DOMENICO MASSENZIO ( Ronciglione 1586 - Roma 1657)
Figlio di Massenzio detto «il sordo» e di una Elisabetta di Ambrogio, appartenne a una famiglia ronciglionese di modeste condizioni eppure di notevoli potenzialità di promozione sociale. Il suo atto di battesimo è stato ultimamente reperito da Antonella Nigro. Suo parente fu certo un Paolo Massenzio di Ronciglione presente in Roma nei primi anni del Seicento e contraddistinto nei documenti dapprima con la qualifica di magister poi con quella di «signore».
La famiglia era legata ai Farnese, signori del Ducato di Castro e Ronciglione. Verso il 1595 Domenico, forse introdotto a Roma dal citato Paolo, fu ammesso come putto cantore nella cappella di S. Luigi dei Francesi, allora diretta da Giovanni Bernardino Nanino dal quale ebbe la prima formazione musicale. A S. Luigi rimase fino al 1601. Intanto il fratello maggiore Romolo, «coadiutore temporale» della Compagnia di Gesù, gli procurò l’ammissione nel Seminario Romano come chierico (1606). In quel celebre istituto D. studiò per quattro anni e si dimostrò «musico perfetto» sotto la guida di Agostino Agazzari e Annibale Orgas che vi erano maestri. Nel frattempo fu cresimato (S. Giovanni in Laterano 24 giugno 1608), avendo a padrino monsignor Marcantonio Vipereschi, e invano concorse a un posto di tenore nella Cappella Pontificia (24 genn. 1608; un altro vano tentativo si ebbe il 26 nov. 1616). Fu poi tenore della Cappella Giulia in S. Pietro in Vaticano (12 sett. 1610 – 30 apr. 1611) sotto la guida di Francesco Soriano. Prima ancora di questo servizio in S. Pietro aveva ricevuto la prima tonsura (6 marzo 1610), cui seguì nel 1611 l’attribuzione degli ordini minori.
All’inizio del 1612 fu richiamato al Seminario Romano in veste di maestro di cappella e vi rimase per cinque anni durante i quali fu ordinato sacerdote. Celebrò la sua prima messa al Gesù il 17 sett. 1612, festa dei santi Abbondio e Abbondanzio, antichi martiri dell’Agro Falisco, i cui corpi dal 1583 erano stati portati al Gesù; alla celebrazione di questa messa presero parte numerosi cantori pontifici, distinti in più cori, secondo una pratica che stava cominciando ad affermarsi nell’ambito romano. Prima del 1614 ottenne un canonicato nella collegiata di Ronciglione. Nella città natale tentò allora di avviare un’attività di editoria musicale, collaborando con il locale stampatore Domenico Dominici, cui fornì gli speciali caratteri per la stampa musicale e probabilmente assistendolo nella cura delle edizioni, insieme al francescano Basilio Basili di Caprarola.
Le edizioni musicali ronciglionesi sono perdute; si conoscono solo due titoli e si conserva un solo fascicolo di una raccolta di suoi mottetti. In seguito la sua attività divenne sempre più intensa, con probabili presenze nelle «musiche straordinarie» celebrate dalle confraternite devote di Roma (è attestata la sua partecipazione alla processione dell’Arciconfraternita del Gonfalone per l’anno santo 1625); in particolare fu stabilmente maestro nelle pratiche devozionali della Confraternita dell’Assunta. Questo sodalizio, detto anche Congregazione dei Nobili, comprendeva membri delle maggiori famiglie patrizie ed aveva sede nella Casa Professa della Compagnia di Gesù, presso la grande chiesa gesuitica nel cuore della città.
Il legame di M. con questa istituzione va ricondotto al patrocinio farnesiano: i cardinali Alessandro e Odoardo Farnese avevano fatto costruire la chiesa del Gesù e promosso la confraternita. Il servizio di M. presso la Congregazione dei Nobili al Gesù ebbe inizio il 28 marzo 1615 e proseguì fino al 1626. Intanto fu per quasi tutto l’anno 1623 di nuovo maestro di cappella del Seminario Romano, poi del Collegio Inglese, altro istituto gesuitico (1624-1626), poi vicemaestro di cappella della Basilica Vaticana sotto il conterraneo Paolo Agostini da Vallerano (1626-1627). Alla fine degli anni Venti del secolo sembra cessare la sua attività di direttore di esecuzioni musicali; in data ignota, ma certo prima del 1634, ottenne un beneficio nella chiesa di S. Maria in Via Lata, nelle vicinanze della quale da qualche tempo abitava (dal 1634 visse invece al Foro Traiano e infine presso la Fontana di Trevi).
Se non fu più maestro di cappella, proseguì invece un’intensa attività compositiva, pubblicando raccolte di salmi e mottetti fino al 1643. Fu sepolto nella chiesa dove era beneficiato. – Come compositore M. visse nell’età di transizione dalla polifonia osservata allo stile concertato. Seguendo la formazione avuta dal Nanino e dall’Agazzari adottò nelle composizioni sacre una via mediana di «concertato alla romana», con significativi recuperi dalla tradizione contrappuntistica precedente. Il graduale mutare del gusto e dello stile risulta seguendo le sue raccolte mottettistiche, tutte molto calibrate e con felici ricerche di disposizioni vocali e di rapporto con il testo. Ancora più notevole appare la sua produzione di salmi con ben otto raccolte a stampa a vario numero di voci; accanto ai salmi, notevole la produzione di litanie polifoniche mentre piuttosto prudente, nonostante lo stile monodico, appare l’autore nelle composizioni profane.
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