Mancano ancora due giudizi in Cassazione per chiudere definitivamente la storia giudiziaria sulla Strage del 2 agosto 1980, la più grave del dopoguerra, ma con la conferma dell'ergastolo in appello a Paolo Bellini, arrivata meno di un mese fa, l'8 luglio, i nuovi processi sull'attentato hanno delineato il contesto e fatto nuova luce, a decenni di distanza, sui responsabili di quell'attentato.
Confermando la matrice neofascista e allargando lo sguardo.
La verità processuale ha ora molti più punti fermi rispetto a qualche anno fa. Gli autori sono i terroristi dei Nar, Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini, condannati in via definitiva da anni: gli 'sposini neri' dal 1995, Ciavardini dal 2007.
A loro si è aggiunto un altro Nar, Gilberto Cavallini, che avrebbe quanto meno fornito supporto logistico e poi Paolo Bellini, l'ex Primula nera di Avanguardia Nazionale, il ladro di opere d'arte e killer di 'Ndrangheta. Secondo le indagini Bellini era il quinto uomo, presente in stazione. Cavallini e Bellini sono stati condannati in secondo grado, in due diversi filoni: il primo ha già fatto ricorso alla Cassazione, il secondo per farlo attenderà le motivazioni dell'ultima sentenza.
Tutti e cinque si sono sempre detti innocenti.
L'importanza del processo Bellini sta anche nella valutazione della complicità di altri esponenti della galassia della destra eversiva e nell'aver sancito che l'ideazione sarebbe stata della P2 con l'aiuto dei servizi deviati. Ma i protagonisti del 'secondo livello' sono tutti morti e non è stato possibile giudicarli: Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D'Amato e Mario Tedeschi, ritenuti mandanti, finanziatori e organizzatori. La sentenza della Corte di assise parla di "un progetto politico e criminale di ampia portata radicato ai vertici della loggia massonica P2 e sostenuto dalla complicità, dai silenzi, dalle omissioni di chi aveva la possibilità di sapere e impedire ma non lo fece perché era di fatto al servizio di chi sostenne, finanziò e promosse la strage".
Un capitolo a parte riguarda i depistaggi. La Cassazione, già nel novembre del 1995, ha confermato le condanne per Gelli (10 anni), Francesco Pazienza (10 anni) e per gli ex ufficiali del Sismi Pietro Musumeci (8 anni e 5 mesi) e Giuseppe Belmonte (7 anni e 11 mesi). Insieme a Bellini a luglio sono stati condannati in secondo grado l'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, per depistaggio, e Domenico Catracchia, ex amministratore di condomini in via Gradoli, a Roma, per false informazioni al pm al fine di sviare le indagini.
Nomi e responsabilità sono ormai stati messi in fila, pur ad anni di distanza. E' anche per questo che i familiari delle vittime, nel manifesto per il 44/o anniversario, hanno scritto: "Conosciamo la verità e abbiamo le prove".
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