Un amico di lunga data del maestro Muti, Paolo Isotta, recensendo ieri la Rusalka che ha inaugurato la stagione dell'Opera di Roma - naturalmente ottima per effetto delle scelte del massimo direttore artistico al mondo, Alessio Vlad - accenna alla crisi appena conclusa ed ai dissidi apparentemente ricomposti fra personale artistico e dirigenza dell'Opera di Roma; ma trova lo spazio, allo stesso tempo, e in poche e scandite righe di dire che Muti non tornerà all'Opera. La ragione - detta da Isotta che di Muti può essere considerato l'esegeta ufficiale - è che nessuno di quelli che avrebbero dovuto invitarlo a tornare, pregandolo in tutti i modi, l'ha fatto. L'affermazione è abbastanza grave ed ha il senso di una accusa aperta di Muti, sebbene fatta per interposta persona.
Avrebbero dovuto pregare Muti perchè ritornasse sicuramente Fuortes, che non l'ha fatto; Marino che non l'ha fatto, Franceschini, che non l'ha fatto, e forse anche l'orchestra che non l'ha fatto.
Sì, a parole l'hanno fatto taluni, ma senza crederci e senza esserne convinti, sperando in fondo che non torni, e che anzi sparisca nelle nebbie del giro internazionale che, come era naturale, si potrebbe contendere Muti anche a suon di milioni di Euro, come sicuramente sta facendo.
Sul programma di sala della Rusalka, ci diceva un nostro amico, il suo nome è in testa alla fondazione del teatro con il titolo onorifico , a questo punto anche ironico - di 'direttore onorario a vita'.
Il rapporto fra Muti e l'Opera di Roma, sembra uno di quei casi di innamorati che si regalano le mezze lune per significare quale rapporto si augurano fra loro: metà a lui e metà all'altra, sulle quali c'è scritto 'Uniti ma divisi'; da leggersi, nel caso di Muti: egli resta sempre direttore a vita, seppure onorario, ma meglio se sta alla larga dal teatro dell'Opera. Il quale alla serata inaugurale sì è beccato uno schiaffo istituzionale, a causa dell'assenza delle autorità cittadine e nazionali dal teatro.
Tornando da un viaggio, questa mattina, ascoltavamo in macchina Radio tre. Si parlava della evoluzione della lingua italiana, e si citava Machiavelli ed il suo 'Principe'. Di una cosa scritta dal grande fiorentino vogliamo porgere notizia al presidente del Consiglio, Renzi, suo incolpevole concittadino. Diceva Machiavelli che il 'cervello' del principe si misura dalla scelta dei suoi ministri. Non serve commento.
Come non serve neppure commentare l'episodio di quel mascalzone di Di Stefano, deputato PD, che avrebbe intascato una bella stecca di quasi due milioni di Euro, ma, più grave ancora, avrebbe 'comprato' la laurea presso una università telematica (tutti gli esami di quattro anni in una sola sessione!),il cui rettore era stato compensato 'del disturbo' con una consulenza. Fra lui e il 'trota' nazionale che differenza c'è?
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