martedì 30 novembre 2021

Buone feste di fine d'anno al posto di Buon Natale: una lezione di cultura e civiltà dall'Europa

Buon Natale no. Perchè  il Natale, una delle feste più care a tutto l'Occidente, seppure macchiato in tutto il mondo dal consumismo imperante, sarebbe divisivo. Perciò - avverte l' ufficio addetto alla comunicazione dell'Unione Europea che si atterrà a tale disposizione - meglio togliere  quell'accenno ad una festa che, ad esempio, per i molti profughi che vengono accolti nell'Occidente alla bell'e meglio, suonerebbe discriminatoria, o divisiva - come si preferisce dire.

 E pensare che proprio la storia del Natale di Gesù è una storia di accoglienza, di calore per una coppia di fuggiaschi - Maria e Giuseppe (anche i loro nomi si consiglia di evitarli, pur tacendo del Natale, perchè comunque rimanderebbero alla festa innominabile) - che hanno appresso solo quattro stracci, il minimo indispensabile,  che sono in attesa di un figlio e che non trovano rifugio  in nessun luogo, se non in una stalla. 

Differisce questa storia antica dalle tante dei nostri giorni che raccontano di uomini e donne, anche giovani, alcune incinte (che cosa hanno di diverso da Maria,  e che c'è di tanto blasfemo nella storia del Natale? ) che per fuggire da fame e persecuzioni non solo non riescono ad avere accoglienza anche fortunosa, ma ci lasciano la pelle fra le onde fredde del Mediterraneo?

 Il Natale dovrebbe essere raccontato a tutti  perché tutti lo comprendano. E' una storia che fa ricca l'umanità intera e che suona dolcissima e calda alle orecchie di tutti, cristiani ebrei musulmani.

Come appendice dall'Unione Europea ci viene un altro suggerimento teso ad evitare  che alcuni, con l'uso di aggettivi o sostantivi che indicano il genere delle persone, possano sentirsi discriminati.

 Noi ubbidienti, abbiamo immediatamente chiesto ai nostri interlocutori e corrispondenti di  chiamarci, d'ora i avanti, così: pietr. Nessuna finale che indichi l'appartenenza di genere, ma anche  l'omissione del signora/e, termini fortemente discriminatori, a dire della UE.   

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