martedì 4 novembre 2014

Ora basta licenziare Fuortes per risolvere il problema dei 180 musicisti dell'Opera di Roma

Perchè dobbiamo salvargli la faccia? Chi ha sbagliato di grosso, pensando di fare il grande manager che alla fine vince, è stato lui, Carlo Fuortes. Ora che tutti glielo hanno fatto capire apertamente, non deve restare un minuto in più all'Opera. La sua permanenza oggi è dannosa, è di ostacolo ad una trattativa che  si vuole avviare per evitare il disastro della cosiddetta 'esternalizzazione'. Dopo che i sindacati, tutte le sigle presenti in teatro, hanno fatto una proposta più che ragionevole al teatro, per ritirare i licenziamenti e venire ad un accordo convincente, l'unica cosa da fare è mandare a casa Fuortes ed affidare la trattativa ad un nuovo sovrintendente. Non si può mandare tutto all'aria solo perchè non si vuol far fare la figura di merda a Fuortes. Lui ha sbagliato e deve pagare. I sindacati pure hanno sbagliato ed infatti la proposta che è stata loro richiesta è di fatto un 'mea culpa' pubblico, giacché tale proposta parte proprio da un patto di moratoria sugli scioperi per i prossimi due anni, che vuol dire tanto.
 Ieri, a dare nuovamente man forte ai licenziati è stato  Daniel Barenboim, definendo i licenziamenti 'inammissibili' ed aggiungendo che si  è trattati di 'decisioni catastrofiche che dimostrano la mancanza di cultura di chi le prende'.e, pur ammettendo che ci sono stati  errori d anche 'abusi' dei musicisti, ribadisce che 'quando ci sono difficoltà, chi ha potere ha la responsabilità di aprire un dialogo'. che altro deve dire Barenboim. Manca solo che dica: Fuortes a casa, esattamente come lo stiamo dicendo noi, mentre lui non può.
Nelle trattative ed incontri delle passate settimane, in occasione delle quali Fuortes non si era mai fatto vedere, avendo mandato a trattare il capo del personale del teatro, Stefano Bottaro, dal teatro e dal consiglio di amministrazione - anch'esso in grande imbarazzo anche se non lo ha dichiarato apertamente, ad eccezione della Marchini - si era detto ai sindacati che chiedevano di ritirare i licenziamenti, di presentare un piano per rientrare  della somma di 4 milioni circa di Euro, che l'esternalizzazione avrebbe fatto risparmiare al teatro e fatto chiudere il bilancio in pareggio. Ora i sindacati tale piano l'hanno presentato: due anni di moratoria sugli scioperi, e discussione sull'aumento della produttività, sull'ottimizzazione delle risorse, abbattimento dei costi... insomma la ricerca di un accordo sul piano industriale ' di rientro chiesto dalla legge Bray.
 Di fronte a questa che sembra una resa di ragionevolezza - bisogna ammetterlo - l'Opera di Roma non può continuare nella linea dura, e solo per salvare la faccia di Fuortes che ha  fallito la sua missione.
 Forse finalmente l'ha capito anche Marino che in questi ultimi giorni non si è mai schierato al fianco del suo sovrintendente.
I giornali, invece,  non l'hanno  capito. Non tutti. Ieri solo Repubblica dava ampia notizia della proposta dei sindacati e del durissimo giudizio di Barenboim. Il Corriere aveva altro da pensare, e il Messaggero, da sempre al fianco di Fuortes - esattamente come per anni è stato al fianco di De Martino,  l'artefice primo di tale disastro - ha relegato la notizi, quattro righe appena, a fondo pagina, non citando ovviamente l'intervento di Barenboim, come del resto  aveva fatto qualche giorno fa censurando dell'intervista al direttore, proprio il passaggio in cui accusava i vertici del teatro di incapacità e di decisione folle.

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