Nei giorni scorsi s'erano diffuse voci, talune evidentemente false, sulla fuga del grande direttore dalla Capitale. S'era detto che con la nuova gestione del teatro, che doveva risanare i conti, il grande Maestro non avrebbe più trovato i cordoni della borsa sempre allargati ad ogni sua richiesta, perché così si sarebbe rischiato non il semplice (semplice, tanto per dire ) licenziamento degli orchestrali e coristi, ma la chiusura totale, per fallimento, del teatro. E queste voci s'erano fatte insistenti quando, alla prima di Rusalka, costata di allestimento appena 50.000 Euro, erano venute fuori che il costo dell'Aida cancellata, causa 'diserzione' del noto direttore, sarebbe stato di1.500.000 Euro che, uniti forse ad una cifra pari o di poco inferiore al costo delle future 'Nozze di Figaro' avrebbe reso ancor più drammatico il deficit del teatro. Ora con la cancellazione dei due titoli 'mutiani', gli allestimenti fatti in casa (che non è detto siano sempre e comunque peggiori di quelli faraonici come si usano nei nostri teatri abituati a spendere e spandere, anche inutilmente ) e le più miti pretese di orchestra e coro rientrati in teatro, il sovrintendente - quello attuale o chi gli dovesse succedere, come noi speriamo per la figuraccia di Fuortes di fronte al mondo musicale - potrà riprendere la navigazione, sempre che i sindacati non producano nuovi scossoni ( con scioperi od altre azioni dimostrative), con maggiore tranquillità.
Dunque le ristrettezze del bilancio potrebbero aver costretto Muti a tagliare la corda ? Non è detto che sia stata la vera ragione, perché poi il Maestro, al di là degli allestimenti, quel che sa fare bene è far suonare l'orchestra e cantare i cantanti, solisti e coro. E questo lo sanno bene i suoi nemici, perfino quelli che mettono l'accento sul suo cattivo carattere.
E Milano, A Milano era successo qualcosa di analogo, Muti aveva lasciato la capitale del nord, perché non si sentiva più bene in quel teatro, dopo una ventina d'anni di permanenza stabile, e perchè non andava più d'accordo con il 'coniuge' amministrativo della Scala, cioè Fontana. Queste ragioni possono aver influito sulla decisione traumatica anche lì di Muti di abbandonare il teatro, nel quale sarà difficile che egli faccia ritorno, la qual cosa vale anche per Roma. E vale ancora di più, dopo che è divenuta chiarissima la ragione principale del duplice abbandono, dove i problemi con Roma e Milano c'entrano poco.
Muti e famiglia non vogliono più passare lunghi periodi in città nelle quali la qualità della vita non è buona. Da ciò la decisione di ritirarsi, in Italia, a Ravenna, risultata la città in cima alla classifica delle città italiane in cui si vive meglio.
L'avevamo sospettato.
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