giovedì 6 novembre 2014

De minimis non curat musicus, sia egli professionista o critico. Noterella a margine di un articolo del Corriere della Sera

Un articolo del Corriere di ieri, a firma  Enrico Girardi, ci ha confermato in una nostra vecchia, vecchissima convinzione e cioè che ai critici o ai musicisti di professione, salvo i casi in cui sono toccati in prima persona, non piace intervenire su questioncine di poco peso del nostro mondo musicale, come ad esempio le storie riguardanti la Scala di Lissner-Pereira o le vicende dell'Opera di Roma. Questa croce la buttano, solitamente, sulle spalle dei cronisti, non addentro alle cose musicali e quindi più soggetti a ripetute cantonate, inesattezze e luoghi comuni come quelli, ripetuti fino alla noia in queste ultime settimane, delle strane indennità di cui gli strumentisti delle fondazioni liriche godrebbero ancora.
 Girardi si occupa della 'maxima quaestio' dell'uscita del cofanetto discografico con le Sonate di Beethoven finalmente completate da Pollini, ma poi le dichiarazioni del pianista sull'Opera di Roma e sulle Fondazioni liriche in generale, a lui non interessano neanche per un momento. In questo caso non fa uno sproloquio neanche sulle Sonate di Beethoven,  che in altra occasione e con maggior spazio avrebbe fatto - come se quelle sonate fossero una novità e non fossero già arcinote ai lettori dei giornali, ai frequentatori delle sale da concerto ed, infine, anche agli acquirenti di dischi, ai quali tutti Girardi non avrebbe potuto dire nulla di nuovo che non sia stato già detto e scritto da ben più autorevoli esegeti o commentatori.
 E Girardi non è il solo a pensarla in questa maniera nella classificazione di 'minima' e 'maxima' cui dedicarsi, perché allineato perfettamente con quanto pensa e fa la totalità dei critici musicali italiani, riuniti in associazione 'silente', presieduta da Angelo Foletto da secoli, come prima anche da Duilio Courir, ma che troppo frequentemente fa affari con le grandi istituzioni musicali italiani, con conferenze, presentazioni, scritti nei programmi di sala e nelle pagine 'eventi' di molti giornali, ed anche con il 'Premio Abbiati' che distribuisce buoni  e cattivi voti a questo e quello.
L'ultima volta che ha preso una posizione, la benemerita silente associazione, è stato nella querelle fra Isotta e Lissner,  per l'uscita di scena di Susanna Colombo dalla direzione dell'ufficio stampa del Comunale di Firenze e  nell'allontanamento di Cognata dalla sovrintendenza del Massimo di Palermo, da parte di Giambrone fratello, cioè Francesco, fratello del politico, per andarci lui.  A tal proposito a noi venne all'epoca un cattivo pensiero. Si  sapeva della calorosa accoglienza che il teatro siciliano aveva sempre fatto ai critici; con il commissario gli stessi critici forse temettero che quella accoglienza fosse ridimensionata e perciò intervennero?
Nel silenzio generale di musicisti e critici hanno sciolto negli ultimi anni  quattro orchestre  formate prevalentemente da giovani ( Orchestra giovanile di Santa Cecilia, epoca Berio, Orchestra del Lazio, Orchestra sinfonica di Roma, Orchestra Mozart), ed ora si stava tentando di dare un  duro colpo alle orchestre delle fondazioni liriche con il 'caso Roma'. Che altro e di più grave deve accadere perché si sveglino?

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