezzo di una epidemia che non accenna ad attenuarsi anzi, e  nei tempi, ristretti, per attuare le misure e le riforme che l'Europa chiede per elargirci tutti i soldi del PNRR.

 Ci viene, desolantemente, in mente la famosa freddura della spartizione di ogni bene fra coloro che  solo a parole sembravano, ai tempi, preoccuparsi delle sorti di un grande paese come l'India bisognoso di aiuti: questo a me, questo a te,  e questo - accompagnato dal notissimo gesto dell'ombrello - all'India, o all'Italia, come ci viene da sospettare, pensando alla qualità ed alla statura morale dei nostri politici.   


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