Inutile attendersi folle oceaniche, ma rappresentanti di quasi tutte le fondazioni liriche con relativi striscioni sì, questa mattina a Roma c'erano. E c'erano anche in buon numero rappresentanti sindacali, qualche parlamentare ( Vincenzo Vita) e qualche sovrintendente ( Franceso Ernani, cacciato a malo modo da Roma per insediarvi De Martino artefice primo del disastro poi condotto bellamente a termine da Fuortes). E, infine, il segretario generale della Federazione internazionale dei musicisti,
attori ed artisti di cinema e audiovisivi, venuto personalmente a portare la sua solidarietà ai musicisti dell'Opera di Roma, ai quali "si vuole far pagare, nonostante che i loro compensi siano un buon 20% al di sotto di ciò che mediamente si guadagna in Europa, il malgoverno del teatro della capitale; mettendo in atto un progetto FOLLE - ha detto proprio così. E' impensabile che un teatro con attività regolare possa avvalersi di orchestra e coro esternalizzati. Non accade in nessun altro posto in Europa - come ha sottolineato anche la associazione dei sovrintendenti dei teatri d'Europa.
Oggi, a pensarla diversamente sono rimasti solo Fuortes, l'assessore Marinelli, oltre naturalmente a Marino, Franceschini ( per il quale 14 teatri in Italia sono troppi - in Europa si sono oltre 400 teatri, in Italia il 3% circa del totale - secondo una ricerca della Bocconi - e per il ministro anche questi 14 sono troppi), e naturalmente l'onnipresente ed onnipotente Nastasi, il quale esprime anche il gradimento su questo o quel sovrintendente e può anche capitare che uno non gli sia simpatico e perciò ne chieda la testa. Ora ciò che pensiamo di Nastasi non possiamo esprimerlo come vorremmo, correremmo il sicuro rischio di una querela. Ma che un direttore generale siccome protetto, anzi superprotetto, debba fare il buono e cattivo tempo in Italia, al punto da prefiggersi di voler smantellare il sistema musicale, e ciò che sta accadendo a Roma sotto la sua abile regia, è la prova generale , questo è troppo anche per il 'grande, grosso e...'- bocca mia statti zitta! - direttore generale, che vuole tutti precari, ad eccezione della sua mogliettina che ha messo in pianta stabile a Napoli, al San Carlo, in un museo del teatro che forse ha creato per questo. Non si creda che non possano essere andate così le cose, in Italia avviene anche di molto peggio. Sull'argomento il grande, grosso e... direttore generale non risponde alle reiterate accuse.
No, abbiamo dimenticato un fiancheggiatore convinto del 'sistema Fuortes': il giornalista del Corriere che pure oggi torna a pontificare: hanno dato la solidarietà ai musicisti del teatro della capitale solo coloro che non hanno mai lavorato a Roma, come è capitato a lui, Cappelli, anche nel periodo di De Martino, quando tutto filava liscio! e che perciò non sanno cosa voglia dire lavorare con i sindacati con il fucile spianato pronti a sparare.
Per fortuna che in Italia oltre Fuortes, a suo dire, c'è ancora qualche altro sovrintendete in gamba, come quello di Firenze, Bianchi, economista come Fuortes, e il non economista Chiarot a Venezia. Gli altri sono tutti espressione della politica e perciò incapaci.
Cappelli approfitta per dirci che Muti farà comunque 'Ernani' a Salisburgo, ma lo farà con la sua Cherubini. Povera Orchestra dell' Opera!
Dal palco qualcuno ha anche messo i puntini sulle i delle dichiarazioni che si fanno, senza verificare, questi giorni. Si parla, hanno detto, di 'costi fissi', parlando di noi. Ma come si può parlare dei musicisti, che sono il cardine della produzione, in termini di costi fissi? Forse ai costi fissi appartengono tutti gli amministrativi e gli altri che riempiono gli uffici e che a Roma sono ben oltre le 300 unità, comprendendovi naturalmente anche i tecnici. Parlano mai di costi fissi parlando della biglietteria o di altri servizi strettamente connessi alla produzione? No, dei musicisti sì.
E teniamo anche presente che sul bilancio dell'Opera il costo dei musicisti è di appena il 20%, del bilancio. E, infine , hanno fatto notare che il deficit di quasi 4 milioni che ora si vorrebbe far pagare ai soli musicisti non riguarda il deficit pregresso ma quello del bilancio preventivo del 2015. Ma chi ha fatto tale bilancio preventivo, se non Fuortes? Dunque il buco era da prevedere, nonostante le capacità dell'economista. perché se è vero che gli scioperi di Caracalla hanno prodotto qualche ammanco, il ricavato degli sponsor era solo previsto anzi ipotetico, sulla base di quale elemento concreto non si sa, né l'economista Fuortes l'ha mai detto, facendo nomi e cognomi di sponsor che si sarebbero tirati indietro.
Dunque del buco che ora si vuol colmare facendo pagare il conto ai soli musicisti, il colpevole, l'unico colpevole e responsabile è Fuortes. Ecco perchè quando i sindacati - che naturalmente hanno i loro torti marci, inutile negarlo - chiedono di vedere nel dettaglio il piano industriale di Fuortes, non hanno affatto torto.
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