Fra un mese e mezzo circa, la legge chiede che i consigli di amministrazione delle fondazioni liriche vengano sciolti, al loro posto nominati i membri dei nuovi cosiddetti 'consigli di indirizzo' -' la più grande riforma dai tempi di Marconi', come è stata definita questa riforma epocale di un settore delle istituzioni culturali italiane - i quali indicheranno al Ministro per i beni e le attività culturali il nome del sovrintendente che il ministro suggellerà con la nomina ministeriale. Per evitare l'ingorgo di fine anno, molte fondazioni si sono già organizzate, hanno cambiato nome ai loro consigli di amministrazione, hanno nominato i nuovi membri secondo i nuovi criteri ( più o meno snelli tali consigli dei precedenti?) i quali a loro volta hanno segnalato al ministro - ed al suo direttore generale, non scordiamocelo mai - il nome del sovrintendente , il ministro gli ha fatto la nomina e buonanotte ai suonatori. In questa situazione sono ad esempio già Firenze, Torino, Palermo ed altri teatri, mentre i rimanenti della lista dei 14 si stanno preparando alla rivoluzione epocale.
Il ministro Franceschini, il primo con la barba dopo anni, ed il solito direttore generale, Nastasi, quello grande e grosso, dai tempi di Urbani al dicastero - chi era costui? - naturalmente controllano e si spartiscono le nomine, già preventivamente filtrate con i loro occhi - con gli occhi di Franceschini e Nastasi - dai solerti membri dei consigli di indirizzo e dai loro presidenti, che sono poi i sindaci delle città che ospitano i teatri. Con la qual cosa si chiude il cerchio che ricongiunge le istituzioni, anche culturali del nostro paese, alla politica.
Che c'entrerà mai la politica con le suddette istituzioni? C'entra moltissimo. Dai buoni rapporti con il potere dipendono l'ammontare dei finanziamenti, seppur soggetti a regole apparentemente ferree; i vari premi congiunti a tali finanziamenti; i finanziamenti extra relativi alla promozione di questo o quel teatro, e,infine, quelli relativi alle tournée ecc...insomma teatri e politica non sono indifferenti. E qui per politica si intende, quando si parla di grosse cifre, esclusivamente il Direttore generale ed il Ministro, contando pressoché nulla le varie commissioni consultive nominate dal ministro ( precisiamo: dal direttore generale che ha sempre le mani in pasta mentre i ministri vanno ad inaugurare musei e monumenti ma si occupano meno della cucina del ministero dove si preparano spesso anche piatti avvelenati) nell'ottica che preferisce persone dal 'sissignore' facile, cioè ubbidientissime. Si vedano i componenti della commissione Musica, da poco rinnovata, per convincersi.
Da questo giro di valzer, l'ennesimo, restano fuori due fondazioni. La Scala, che ormai ha dato mandato, come sovrintendente, a Pereira, ma 'a termine', e cioè fino alla fine del 2015 - poi si vedrà. Nel frattempo, il ministero, d'accordo con Pisapia, se regge all'EXPO, già si prepara alle grandi manovre. Anche per la Scala s'era fatto il nome, nelle more della nomina di Pereira, dopo l'annuncio della partenza anticipata di Lissner, indovinate di chi? di Salvo Nastasi. E, cioè, del 'grande e grosso ' direttore generale, il 'convitato di pietra' della cultura italiana, l'ingombrante 'commendatore' che su tutto vigila ed a cui fanno capo tutte le decisioni - ed è ormai noto che nei suoi lunghi anni di permanenza a via del 'Collegio romano' (sede del Ministero) di cappellate ne abbia prese più d'una. Ma occorre tenerselo, perchè non si riesce a disarcionarlo. I suoi protettori sono troppo forti e non lo mollano, sapendo di quale grande potere egli sia, indirettamente, punto di riferimento. In Italia il solo ministero dà alle Fondazioni liriche un paio di centinaia di milioni di Euro, ogni anno , e con la legge Bray 'salva fondazioni' altri sono lì pronti per essere dispensati alle fondazioni inguaiate, per debiti, ma desiderose - almeno sulla carta e nel segno dei buoni propositi - di sistemare le cose.
Resta fuori anche Santa Cecilia che ha uno statuto a sè al quale ora si aggiunge anche alla riconosciuta autonomia, che prevede che il presidente dell'Accademia, che poi il Ministero nominerà Sovrintendente, venga eletto dai musicisti. Un privilegio difeso a denti stretti da sempre con la scusa che i musicisti sappiano far meglio dei politici e, forti di tale convinzione, non vogliono che nella loro storica confraternita, estranei ci mettano il naso.
Mentre tutti sappiamo quali grandi manovre si stiano preparando e da tempo all'Accademia, esattamente da quando si sa dello scioglimento dell'attuale consiglio di amministrazione, dove sono presenti parecchi 'accademici' ceciliani, che se poi si va a vedere sono gli stessi che siedono nel consiglio di amministrazione della consorella Accademia Filarmonica Romana, sorella minore di quella ceciliana ma con una storia, più recente sì, ma nello stesso tempo altrettanto gloriosa che ora ha come presidente Paolo Baratta. (NON MANCA CHI VEDE ALL'OMBRA DELLA MUSICA QUALCHE ALTRA CONSORTERIA SEGRETA, MA NON TANTO). Vi dice qualcosa Il nome di Baratta? Se no, vi diciamo che è l'attuale presidente della Biennale veneziana, già al secondo o terzo mandato, in scadenza, che però chiede di esser confermato per fare le nomine dei responsabili dei vari settori che saranno in carica per i prossimi anni. Avete capito? Sì, è proprio ciò che state pensando. Baratta è uno di quei boiardi di Stato, anche bravo, che però non molla mai l'osso; di estrazione politica dichiarata di sinistra, molto amato dalla Natalia Aspesi, allo stesso modo in cui ci ha fatto capire di amare Lissner, ma non altrettanto Pereira.
Santa Cecilia, che piange da tempo l'uscita di scena, per ora solo minacciata, di Cagli - e chi l'ha detto che uscirà veramente di scena, passando il testimone ad un giovane aitante che in questi ultimi anni s'è cresciuto, istruendolo in ogni cosa - si prepara alla seconda tornata di elezioni, dalla quale potrebbe uscire il nome del nuovo presidente/sovrintendente, che a santa Cecilia, trattandosi di musicista (ma non è sempre così, come nel caso di... indovinate!) assomma anche la carica di direttore artistico (cosa che andrebbe rivista, perchè troppi gli incarichi per un sol uomo - forse non sarebbe male che il sovrintendente cedesse ad altri la direzione artistica, come già aveva fatto intravedere uno dei candidati delle passate elezioni interne, Giorgio Battistelli - come accade ora, essendo quella direzione artistica affollatissima di segretari artistici e coordinatori e consulenti, tutti ovviamente ben pagati, otre il sovrintendente/direttore artistico ed il direttore musicale).
La seconda tornata è fissata per il 13 dicembre, giorno di Santa Lucia, augurandoci tutti noi che la santa aiuti tanti ciechi, o semplicemente 'presbiti', accademici i quali nella prima tornata del 13 ottobre avevano dato 18 voti a Dall'Ongaro - il 'Commendatore' dell'Accademia, con la benedizione di Cagli, 10 voti a Battistelli e 10 a Cagli, il quale ultimo non si è ritirato dall'agone, nonostante gli annunci strazianti della vigilia e l'assenza di pressioni da parte degli accademici a restare.
Insomma mentre si attende il 13 dicembre traffici inimmaginabili stanno accadendo sotto la sguardo tenero e compassionevole della Santa della musica.
Fin d'ora, prima che si giunga alla fatidica data, ci impegniamo a tracciare un profilo dei candidati, accennando anche alle chances rispettive, ma anche a qualche irregolarità verificatasi al momento dell' ingresso fra gli accademici. Si tratta di cose che gli addetti ai lavori conoscono, seppure non tutti, ma il grande pubblico, che deve capire come vanno queste cose al mondo, non sa e neppure immagina. Le cose, si converrà, non sono così tranquillizzanti, e non vanno poi tanto bene neppure nelle storica 'Congregazione dei musici in Roma, sotto la protezione di Santa Cecilia', come si chiamava dapprincipio la gloriosa Accademia di Santa Cecilia.
Nessun commento:
Posta un commento