venerdì 28 novembre 2014

Dio c'è: i giornali non pubblicano le pagine 'Eventi' ( a pagamento) sulla 'grande opera' di Roma

Immaginiamo due scenari possibili,  ambedue ci confermano nell'idea che alla fine esiste un limite  per l'indecenza. Dunque Dio c'è.
Primo scenario. Il  Teatro dell'Opera di Roma Capitale, per la sua 'grande opera', domanda ai giornali di riservargli due pagine per la solita inserzione - a pagamento - che anticipi ed illustri la stagione, la nuova stagione che ieri ha preso l'avvio con la Rusalka di Dvorak; e i giornali rispondono che questa volta devono, malvolentieri, fare a meno dei soldi del Teatro dell'Opera perchè quelle due pagine sarebbero più vergognose della vergognosa situazione nella quale il Teatro si dibatte  da molti mesi in qua. Insomma i giornali, ben sapendo che quelle pagine, sotto comando dei soldi, servono a magnificare l'istituzione che le prenota - a pagamento - hanno fatto sapere all'Opera di Roma che non avrebbero trovato parole per passare sopra le disavventure del teatro, facendo finta di niente, e lodandone il nuovo corso di rilancio nazionale ed internazionale, come va dicendo quell'altro poveretto di Marino.
Secondo scenario. Il Teatro dell'Opera di Roma Capitale, vista la vergogna che si è abbattuta sul teatro, anche per colpa dei dirigenti medesimi, e il primo colpevole della vergognosa situazione è il sovrintendente ( alle prime armi nella conduzione di un grande teatro con personale fisso , cosa molto diversa dal 'condominio' di 'Musica per Roma' che non ha personale artistico fisso proprio!), che non ha immediatamente, dal primo momento, cercato ed avviato un colloquio con gli scioperanti, specie i più facinorosi ed irriducibili, ha pensato bene di non prenotare - a pagamento -  sui giornali quelle famigerate pagine sulle quali da anni leggiamo delle autentiche barzellette. E di barzellette, ne abbiamo lette in quantità eccessiva, negli anni passati, anche sul Teatro dell'Opera di Roma Capitale, mentre affondava.
 Adesso la dirigenza del teatro, cogliendo a volo la giustificazione della mancanza di pecunia, ha approfittato per non chiedere ai giornali di compiere l'ennesimo sfregio alla decenza. e , per questo, solo per questo, ci siamo confermati nell'idea che Dio c'è.
 Abbiamo sottolineato che quelle pagine che appaiono regolarmente su Repubblica, Corriere e  Sole 24 Ore (la domenica) sono pagine che le istituzioni, non solo musicali,  in particolari occasioni, pagano, rivelandosi nel complesso una bella entrata pubblicitaria per i giornali. I quali contraccambiano tanta sensibilità fregandosene di riparlare delle istituzioni medesime.

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