lunedì 24 novembre 2014

Contemporanea, si cambia. La rassegna di Musica per Roma sarà curata, per l'Accademia di Santa Cecilia, da Michele dall'Ongaro. Mercoledì la presentazione

La rassegna ' Contemporanea' di Musica per Roma, ospitata nell'Auditorium di Renzo Piano, e curata fin dalla prima edizione da Oscar Pizzo ( per qualche stagione in coppia con Guido Barbieri che, poi, per volontà di Giorgio Battistelli  è approdato sull'altra sponda italiana: Abruzzo, con un'appendice nelle Marche), in collaborazione con l'Accademia di Santa Cecilia, da quest'anno cambia gestione, come si dirà dopo domani alla conferenza di presentazione: viene assunta in prima persona dall'Accademia di Santa Cecilia che la produce con Musica per Roma.
 La rassegna, che si ricorda soprattutto per alcuni appuntamenti  destinati a far scalpore (che era poi l'intento principale, se non unico di tale rassegna che altri non ne aveva) come la maratona pianistica di 24 ore dedicata a Satie, il 'Quartetto degli elicotteri' di Stockhausen o il 'Poema sinfonico per 100 metronomi' di Ligeti, ha perso il suo curatore,  Pizzo che, dopo una  breve trasferta a Bari al seguito di Fuortes, è volato a Palermo - chiamatovi da Giambrone, come direttore artistico del Teatro Massimo, incarico che sino alla fine di quest'anno esercita gratuitamente, perché anche i suoi soldi servono a pagare lo stipendio del sovrintendente che l'ha graziato chiamandolo a Palermo: appena 170.000 Euro l'anno! - e tale incarico è stato assunto dall'Accademia di Santa Cecilia che, nella diffusione della musica contemporanea non ha mai brillato, ad eccezione delle rare presenze di questi ultimi tempi, semel in anno, con Pappano divulgatore. Non sarà sfuggito a nessuno, ad esempio, che Boulez non vi è stato mai invitato e che la prima commissione di un'opera ad Henze è giunta quando il musicista, ottantenne,  era già con un piede nella fossa,  come ha commentato divertito e con amarezza il compositore medesimo.Ma ora le cose sembrano andare  diversamente.
 A presentare la stagione, assieme all'onnipresente Fuortes, ci sarà Michele dall'Ongaro e non Bruno Cagli. E una ragione c'è, anzi più d'una. Non chiedete perchè. Attualmente, dall'Ongaro è  vice Presidente dell'Accademia, per  volontà di Cagli che lo vorrebbeì - se corrisponde ancora a verità quanto ha dichiarato appena qualche mese fa a Valerio Cappelli del Corriere della Sera - suo successore come presidente/ sovrintendente/ direttore artistico; preferendolo senza ombra di dubbio a Giorgio Battistelli che di Cagli è stato antagonista nella passata tornata di votazioni. Nella prossima, fissata per il 13 dicembre, potrebbe essere eletto, perciò, successore di Cagli, se, confermando la sua volontà di ritirarsi finalmente, facesse confluire i voti dei suoi fedelissimi su di lui che vedrebbe finalmente realizzato il suo sogno, per il quale ha lavorato da quando ha iniziato a muovere i primi passi nel mondo della musica.
Ma perchè dall'Ongaro cura una rassegna di musica contemporanea? Semplice. Perché lui di mestiere fa il compositore. Non un compositore qualunque, ma uno dei più grandi compositori viventi, come lo aditava qualche anno fa Mario Bortolotto, in una storica corrispondenza dalla Biennale Musica di Venezia per 'Il foglio'. E Bortolotto è critico d'onore.
La musica contemporanea ha rappresentato il terreno di coltura del suo potere sulle onde radio prima  e  attraverso le immagini televisive poi, giacché  è riuscito ad invadere anche la giovane RAI 5.
Dall'Ongaro è da almeno una decina d'anni, forse più, il responsabile per la musica di Radio Tre, successivamente è diventato Sovrintendente dell'Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI di Torino, Accademico della Filarmonica romana, responsabile dei Concerti del Quirinale, e, poi, aveva altri incarichi (fra tutti il Festival Pontino) che nel tempo ha smesso, perché forse non più importanti come lo erano all'inizio della sua carriera in RAI. Alla quale deve, senza eccezione, ogni passo in avanti nella sua carriera di compositore che s'è allargata ed arricchita a dismisura  esattamente da quando  ha avuto quell'incarico di responsabilità a Radio Tre. Chi non  è convinto vada sul sito del suo editore ( Suvini Zerboni) e  legga tutte le esecuzione e commissioni giunte a dall' Ongaro dopo il suo incarico a Radio Tre, quando si impennarono, letteralmente. Ma forse fu pura coincidenza.
  Che sia la RAI alla base della sua vorticosa ascesa lo ha detto apertamente Cagli quando ha sostenuto la candidatura di dall'Ongaro in Accademia a vice presidente. Testualmente ha detto - come ripresero le  numerose lettere inviate agli Accademici nelle quali  tale ascesa di dall'Ongaro per volere di Cagli era duramente criticata - che dall'Ongaro aveva in RAI  incarichi che potevano giovare all'Accademia, anche economicamente, passando in secondo piano perfino la sua parentela con gli Abbado.
Si tratta di fatti noti,  e già oggetto di un documentatissimo articolo di Elisabetta Ambrosi su 'Il fatto quotidiano', dell'ottobre scorso, quando tali lettere aperte di protesta, alcune firmate da notissimi accademici ( il card. Bartolucci, il pianista Campanella) giunsero in Accademia. Dunque noi non aggiungiamo neanche una virgola.
Che dall'Ongaro abbia la responsabilità diretta di quella rassegna è perfino ovvio, la materia dei compositori d'oggi la conosce a memoria, perché oggetto privilegiato del suo lavoro  a Radio Tre, dove ha fatto scelte seguendo criteri chiarissimi, in base ai quali decidere chi trasmettere regolarmente e chi mai. C'è da augurarsi che non lo faccia anche in Accademia; e, secondo il nostro modesto parere, non avrebbe dovuto farlo neanche in RAI.
 Se alle elezioni per la successione a Cagli l'avrà vinta su Battistelli, avremo un ragione, alemno  una  per gioirne: dovrà lasciare tutti i suoi incarichi, con la conseguenza che il mercato del lavoro musicale di colpo si allargherà, offrendo a chi aspira ad incarichi di prestigio nuove opportunità, ed a noi la possibilità di respirare finalmente aria nuova.

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