domenica 23 novembre 2014

Lang Lang come Pogorelich. Con qualche eccezione

Cominciamo dalle eccezioni. Pogorelich era di una bellezza irresistibile,  faccia da angelo/demonio, fisico atletico, indossatore perfetto - che ha sfruttato, agli inizi della sua carriera (anche per Missoni). La mancata vittoria al Concorso Chopin alimentò la leggenda attorno alla sua figura. Leggenda che, stranamente, non si era attivata quando, due anni prima, aveva vinto il Casagrande di Terni, facendo dire al giurato Giorgio Vidusso, che prima di lui non aveva mai visto mani così prodigiose. Cachet stellari, scostante( per timidezza?) antipatia da vendere.
 Lang Lang non ha certo il fisico di Pogorelich nè mai potrà averlo;  per lui gli stilisti (ora Armani) - che ora faranno a gara per accaparrarsi un testimone  planetario - devono studiare come non far apparire 'infagottato' il suo fisico, come hanno già fatto con quel 'doppio petto' che, abbottonato, copre quel suo corpo tozzo e squadrato. Per i cachet, stellari anche quelli di Lang - le cose in fatto di soldi - vanno sempre alla stessa maniera di un tempo; ma lui, a differenza di Pogorelich è un mostro di simpatia, non sappiamo se autentica o costruita.
 Mani bellissime, ed anche curate - come ha mostrato la tv nel recente concerto a Roma - le ha anche Lang Lang; ma lui non ha vinto nessun concorso che si rispetti e neanche  ha preso parte ad alcuno di una qualche importanza,  ricordandosi il suo esordio per una sostituzione in un festival ( Ravinia) in America. E non è il primo caso, nel mondo della musica.
 Ambedue hanno  anche una tecnica prodigiosa, forse Lang Lang, a prima vista, anche superiore a quella di Pogorelich; ambedue l'hanno sfruttata oltre che per rendere i propri servizi alla causa della musica, per stravolgere la tradizionale lettura di tanto repertorio classico, attirandosi, anche per questo, un'aggiunta di attenzione. Mozart dell'uno e dell'altro  ne è  un esempio; e per Lang Lang  l'esecuzione del movimento conclusivo di una sonata mozartiana 'alla turca', come la si è ascoltata a Roma, grida vendetta.
 Pogorelich stupiva, dividendo o accomunando pubblico di ogni età e formazione, andando controcorrente, spiazzando tutti con dichiarazioni o atteggiamenti; Lang Lang  stupisce assecondando l'opinione mondiale, secondo quanto gli detta chi cura  la sua immagine. Lang Lang è insomma l'ovvietà, la sicurezza laddove Pogorelich incarnava la contraddizione, la provocazione, il dubbio.
 Poi le vite di ambedue sembrano aver preso  strade diverse. Pogorelich dopo la mai completamente compresa unione con la sua maestra, molto più grande lui, e la morte della stessa,  ha compiuto  una profonda riflessione su se stesso e sul senso della vita, oltre che sul ruolo del musicista,  impegnandosi da tempo in  operazioni umanitarie e formative di grande pregio.
Lang Lang gira il mondo controllato a vista da esperti di marketing e dai suoi genitori, nonostante i suoi attuali trent'anni; della sua vita sentimentale, per quel che ne sappiamo noi che non ce ne interessiamo, nulla sembra essere trapelato; anch'egli ha una sua fondazione - tale e quale Pogorelich -  attraverso la quale recare aiuto in ogni senso ai giovani musicisti; si sta impegnando - o viene fatto impegnare (?) - in azioni  di rappresentanza da organismi  internazionali ecc...  una carriera quasi fotocopia di quella di Pogorelich.
Per buona parte, due vite parallele, di una delle quali non conosciamo ancora l'esito finale, e neppure, se possibile, il congiungimento con l'altra. Che, invece,  noi siamo qui ad augurarcelo per Lang Lang. E cioè che, passata l'euforia della giovinezza, anch'egli, come Pogorelich, smetta i panni dell'inutile  funambolo della tastiera, per vestire quelli del musicista.

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