Perchè dobbiamo salvargli la faccia? Chi ha sbagliato di grosso, pensando di fare il grande manager che alla fine vince, è stato lui, Carlo Fuortes. Ora che tutti glielo hanno fatto capire apertamente, non deve restare un minuto in più all'Opera. La sua permanenza oggi è dannosa, è di ostacolo ad una trattativa che si vuole avviare per evitare il disastro della cosiddetta 'esternalizzazione'. Dopo che i sindacati, tutte le sigle presenti in teatro, hanno fatto una proposta più che ragionevole al teatro, per ritirare i licenziamenti e venire ad un accordo convincente, l'unica cosa da fare è mandare a casa Fuortes ed affidare la trattativa ad un nuovo sovrintendente. Non si può mandare tutto all'aria solo perchè non si vuol far fare la figura di merda a Fuortes. Lui ha sbagliato e deve pagare. I sindacati pure hanno sbagliato ed infatti la proposta che è stata loro richiesta è di fatto un 'mea culpa' pubblico, giacché tale proposta parte proprio da un patto di moratoria sugli scioperi per i prossimi due anni, che vuol dire tanto.
Ieri, a dare nuovamente man forte ai licenziati è stato Daniel Barenboim, definendo i licenziamenti 'inammissibili' ed aggiungendo che si è trattati di 'decisioni catastrofiche che dimostrano la mancanza di cultura di chi le prende'.e, pur ammettendo che ci sono stati errori d anche 'abusi' dei musicisti, ribadisce che 'quando ci sono difficoltà, chi ha potere ha la responsabilità di aprire un dialogo'. che altro deve dire Barenboim. Manca solo che dica: Fuortes a casa, esattamente come lo stiamo dicendo noi, mentre lui non può.
Nelle trattative ed incontri delle passate settimane, in occasione delle quali Fuortes non si era mai fatto vedere, avendo mandato a trattare il capo del personale del teatro, Stefano Bottaro, dal teatro e dal consiglio di amministrazione - anch'esso in grande imbarazzo anche se non lo ha dichiarato apertamente, ad eccezione della Marchini - si era detto ai sindacati che chiedevano di ritirare i licenziamenti, di presentare un piano per rientrare della somma di 4 milioni circa di Euro, che l'esternalizzazione avrebbe fatto risparmiare al teatro e fatto chiudere il bilancio in pareggio. Ora i sindacati tale piano l'hanno presentato: due anni di moratoria sugli scioperi, e discussione sull'aumento della produttività, sull'ottimizzazione delle risorse, abbattimento dei costi... insomma la ricerca di un accordo sul piano industriale ' di rientro chiesto dalla legge Bray.
Di fronte a questa che sembra una resa di ragionevolezza - bisogna ammetterlo - l'Opera di Roma non può continuare nella linea dura, e solo per salvare la faccia di Fuortes che ha fallito la sua missione.
Forse finalmente l'ha capito anche Marino che in questi ultimi giorni non si è mai schierato al fianco del suo sovrintendente.
I giornali, invece, non l'hanno capito. Non tutti. Ieri solo Repubblica dava ampia notizia della proposta dei sindacati e del durissimo giudizio di Barenboim. Il Corriere aveva altro da pensare, e il Messaggero, da sempre al fianco di Fuortes - esattamente come per anni è stato al fianco di De Martino, l'artefice primo di tale disastro - ha relegato la notizi, quattro righe appena, a fondo pagina, non citando ovviamente l'intervento di Barenboim, come del resto aveva fatto qualche giorno fa censurando dell'intervista al direttore, proprio il passaggio in cui accusava i vertici del teatro di incapacità e di decisione folle.
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