Buon Natale no. Perchè il Natale, una delle feste più care a tutto l'Occidente, seppure macchiato in tutto il mondo dal consumismo imperante, sarebbe divisivo. Perciò - avverte l' ufficio addetto alla comunicazione dell'Unione Europea che si atterrà a tale disposizione - meglio togliere quell'accenno ad una festa che, ad esempio, per i molti profughi che vengono accolti nell'Occidente alla bell'e meglio, suonerebbe discriminatoria, o divisiva - come si preferisce dire.
E pensare che proprio la storia del Natale di Gesù è una storia di accoglienza, di calore per una coppia di fuggiaschi - Maria e Giuseppe (anche i loro nomi si consiglia di evitarli, pur tacendo del Natale, perchè comunque rimanderebbero alla festa innominabile) - che hanno appresso solo quattro stracci, il minimo indispensabile, che sono in attesa di un figlio e che non trovano rifugio in nessun luogo, se non in una stalla.
Differisce questa storia antica dalle tante dei nostri giorni che raccontano di uomini e donne, anche giovani, alcune incinte (che cosa hanno di diverso da Maria, e che c'è di tanto blasfemo nella storia del Natale? ) che per fuggire da fame e persecuzioni non solo non riescono ad avere accoglienza anche fortunosa, ma ci lasciano la pelle fra le onde fredde del Mediterraneo?
Il Natale dovrebbe essere raccontato a tutti perché tutti lo comprendano. E' una storia che fa ricca l'umanità intera e che suona dolcissima e calda alle orecchie di tutti, cristiani ebrei musulmani.
Come appendice dall'Unione Europea ci viene un altro suggerimento teso ad evitare che alcuni, con l'uso di aggettivi o sostantivi che indicano il genere delle persone, possano sentirsi discriminati.
Noi ubbidienti, abbiamo immediatamente chiesto ai nostri interlocutori e corrispondenti di chiamarci, d'ora i avanti, così: pietr. Nessuna finale che indichi l'appartenenza di genere, ma anche l'omissione del signora/e, termini fortemente discriminatori, a dire della UE.
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