Benvenuto presidente Mattarella. E benvenuto presidente Zelensky. Benvenuti nello show più pazzo che ci sia. Perché se un marziano planasse a Sanremo rimarrebbe esterrefatto della nostra folle Italia. Sergio Mattarella per la prima volta nella storia del Festival arriva in sala all'Ariston per celebrare il settantacinquesimo anniversario della nostra Costituzione. Gianni Morandi che intona l'inno nazionale e tutta la platea che si alza in piedi per cantare Fratelli d'Italia. Emozione, lacrime. Arriva pure Benigni a esaltare nel suo modo gioioso gli articoli della Costituzione. E che succede? Proprio negli stessi minuti in cui all'Ariston si canta «dell'elmo di Scipio» le agenzie di stampa battono una lettera dell'intero consiglio di amministrazione Rai cioè all'ad Carlo Fuortes per la presenza del presidente della Repubblica medesimo.
Cinque consiglieri su sette (cioè tutti tranne Fuortes medesimo e la presidente Marinella Soldi, che pure ha detto di averlo appreso in conferenza stampa) scrivono per «chiedere come mai non sono stati informati della presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, questa sera alla serata inaugurale del Festival di Sanremo». L'intervento segue quello della settimana scorsa nell'ultima seduta del consiglio, nel corso della quale era stata stigmatizzata l'assenza di informazioni sull'intervento nella serata finale del presidente ucraino, Volodymyr Zelensky. Presa di posizione dei consiglieri che, insieme al mare di polemiche, è sfociata nella retromarcia: rinunciare al video messaggio di Zelensky in favore di una più controllabile lettera del presidente Ucraino. Insomma, un fuoco di fila contro l'amministratore già definito dead man walking che, ora ha contro non solo i consiglieri di centro destra ma anche quelli di sinistra e 5 Stelle. In più, tra le righe di quel comunicato, si legge anche una richiesta di capire in che modo si è arrivati al successo di portare Mattarella all'Ariston. Ieri mattina, nella conferenza stampa mattutina, Amadeus ha ringraziato vivamente il suo manager Lucio Presta per aver condotto le trattative con il portavoce del Quirinale Giovanni Grasso. E, nei corridoi di viale Mazzini, qualcuno si è chiesto a che titolo il manager del presentatore del Festival e di Benigni avesse l'autorità per farlo, visto che il Festival è ufficialmente organizzato dalla direzione Prime Time della Tv di Stato. A Sanremo, tra gli addetti ai lavori, nessuno si stupisce che Presta - che sostanzialmente tiene in piedi questa manifestazione che ha raggiunto una grandezza mai vista da anni - conduca le trattative, però a Roma suona come una nota stonata (Battuta che circola: si appresta a fare il manager di Mattarella).
Così come suona male anche la trattative condotta dal direttore Prime Time Coletta con l'ambasciatore ucraino. È stato Zelensky a fare retromarcia e preferire un testo scritto o l'ha chiesto la Rai? E, alla fine, cosa dirà Zelensky sabato sera?. Dubitiamo che i consiglieri siano informati anche di questo. Ciao presidente Mattarella. Aspettiamo il presidente Zelensky.
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