Il ministro Franceschini che, a somiglianza di Marino, ogni volta che apre bocca ne approfitta per farci sapere quanto poco capisca del suo dicastero, nei giorni scorsi s'è prodotto in un altro show verbale, dichiarando che i "14 grandi teatri lirici italiani sono troppi. Non possiamo più permetterceli, oltre tutto assorbono il 77% dei finanziamenti statali per la musica, e poi, il sistema odierno premia chi in fondo amministra male, e fa debiti". Per fortuna che poi s'è zittito, chissà quale altra castroneria avrebbe potuto dire.
Non sarebbe difficile smontare una ad una le affermazioni avventate del ministro che dei teatri veramente non sa nulla e perciò si affida a quel sapientone del suo direttore generale, il quale - altro campione di italianità - da tempo va accarezzando il progetto di distruggere tutto quel che c'è di buono e che è stato costruito in anni ed anni di lavoro accurato.
Ci piacerebbe, ad esempio, ci spiegasse il grande grosso direttore generale, perchè mai il San Carlo di Napoli con la sua orchestra e coro debba andare ad eseguire a San Francisco il Requiem di Verdi diretto da Luisotti. Ci dica una sola ragione, oltre quella di essere lui in persona l'artefice di tale viaggio-truffa, e ci metteremo l'anima in pace. Quanto è costato quel viaggio, lo dica al suo ministro, così capisce - se ne è capace - dove si buttano i soldi.
E ci spieghi pure, giacchè ci siamo, come mai per un cosiddetto Festival di Pompei, benedetto dal ministro, ed inaugurato nella vergogna generale e disastro organizzativo, si chiami un'orchestra formata non si sa da chi, mentre invece c'è a due passi quella del San Carlo; e ci spieghi pure chi ha autorizzato i lavori di cementificazione del Teatro grande di Pompei, inaugurato da Muti e poi subito richiuso; e come mai a Pompei i turisti debbano attendere la fine di una riunione sindacale per entrare agli scavi, e, infine, perchè ogni tanto deve mandarci i carabinieri, oltre il generale che è lì in pianta stabile. Spieghi tutte queste cose e si faccia i conti di quanti soldi sono stati e tuttora sono buttati in tanti settori di cui lui si occupa. E lasci perdere i teatri. Perchè se distoglie il suo sguardo da quelli, lasciando che vengano governati da persone competenti forse i guai cominceranno a finire.
Si sta formando in Italia un partito che è della stessa idea del ministro e del grande e grosso direttore generale, sulla riduzione delle fondazioni liriche in Italia. Si è mai chiesto il ministro che cosa producono, in termini economici e non solo, quei teatri, anche per l'immagine dell'Italia nel mondo? Insomma, a seguire il ministro in questa sua idea di devastazione, dovremmo sostenere che nel melodramma, invenzione tutta italiana e pure vanto italiano, non dovremmo più investire.
Si è mai chiesto perchè è stata lasciata mano libera agli amministratori, messi dal Ministrero o dal suo grosso direttore generale, perchè facessero debiti, senza controllo, prima e durante la gestione? E si è mai chiesto perchè ad esempio, i commissari nominati dal ministro e dal direttore generale, il grande e grosso direttore generale, tutte le volte che hanno fatto capolino nei teatri hanno lasciato più guai di quanti ne avevano trovati? il caso di Genova è emblematico.
Da notizie a noi note per vie traverse, fra quelli che dietro le quinte sostengono la mania distruttrice di Franceschini, il ministro con la barba (l'unico suo elemento di distinzione quando incontra i suoi omologhi dei paesi europei che evitano di fargli una pernacchia, anche sul caso dell'Opera di Roma, e solo per ragioni di decenza, essendosi lui, Marino e Fuortes meritati i fischi dell'Europa musicale tutta), sono fra quelli che poi sembrano versare lacrime amare sulla chiusura, una dopo l'altra, di tante orchestre, al punto che l'Italia un primato se l'è guadagnato nel mondo: ha, più di ogni altro paese, capacità di autodistruggere ciò che ha di più bello ed importante. E Franceschini in tutto questo, ci mette del suo.
Nessun commento:
Posta un commento