martedì 25 novembre 2014

Sempre sull'Opera di Roma e sui licenziamenti ritirati, finalmente.Esiste chi la dà a bere perchè esiste chi la beve

 Non l'amaro calice - come chiedeva il birbante avventore all'ignaro oste - ma le affermazioni avventate, quelle senza fondamento, quelle notoriamente false, buttate lì per disorientare ecc...
 Ieri  è stato messo un punto fermo nella tormentata vicenda dei licenziamenti all'Opera di Roma di orchestra e coro: il CDA avrebbe dato mandato al sovrintendente di sottoporre  i punti dell'accordo ai dipendenti, vincolando il ritiro dei licenziamenti all'accettazione generale di quei punti( perdita di  ancronistici privilegi economici, aumento della produzione. si dirà un capestro.; sì, ma necessario)
Oggi la risposta, che si presume positiva, per non mandare a carte quarantotto il teatro. E  proprio oggi i giornali tornano a rivangare l'intera avventura dei licenziamenti, i quali alla fine avrebbero costretto anche le sigle sindacali più recalcitranti a scender a patti per non creare nuovi più gravi e definitivi disastri.
 Alcuni giornali sottolineano che l'accordo raggiunto è più penalizzante di quello prospettato, prima dei licenziamenti, dal sovrintendente, sulla base della cosiddetta legge Bray, che permetteva l'accesso al fondo straordinario, a  certe condizioni, allo scopo di risanare il bilancio in rosso del teatro. E facevano capire ai sindacati che la prossima volta  sarà meglio riflettere prima per non andare incontro al peggio. Inutile insistere, a questo punto, anzi infierire, forse per aizzare.
 Perchè è vero che  i sindacati hanno tirato troppo la corda pensando che l'andazzo di un tempo potesse valere anche oggi. Non è più così, ed anche i teatri - come del resto innumerevoli altri settori che si ritengono intangibili dalla crisi, a spesse della comunità - devono capirlo. tutti devono capirlo, senza eccezione.
 Ed è anche vero che forse - diciamo: forse - la minaccia senza precedenti del licenziamento in massa, ha portato all'accordo che oggi si spera venga sottoscritto definitivamente dalle parti.
 Ciò che, invece, non riusciamo a capire, mentre vediamo che la maggior parte dei commentatori vi insiste, è  proporre la ricetta dell'esternalizzazione di orchestra e coro come l'eldorado delle fondazioni liriche e forse anche delle grandi istituzioni musicali. In questo equivoco cade anche Oscar Giannino che dice essersi persa una occasione preziosa per modernizzare il sistema dei teatri in Italia.
 Con tutto il rispetto per Oscar Giannino, dobbiamo credere che  di teatri ne sappia quanto ne sa di economia, e che ne sappia addirittura più dei Berliner - il cui rappresentante ha stigmatizzato come 'folle' il progetto dell'Opera di Roma - che egli cita a dimostrazione della sua tesi,  dimenticando che   anche  i Berliner  hanno dato del matto a Fuortes? Come hanno fatto i tre Teatri di Berlino, coralmente  e all'unisono, ed anche il sovrintendente dell'Opera di Vienna? E non sono gli unici? Tutti questi esponenti del mondo teatrale europeo avrebbero protestato contro il cosiddetto 'modello Roma' per timore di perdere privilegi, rendite di posizione, e non perchè avendo diretta esperienza  della vita di un teatro sanno che l'esternalizzazione è una vera pazzia? E perchè, temono, che in Italia sarebbe soltanto l'anticamera dello sfacelo generale, che qualcuno - che non è certamente Giannino -  persegue da tempo?
 Gli esempi citati da chi la da a bere, assunti ciecamente da chi la beve senza pensarci, sono improponibili ed imparagonabili. Ci riferiamo ad un  teatro viennese ( an der Wien) ad uno parigino ( Champs-Elysées) ed all'Opera olandese. Se  si vede la loro programmazione, sui rispettivi siti,  si capirà in quale maniera e per quale ragione di volta in volta si avvalgono di orchestre esterne ed in che misura. Ma è inutile ritornarci sopra. il sovrintendente dell'Opera di Vienna lo abbiamo capito vale molto meno del cronista di un qualunque giornale, insomma è più fesso del più fesso cronista.Inutile far tesoro del suo parere.
Infine la questione sovrintendenza, in scadenza come il CDA il 31 dicembre. Sovrintendente - gli hanno chiesto - resterà?
 Risposta: dovranno essere rinnovati gli organi di governo del teatro ( il prossimo Consiglio di Indirizzo da nominare ex novo sarà composto da cinque contro gli otto membri attuali, dovrà segnalare un nome al ministro e questi lo nominerà, con poteri e responsabilità maggiori di quelli di oggi. Fuortes: non è prevista l'autocandidatura. Ma perchè lui si autocandiderebbe, nonostante la figuraccia che ha fatto di fronte a tutti, fuorchè a Marino, Franceschini, Marinelli e Nastasi?

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