domenica 25 agosto 2024

Meloni dove è finita? La Privacy non c'entra (da La Stampa)

 


Meloni, lettera non contro Ue, rapporti non peggiorano

La società dello spettacolo, dei social media, dello star system o di tutte queste cose insieme deve aver un po’ preso la mano allo staff di Palazzo Chigi, se la necessità di sapere dove si trova la presidente del Consiglio è passata come una «pretesa dai contorni surreali» da parte dell’opinione pubblicaLa masseria di Ceglie Massapica che ha ospitato le vacanze della famiglia allargata di Giorgia Meloni è stata lasciata due giorni fa all’alba, e dopo di allora buio: «location top secret», hanno battuto le agenzie, «mica si trova in regime di libertà vigilata», ha aggiunto un portavoce della premier. E così, nell’arco di quarantott’ore, si è verificato un piccolo slittamento illiberale che è bene segnalare, non foss’altro per dimostrare a noi stessi di possedere ancora anticorpi funzionanti: sì, perché il diritto alla privacy non può essere confuso, da parte di un rappresentante delle istituzioni, con la decisione di far perdere le proprie tracce come fosse un personaggio dello spettacolo che cerca tregua dai paparazzi.

Essere presidenti del Consiglio di un paese europeo è uno di quei “full time job” che non prevede inabissamenti né contempla eccezioni: persino lo stato di salute non è esente dal diventare oggetto di attenzione, figuriamoci le vacanze. E non per curiosità morbosa, ma in ragione dell’esistenza di un interesse pubblico, che si fonda sul rapporto di fiducia tra chi governa e chi è governato.

Da sempre la vita privata dei rappresentanti delle istituzioni è oggetto di legittime valutazioni da parte degli elettori: e anzi è uno di quei punti che distingue le democrazie dalle dittature, dove i leader sono al riparo da qualsiasi incursione dei media, ed è normale non sapere dove si trovino in vacanza, con chi, quando tornino e come passino le loro giornate (ogni tanto infatti qualcuno li dà per morti, o affetti da malattie terminali, poi torna tutto come prima). Non solo dunque è normale sapere dove siano i governanti, ma è anche normale che ognuno giudichi che tipo di vacanza fanno; si sono spese pagine e pagine di osservazioni, negli anni, su Angela Merkel a Ischia o a Salisburgo, su Obama a Martha’s Vineyard, su Donald Trump a Mar-a-Lago, su Berlusconi in Sardegna, su Renzi a Forte dei Marmi: c’è stato chi li ha mal giudicati, chi li ha imitati, chi li ha guardati con simpatia e chi no. E allora?

Se c’è qualcosa di più sbagliato di far sentire i propri cittadini come dei molestatori - chiamati a interrogarsi, in questi ultimi giorni di vacanze agostane, su che fine abbia fatto la propria presidente del Consiglio - è l’intenzione di considerarli alla stregua di sudditi, che vanno tenuti all’oscuro “perché non capirebbero”. Oltretutto così all’improvviso, con un gesto allo stesso tempo autoritario e capriccioso, per cui prima si postano le foto dei bagni in piscina e delle tavolate delle vacanze e poi però basta, fine delle trasmissioni, il tempo dell’esposizione è finito, comincia quello della clandestinità. Viene da chiedersi quale fosse l’intento, perché se era quello di non essere scocciati allora si potevano immaginare strategie un po’ meno fallimentari.

E a chi parla di ossessione mediatica, come se nel conoscere l’agenda della massima carica di governo ci fosse qualcosa di incomprensibilmente maniacale con il solo intento di disturbare il manovratore, bisogna forse ricordare che la questione non è essere “reperibili”, ma trasparenti. E che la trasparenza - a differenza della reperibilità- ha a che fare direttamente con la democrazia.

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