domenica 14 novembre 2021

Scambi fra artisti, come con le figurine, ma molto costosi per le casse pubbliche e improduttivi, se non addirittura dannosi, per le istituzioni

E' vero non ci sono complotti, come si potrebbe pensare. Non ve ne sono quasi da nessuna parte ed ancor meno potrebbero essercene nel mondo della musica che per quanto prolifico e sempre in evidenza è un piccolo mondo 'antico'- verrebbe da dire. Meglio: 'all'antica', perchè secondo alcuni quel mondo  non c'è più e la musica, come lo spettacolo musicale, faticano a stare al passo con i tempi, a modernizzarsi - perché e in cosa dovrebbe non è chiaro sapere - e, comunque, ad allargarsi al grande pubblico. 

Ma se non vi sono complotti, non mancano affari. Soprattutto per molti artisti che chiedono e, purtroppo, ottengono cachet che definiremmo scandalosi - per i quali hanno pronta la giustificazione: perché non dite altrettanto dei calciatori?  E noi pronta la risposta: perché quelli  lavorano 'di piedi' mentre tutti noi ci aspetteremmo che i musicisti lavorassero 'di testa' e solo 'di testa'.

 Fanno affari molti signori - quasi esclusivamente maschi -  messi ai vertici delle istituzioni dalla politica e che per le loro prestazioni chiedono di essere trattati alla stessa maniera dei loro protettori politici. Non è un segreto, benché scandalo tutto italiano, che politici ed alcuni vertici di istituzioni culturali guadagnino cifre spropositate, assolutamente immeritate per la scarsa qualità del loro lavoro.

 Quel che si va dicendo da sempre è cioè che molti politici eletti guadagnano per effetto del loro incarico in Parlamento o nelle amministrazioni periferiche,  quanto difficilmente potrebbero guadagnare svolgendo una qualunque professione, ammesso che siano abilitati e preparati a svolgerne una, è la pura verità.

 C'è qualche sovrintendente di istituzioni musicali ( Fondazioni) che guadagna quanto il Presidente della Repubblica o l'AD della Rai; tanto per fare un esempio Michele Dall'Ongaro (Santa Cecilia), Pereira ( Maggio Fiorentino)o Meyer (Scala)  e forse anche altri hanno compensi esagerati ed anche IMMERITATI.

 Per non parlare di Stéphane Lissner, che ora è a Napoli e certamente percepisce di compenso  i  240.000 Euro che rappresentano il tetto massimo, ma quando era a Milano, percepiva in tutto intorno al milione di Euro. Scandaloso e basta; non ci sono ragioni che tengano.

 Adesso vogliamo soffermarci su un altro settore in cui si fanno affari, sotto forma di 'scambi'. Tralasciando il caso delle agenzie che in alcuni casi fanno il buono e cattivo tempo (voi pensate che l'agenzia alla quale appartiene Pappano, non metterà bocca nella scelta del suo successore a Santa Cecilia ed anche al Covent Garden - se già non l'ha fatto?) scorrendo i cartelloni di alcune istituzioni che chiameremo, senza spregio, 'secondarie',  salta all'occhio la lunga sfilza di direttori e musicisti ospiti andati a cercare 'alla fine del mondo' ( espressione cara a Papa Begoglio, a proposito del suo pontificato, lui argentino, ma con ben altri intendimenti) per la cui presenza nei cartelloni italiani viene il sospetto che, nel breve lasso di tempo, abbiano  a pagare pegno: siano cioè obbligati a scambi. Ciò accade a direttori artistici che sono anche direttori o strumentisti, nei cui curriculum, ad un occhio attento, risultano luoghi e istituzioni che sono il frutto di detti scambi.

 A noi è capitato spesso di leggere di carriere create fuori di Italia e addirittura nella lontana provincia musicale del mondo, dalla quale poi provengono quei direttori o strumentisti che compaiono nei nostri cartelloni. Niente di strano,  ma che  definire semplici scambi musicali è una bestemmia.

 Scorriamo regolarmente cartelloni di istituzioni straniere; e scorrendoli  ci viene da considerare che in molti casi  i musicisti  presenti in detti cartelloni o sono indigeni - anche in nazioni che per altre ragioni appartengono al nostro mondo - o sono del tutto sconosciuti, salvo quei pochissimi che appartengono al gotha musicale e che comunque in quei cartelloni sono  mosche bianche.

 Lungi naturalmente da noi l'idea che tutti quelli che non conosciamo ancora, siano 'mezze calzette', per carità; ma quando si imbastiscono cartelloni senza che ci sia un nome a noi noto - noi che di musica ci occupiamo da decenni e che leggiamo quotidianamente i giornali, pur poveri di notizie musicali - ci viene qualche sospetto.

E il grave di tutta questo 'scambismo' musicale è che il direttore musicale o artistico di una di queste istituzioni  di 'seconda o terza  fila' è che  la presenza di direttori e musicisti ospiti di pari livello, non farà mai fare un solo passo avanti ai complessi stabili di quella istituzione. Che è l'aspetto  di gran lunga più grave della faccenda.  

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