Il vecchio Teatro Comunale aveva reso a Firenze il suo servizio, occorreva pensare al futuro, e il futuro fu costruire un nuovo teatro che fosse, come il vecchio, anzi più di quello, emblema della città. In quegli anni, prima in Provincia e poi a Palazzo Vecchio, sedeva Matteo Renzi.
Fu progettato un nuovo teatro, capienza 1900 posti, e poi una sala da concerti - che verrà inaugurata fra meno di un mese - di 1200 posti ed anche una cavea all'aperto di 2000 e passa posti.
Abbiamo ancora davanti agli occhi le foto di quella serata in cui venne inaugurato il nuovo teatro; ritraevano l'allora sovrintendente milanese, ing. Colombo, e il 'grande & grosso' direttore generale del Ministero Nastasi, e c'era anche Bianchi, longa manus allora e sempre di Renzi ed anche la Boschi.
Sono trascorsi alcuni anni da allora, e mentre ci si sta preparando all'inaugurazione della sala da concerti, alla presenza di Mattarella, fissata per la vigilia di Natale, Pereira lancia un allarme. Il teatro è troppo grande per una città come Firenze, per questo sono sempre troppo vistosi i vuoti nel pubblico. Colpa della pandemia - si chiede il sovrintendente? Forse anche, ma il problema è che forse un teatro come quello fiorentino è troppo grande per una città come Firenze, dove difficilmente i fiorentini riempiono il teatro, come non lo riempiono neanche i turisti che a Firenze non vanno a teatro. Come del resto non avviene neanche tanto a Roma, mentre invece avviene a Venezia e certamente a Milano.
E allora valeva la pena costruire un teatro tanto grande? Forse è questa la vera domanda alla quale bisognerà dare la seguente risposta: non valeva la pena.
Firenze è una città dieci volte più piccola di Roma che ha un teatro, l'Opera, di circa 2000 posti ed una sala concerti, all'Auditorium, la più grande, da 2700.
Al di là dei problemi che una certa capienza crea per l'ascolto - più grande è una sala peggiore è l'acustica (e ciò vale anche per le sale del complesso di Renzo Piano a Roma) - forse l'architettura contemporanea dovrebbe tenere presente nel progettare un nuovo luogo per la musica lo stretto rapporto che esso avrà con il territorio che lo ospita e cui è destinato. Sono sufficienti queste semplici riflessioni per farci concludere che quel teatro è eccessivamente grande per Firenze e che anche quando la paura della pandemia sarà passata, si faticherà sempre peer riempirlo?
Allora perchè costruirlo così grande? Bisognerebbe chiederlo ai politici fiorentini dell'epoca con manie di grandezza. E Pereira che si dispera perchè non riesce a riempirlo, forse dovrebbe girare a loro la domanda, ed anche pretendere la risposta. Quantomeno quella relativa ai criteri fissati e imposti per valutare la capienza del nuovo edificio.
Però ci viene da fare un'altra riflessione.
Il vecchio Teatro Comunale noi lo conoscevamo bene per diverse ragioni. Negli anni Ottanta, quando insegnavamo al Conservatorio di Firenze, quasi ogni settimana abbiamo assistito ad un concerto o spettacolo d'opera nel vecchio teatro fiorentino. Due in particolare li ricordiamo come fosse ieri.
Il concerto della Caballè, indimenticabile. Cominciò a cantare accompagnata dal pianoforte, ma il pubblico era freddo, seguiva attentamente ma applaudiva poco. La Canballè si accorge di quetso clima quasi diffidente e se ne esce con una trovata che cambiò completamente il seguito e l'esito del concerto: 'mammamia che freddo stasera, ho i brividi'. Il pubblico capì, si scaldò, la Caballè riprese fiato ed il pubblico rispose calorosamente.
L'altra serata indimenticabile fu quella della prima assoluta dell'opera film di Bussotti, L'ispirazione', con la regia di Derek Jarman. In sala c'erano molti giornalisti- se non ricordiamo male in sala c'era anche Massimo Mila, con il quale scambiammo qualche parola sull'opera, ed anche sulla rivista che allora dirigevamo, Piano Time - e la serata filò liscia.
Quelle e tutte le altre volte che andammo al Comunale, non ricordiamo sale vuote o con pochi posti occupati. Ricordiamo invece un gran trambusto nel foyer, signore vestite a festa, insomma tutto il contrario di ciò che ora ha denunciato Pereira, Eppure il vecchio Teatro Comunale, del quale non siamo riusciti a trovare oggi la capienza, non era poi tanto piccolo, comunque non molto più piccolo del nuovo. Avrà avuto intorno ai 1500 posti?
A noi quel vecchio teatro era molto caro, anche per una ragione che ci riguarda personalmente: lì regalammo al pubblico, nell'aprile del 1983, il primo numero di Piano Time.
E allora cosa deve fare Pereira, oltre a lamentare i posti vuoti? Innanzitutto avere un pò di pazienza, fino a quando la paura dei contagi non sarà del tutto finita. E, nel frattempo, non stare con le mani in mano. Fare molta attenzione alla programmazione, che deve andare incontro ai gusti ed alle attese del pubblico, e poi promuovere politiche che favoriscano l'accesso. A Milano, Meyer - e parliamo della Scala, dove il pubblico non manca - si è espresso chiaramente a favore di una politica dei prezzi che non dissuada il pubblico dal frequentare la Scala.
Il predecessore di Pereira, Cristiano Chiarot - di cui non si hanno più notizie, sembra essersi dissolto - ha fatto qualche volta lamentele dello stesso tenore? Non ricordiamo. Fingeva di non vedere i posti vuoti, o posti vuoti così evidenti durante la sua gestione non ve ne erano? Anche su questo Pereira dovrebbe riflettere.
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