I toni aspri con i quali Riccardo Muti ha prima corretto alcune affermazioni dell'amico - ancora? - giornalista Bruno Vespa, contenute nel suo ultimo libro; e successivamente replicato seccatissimo alle precisazioni del giornalista, fanno pensare non ad una semplice volontà di precisare date, persone e fatti, ma a qualcosa di più grave, che deve aver ferito il direttore, tanto da indurlo ad assumere toni durissimi. Vespa tutte le volte che cita Muti lo chiama il maestro o il direttore, Muti quando cita quello che oggi è senz'altro ex amico, lo apostrofa così : 'Vespa' o 'il Vespa'. E precisa che lui non ha mai avuto agenti, che la sua carriera se l'è fatta da solo, senza agenzie alle spalle, che al Costanzi ha diretto più titoli di quelli che ricorda 'il Vespa' e che lui non ha mai detto che al Costanzi non ci avrebbe mai messo piede per antiche ruggini ed altro; mentre , invece, 'il Vespa' riferisce di avergli sentito dire con le sue orecchie proprio quelle cose. Insomma di tutto quello che Vespa narra di Muti all'Opera di Roma, a Muti non va giù niente. Capito? Allora c'è dell'altro. Cosa? Non è facile capirlo ed è quasi impossibile indovinarlo. Anche perchè Muti, da quando è andato via, salvo quella lettera diplomatica inviata al sovrintendente non s'è fatto mai più vivo sull'argomento Costanzi, e Vespa non crediamo abbia detto o scritto qualcosa, se non che la sovrintendenza, all'epoca della sua vicepresidenza, aveva tenuto nascoste a lui ed al consiglio di amministrazione alcune criticità, che in lingua corrente si chiamano: buchi di bilancio. C'entra qualcosa con Muti? Non che li abbia creati lui questi buchi, per carità, ma che potrebbe aver egli, indirettamente, contribuito ad allargare, per finanziare i suoi progetti?
Vespa, ieri sera, ospite da Lilli Gruber , ha parlato della querelle, nella quale s'è inserito con il carico da 12, anche l'architetto di 'Nuvola' presente, Fuksas, il quale ha detto, con chiaro riferimento a Muti, il cui capitolo del libro di Vespa aveva letto, che nella storia si ricordano molte personalità di genio, come Picasso, che erano pessime persone. Se Muti l'ha sentito deve essere andato su tutte le furie; aumentate, se possibile, quando Vespa ha detto che è assai dispiaciuto del fatto che il maestro dimentichi, o abbia dimenticato cose vere, a suo dire, che egli ha scritto di lui nel suo libro, riguardanti la sua venuta a Roma, non certo per ascriversi il merito, perchè la decisione è di Muti e solo sua, non c'entra la moglie Cristina, come sostiene Vespa, intervenuta per spingere l'indeciso marito - ma semplicemente per addurla a testimonianza della sua stima per il direttore, l'unico in grado di risollevare le sorti del teatro dell'Opera di Roma.
Vespa poi ha sfidato chiunque a portargli un caso, un caso solo, di persona che è stata sua amica e che poi lui ha abbandonato, 'in angustiis'. Sfido chiunque, ha detto, a farmi un nome. Io non sono un voltagabbana.
Muti comunque nel suo nuovo intervento su' Il messaggero' ha scritto (dettato): basta con questa vuota, inutile e perfino comica contesa...
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