giovedì 25 novembre 2021

L'EMA autorizza la vaccinazione anticovid ai bambini, ma persistono i 'se e i ma', anche nello stesso mondo scientifico ( da Corriere della Sera, di Paolo Foschi)

 È partito il conto alla rovescia per le vaccinazioni dei bambini dai 5 agli 11 anni. Ieri l’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali, ha dato il via libera con il farmaco della Pfizer-Biontech, con modalità simili a quelle degli adulti: doppia somministrazione con iniezione a distanza di tre settimane l’una dall’altra, ma con dosaggio ridotto a un terzo. Adesso mancano l’ok della Commissione europea e nel nostro Paese quello dell’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco, che ha convocato il comitato tecnico scientifico dall’1 al 3 dicembre. Superati gli ultimi passaggi autorizzativi, le prime fiale a uso pediatrico dovrebbero essere disponibili dal 23 dicembre. La notizia è stata accolta con favore quasi unanime dal mondo medico scientifico. Il governatore del Veneto, Luca Zaia, ha però messo in guardia dal rischio di «scaricare le colpe degli adulti sui bambini. Io non contesto il vaccino sui bambini, ma non possiamo pensare che qualcuno abbia il salvacondotto perché si vaccina il bambino». Sempre ieri il ministero della Salute con una circolare ha raccomandato a partire dal primo dicembre la terza dose dai 18 anni, ma dopo almeno cinque mesi dalla seconda somministrazione. È inoltre prorogata al 31 dicembre la validità dei certificati di esenzione.

 

Secondo l’Ema, nella fascia 5-11 anni  «i benefici superano di gran lunga i rischi, soprattutto nei bambini con condizioni che aumentano l’esposizione al Covid grave». L’Agenzia ha esaminato uno studio condotto su 2.000 bimbi, «il vaccino è risultato dunque efficace al 90,7% nel prevenire il Covid sintomatico». Gli effetti indesiderati più comuni riscontrati «sono simili a quelli osservati negli adulti, ma in forma comunque lieve». E cioè dolore al sito di iniezione, stanchezza, mal di testa, arrossamento e gonfiore al sito di iniezione, dolore muscolare e brividi.

 «Utilizzeremo gli hub esistenti con percorsi dedicati,ma apriremo anche ai medici pediatri e alle farmacie» ha annunciato Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla Salute. Paolo Biasci, presidente della Federazione italiana medici pediatri, ha consigliato «fortemente la vaccinazione ai bambini perché l’infezione Covid-19 può essere pericolosa anche per questa fascia di età». Secondo Annamaria Staiano, presidente della Società italiana di pediatria, il via libera dell’Aifa «è una bella notizia» perché «va tutelata la salute dei bambini e va bloccata la circolazione del virus». Roberto Cauda, direttore di Malattie infettive al Gemelli di Roma, ha ricordato che l’uso del vaccino sui bambini «è già stato autorizzato negli Usa e in Israele e in Cina sono già partiti. È un vaccino sicuro ed efficace che ci aiuterà ad uscire prima possibile dalla pandemia». Per Matteo Bassetti, primario di Malattie infettive al San Martino di Genova, il vaccino per i bambini «ha tre scopi fondamentali: evitare le complicanze di un’infezione, che sono meno gravi rispetto agli adulti ma possono esserci; poi con la vaccinazione si rendono le scuole più sicure; terzo, potremmo raggiungere l’immunità di gregge». Il virologo Fabrizio Pregliasco, docente della Statale di Milano, ha affermato che per convincere i genitori sarà «importante una campagna informativa seria. La variante Delta colpisce abbastanza i bambini e può creare qualche problema anche a loro. Il vaccino ha senso per ridurre la diffusione del contagio e garantire ai più piccoli una vita sociale e scolastica serena e in presenza». 

 

Secondo Maria Rita Gismondo, direttrice del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’ospedale Sacco di Milano, invece «al momento non ci sono dati sufficienti per poter avvalorare la scelta dell’Ema. Questo lo dico per i bambini in buona salute. Discorso diverso per i fragili, perché tutti i fragili, di qualsiasi età, dovrebbero essere vaccinati». Prudente il virologo Andrea Crisanti: «Sono convinto, e lo ripeto, che non ci siano problemi a vaccinare i bambini. Solo, non credo che i dati a disposizione siano sufficienti per giustificare questa decisione».


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