«Kursk è una delle prime parole che ho scritto e pronunciato come corrispondente della Bbc».
Steve Rosenberg, corrispondente da Mosca per l'emittente britannica dal 2003, racconta che la regione russa al centro dell'offensiva di Kiev iniziata il 6 agosto era oggetto delle sue cronache già 24 anni fa: «All'epoca raccontavo dell'affondamento del sottomarino K-141 Kursk nelle gelide acque del mare di Barents (avvenuto il 12 agosto 2000, ndr)». Molte cose sono cambiate, «la Russia di oggi è diversa da quella del 2000». Rosenberg spiega che, a differenza di quell'occasione - in cui le televisioni russe riportavano quello che verrà ricordato il più grave incidente della storia navale russa e in cui persero la vita 118 uomini - adesso «non c'è traccia di critica nei confronti del presidente Putin». «Nessun dubbio sui suoi processi decisionali - prosegue Rosenberg - nessuna insinuazione che sia stata l'invasione dell'Ucraina a portare a questo momento drammatico» _ cioè all'attacco delle truppe di Kiev nella regione di Kursk.
Il chiaro riferiment0 del corrispondente della Bbc è alla censura dei media russi che il governo controlla ormai in modo più che capillare. E poi la domanda: nonostante la propaganda e le notizie manipolate, dopo 908 giorni di una guerra che doveva essere «lampo», «questi eventi danneggeranno Putin?».
Rosenberg spiega che questa domanda gli è stata posta molte volte negli ultimi due anni e in almeno tre occasioni particolarmente significative per il conflitto.
In primo luogo, nel 2022, «quando l’Ucraina affondò la nave da guerra Moskva, l’ammiraglia della flotta russa del Mar Nero».
Poi di nuovo pochi mesi dopo quando si è verificata «la ritirata fulminea delle truppe russe dall’Ucraina nord-orientale e ancora nel 2023, durante l’ammutinamento della Wagner, quando i mercenari armati marciavano su Mosca», sfidando direttamente l’autorità di Vladimir Putin. Tutti eventi dai quali il presidente russo è riuscito a riemergere indenne.
Questa volta però è diverso. Rosenberg fa notare che a differenza dell'ammutinamento della Wagner «che si è concluso in un giorno», l'offensiva ucraina a Kursk «va vanti da più di una settimana: più a lungo durerà, maggiore sarà la pressione sulla leadership russa e, potenzialmente, maggiore sarà il danno all’autorità del presidente Putin».
Questo fatto potrebbe sgretolare pezzo per pezzo l'immagine marmorea di «Mr Sicurezza» che lo Zar si è costruito nel suo ventennio di potere pressoché incontrastato. Funzionale alla tenuta del personaggio protettore incontrastato del popolo russo è anche l'invasione dell'Ucraina. Infatti, specifica Rosenberg, «la sua cosiddetta "operazione militare speciale" è stata presentata ai suoi concittadini come un modo per rafforzare la sicurezza nazionale della Russia». Eppure, a due anni e mezzo dall'inizio del conflitto, non c'è più nessuna traccia dei concetti di «sicuro e protetto» paventati dal presidente. E la situazione reale è proprio l'opposto dei piani iniziali: «C’è più Nato ai confini della Russia, con Svezia e Finlandia che hanno aderito all’Alleanza - spiega Rosenberg -. Le città russe sono sottoposte regolarmente ad attacchi di droni ucraini, e ora i soldati di Kiev stanno conquistando il territorio russo».
Putin però non dimostra segni di cedimento. Continua a curare attentamente il linguaggio, e «riferendosi all'incursione ucraina ha evitato di usare la parola "invasione". Ha parlato invece della "situazione nella zona di frontiera" o "degli avvenimenti che si stanno verificando". Il leader del Cremlino ha anche definito l’offensiva ucraina "una provocazione"». Al netto di ciò, bisogna chiedersi quali saranno le prossime mosse del leader del Cremlino. Rosenberg esclude che si possa instaurare l'agognato dialogo con Kiev. «I funzionari russi hanno chiarito che, in seguito all’attacco ucraino, stanno sospendendo l’idea stessa di colloqui di pace e Putin ha dichiarato che l'obiettivo del momento è solo "cacciare il nemico dal territorio russo"». A dispetto degli sforzi bellici messi in campo però, «l’esercito russo deve ancora riprendere il controllo in questa parte della Russia».
«Giovedì mattina, mentre passavo davanti al Cremlino, mi sono fermato di colpo - conclude Rosenberg -. Mentre stavano allestendo posti a sedere e schermi per un evento, il classico "Non, je ne regrette rien" di Edith Piaf (No, non mi pento di nulla, in francese) veniva riprodotto su un grande schermo ed echeggiava in tutta la Piazza Rossa. È stato un momento davvero surreale. Vladimir Putin non ha mostrato alcun segno di rammarico per aver lanciato un’invasione su vasta scala dell’Ucraina. Nessun rimpianto per le decisioni prese da allora. Se le sue dichiarazioni pubbliche riflettono il suo attuale stato d’animo, significa che continua a credere che ci sia un solo esito possibile di questa guerra: la vittoria della Russia».
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