Paese che vai costi che trovi. l'Europa esiste da tempo, ma ogni paese decide per suo conto sui costi della cultura e del bello. Decide prezzi ed agevolazioni per musei mostre teatri ed altro.
Non sono molti i paesi, fra quelli più civili che assegnano alla cultura un compito educativo molto importante, che la cultura ai propri cittadini la danno praticamente gratis per aiutare tutti a crescere per educare le loro sensibilità, per far loro gustare il bello.
Varsavia e la Polonia sono in cima alla classifica. In quella capitale si può spendere una cifra irrisoria per vedere quasi tutto: musei, teatri e concerti compresi. Londra, poi, che dà libero accesso ai musei più importanti, fa pagare cari opere e concerti; e lo stesso dicasi per Amsterdam che fa pagare biglietti di ingresso anche ai musei; ma su tutti svetta, per l'alto costo dei biglietti, il Vaticano. Bell'esempio!
Poi c'è Barcellona che non scherza, citandosi nella ricerca il costo per una coppia che vuole assistere ad una recita nello storico Liceu: 200 Euro. E non scherzano neanche Vienna e Berlino. Insomma la cultura, già finanziata con denaro pubblico dappertutto, costa molto e viene pagata, attraverso il costo del biglietto, per una seconda volta dai cittadini.
La ricerca, che prosegue con le solite lagnanze sull'ingiustizia di tutto ciò, è stata diffusa ai primi di settembre, tanto che il 14 settembre, La Stampa di Torino ne dava ampia notizia, sottolineando anche il fatto che queste disparità resistono nonostante che negli ultimi anni, causa crisi, i costi per il pubblico o spettatore siano enormemente diminuiti. In Italia, si legge, per Roma soprattutto, addirittura del 35 %, che a noi non risulta, vivendo a Roma e guardando spesso, abbastanza sorpresi, il costo della cultura tuttora alto, al punto che abbiamo spesso detto che se avessimo dovuto pagare di tasca nostra i biglietti per concerti ed opere forse ne avremmo dovuto disertare un buon 75% , a causa delle nostre possibilità economiche.
Da tempo andiamo dicendo che i costi dei biglietti dovrebbero esser ridotti per permettere a più gente di frequentare concerti ed opere, ma non ci sembra che tale consiglio sia stato preso in seria considerazione da chicchessia.
Oggi, poi, ed è qui che volevamo arrivare - 8 novembre - il femminile di Repubblica, 'D', pubblica sinteticamente i dati di quella ricerca che, comunque, andrebbe vista nella sua interezza. Oggi, due mesi dopo che La Stampa di Torino ne ha scritto più ampiamente. Ottimo tempismo. Non basta, l'autore dell'articolo, Simone Cosimi, evidentemente del tutto avulso dall'argomento di cui sommariamente scrive, annota, a proposito di Roma, per dire quanto sia a buon mercato la cultura nella Capitale italiana, per per ascoltare le Quattro stagioni vivaldiane(?), nella Chiesa anglicana di Ognissanti, bastano appena 25 Euro appena: ma è matto? sono carissime, Chissà quale ensemble di terza o quarta categoria le esegue. Tanto vale andare a Santa Cecilia o all'Opera dove i biglietti, i meno cari, costano 17-18 Euro. Saranno pure gli ultimi posti, ma quelli che vi suonano, a differenza di ciò che solitamente ospita la Chiesa anglicana, non sono certo gli ultimi. Capito Simone?
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