Come sia andata l'altra sera, all'Opera di Roma, con la serata inaugurale di stagione, non ci è dato di sapere, nonostante che abbiamo letto la maggior parte dei quotidiani.
Di certo si dava Rusalka, approdata all'Opera prima d'ora già otto anni fa (Roma è forse l'unico teatro dove in meno di 10 anni abbiano rappresentato due volte l'opera di Dvorak), il direttore, al suo debutto a Roma, è stato strattonato dalla critica sia di destra che di sinistra ( è importante segnalarlo perché la critica di destra e quella di sinistra si spartiscono i compiti) il regista era Krief che ha avuto a disposizione appena 50.000 Euro per l'allestimento (forse ne ha presi di più per la regia, dovendosi egli spremere le meningi per pescare nei magazzini del teatro tutto quello che poteva essere utile per il nuovo /vecchio allestimento) ha inscheletrito il mondo favolistico; e le voci, la principale delle quali, femminile, è stata sostituita per indisposizione negli ultimi giorni, non sappiamo di che pasta fossero fatte. Chi dice che erano assolutamente inadatte, chi ne salva la metà chi le promuove in toto, a seconda che fossero di destra o sinistra - i critici s'intende. Fra i quali c'erano i vedovi o le vedove di Muti , che lo rimpiangeranno in eterno (dimenticando di annotare che l'allestimento e il cast dell' Aida andata in fumo costava all'incirca 1.500.000 Euro) e che, inconsolate, vagano per le sabbie egizie; coloro i quali, anzi uno, che raccontava per l'ennesima volta la storia di Rusalka - che palle! - per non sporcarsi le mani, e, nel frattempo, prendeva tempo e spiava le mosse degli altri ( era un pezzo, bello corposo, da pubblicare alla vigilia e che, per mancanza di spazio, è finito all'indomani della prima); e poi c'era il cantore/poeta con il pensiero sempre verso Muti e famiglia ( altrimenti non gli avrebbero fatto presentare al festival ravennate, una sua opera: beccato, diavoletto di un critico!) ma che ora vuole salvare capra e cavoli, dove i cavoli sono i suoi rapporti anche lavorativi con Fuortes, da Roma a Bari e ritorno.
L'univo forse che dava conto, in breve, con un pezzo tozzo, era un critico 'da destra': poche annotazioni anche sull'esito della serata. Abbiamo anche letto di applausi di cortesia, ed anche di nove minuti di applausi. Vi meravigliate? Nove minuti di applausi possono essere di sola cortesia. Zitti!
Alla serata inaugrale, per non offendere il compaesano Riccardo, il presidente Napolitano non aveva partecipato, perchè - secondo il comunicato ufficiale del Quirinale, non richiesto - stava già preparando le valigie per il prossimo autosfratto; e neppure Franceschini il quale aveva prenotato un lungo fine settimana in Marocco con la sua bella, con la quale da quando s'è sposato non gli era riuscito ancora di portarla fuori; Marino era assente perchè ci aveva da fare (gli si era bucata la ruota della bicicletta sul Raccordo e stava attendendo il 113), e Zingaretti era impicciato con la sagra dell'olio ai Castelli, e perciò ha girato alla larga da Piazza Beniamino Gigli.
In compenso però c'era, al gran completo, il solito generone romano agghindato come la madonna di Pompei; c'era il ministro Padoan, unico caso di forte presenza istituzionale (per mantenere la promessa fatta alla sua signora: domani ti porto all'Opera!) - e c'era l'assessore Marinelli, altro sponsor di Fuortes.
Poi, scendendo giù giù (non si sono letti i nomi dei consiglieri di amministrazione né del direttore artistico che erano tutti impegnati o in altri teatri o a preparare l'albero di Natale) c'era Piovani e c'era anche Cagli. Non starà mica pensando di accasarsi per l'ennesima volta, al Teatro dell'Opera, ora che ha deciso di lasciare, dopo una ventina d'anni, Santa Cecilia? La santa della musica ci protegga!
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