Tra i pazienti ricoverati in terapia intensiva il 74% è costituito da persone che non sono vaccinate con Covid-19 o non hanno completato il ciclo vaccinale. E' quanto emerge dal monitoraggio della rete degli ospedali sentinella della Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) – costituita da 16 strutture sanitarie – che ha analizzato i dati al 16 novembre, dai quali risulta un totale di 625 pazienti ricoverati nei reparti Covid, di cui 86 (13,7%) in rianimazione.
Fiaso ha indagato inoltre l’identikit di chi, nonostante il vaccino, sia finito in rianimazione: si tratta per il 70% dei casi di pazienti con gravi comorbidità, affetti da cardiopatia, obesità grave, diabete, broncopneumopatia cronica ostruttiva, neoplasia, o pazienti dializzati, trapiantati o immunosoppressi, sui quali può essersi verificato un fallimento vaccinale causato proprio dalle patologie. Di contro, la percentuale di pazienti non vaccinati e con comorbidità si abbassa al 57%. Questo significa – si legge in una nota – che i soggetti sani non vaccinati hanno maggiori probabilità di essere ricoverati in terapia intensiva rispetto ai vaccinati che, quando ci finiscono, è per lo più a causa della comorbidità.
Cambia, inoltre, l’età media tra vaccinati e non vaccinati ricoverati in Intensiva. L’età media dei vaccinati è di 70 anni, mentre quella dei non vaccinati è di 61 anni. "L’analisi condotta grazie ai dati dei 16 ospedali sentinella aderenti alla Fiaso conferma ancora una volta l’efficacia della vaccinazione nella protezione dalle forme gravi della malattia: la stragrande maggioranza dei ricoverati in terapia intensiva è composta da non vaccinati, in buono stato di salute e più giovani rispetto ai vaccinati", commenta il presidente Fiaso, Giovanni Migliore.
"Grazie al focus sulle condizioni cliniche, inoltre – spiega ancora il presidente Fiaso – è possibile rilevare come i pochi vaccinati che purtroppo arrivano in rianimazione hanno in media un’età più alta, pari a 70 anni, e sono per oltre due terzi affetti da gravi patologie che potrebbero aver determinato una non adeguata o minore risposta immunitaria al vaccino. Gli studi recenti ormai dimostrano il calo dell’efficacia della vaccinazione a distanza di oltre sei mesi, per questo – ammonisce – è necessario accelerare sulla somministrazione della terza dose. Quanto agli operatori sanitari, più esposti al rischio di infezione e a costante contatto con pazienti fragili, sia reso obbligatorio il richiamo vaccinale con la dose booster per salvaguardare il funzionamento del servizio sanitario nazionale".
"Nella nostra terapia intensiva il 100% dei pazienti risulta non vaccinato", riferisce Maurizio Di Mauro, Direttore generale dell’azienda dei Colli Monaldi-Cotugno di Napoli che ha aderito alla rete degli ospedali sentinella Fiaso. "A confronto con le precedenti ondate – sottolinea – l’ospedalizzazione è inferiore rispetto al tasso di positività: è la dimostrazione che i vaccini funzionano, ma occorre non abbassare la guardia per evitare il contagio, dato che continuano a circolare troppi soggetti non vaccinati. Bisogna continuare ad adottare precauzioni – conclude – come l’utilizzo della mascherina ed evitare assembramenti e luoghi affollati". (Adnkronos)
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