Se è vero che la musica, nata con la chiesa, ha da sempre accompagnato la sua storia e la vita d'Oltretevere dei papi lungo i secoli, è altrettanto corretto notare come vi siano stati alcuni papi che, con il loro magistero, hanno maggiormente segnato il corso della musica. Fatta eccezione per la bolla avignonese trecentesca Docta sanctorum di Giovanni XXII con la quale si tentò di arginare e regolamentare il proliferare della nascente polifonia, il primo documento papale vero e proprio dedicato alla musica è l'enciclica Annus qui di Benedetto XIV datata 1749 con cui papa Prospero Lambertini affrontò sistematicamente le maggiori questioni in tema di musica sacra condannando i principali abusi.
Due sono, invece, i testi fondamentali nel corso del '900: il motu proprio Inter sollicitudines di Pio X del 1903, con il quale papa Sarto, sulla scia di Benedetto XIV, bandì la musica teatrale e melodrammatica ottocentesca dalle chiese come era in voga in quel periodo, e l'enciclica Musicae Sacrae disciplina di Pio XII del 1955. Papa Pacelli fu un papa musicista: si dilettava al violino e, complice il periodo come nunzio in Germania, era un profondo estimatore di Wagner: nella sua enciclica dedicata alla musica Pio XII, anch'egli richiamandosi alla Annus qui, ne offrì un'elevatissima lettura teologica.
Nel caso di Joseph Ratzinger la musica ha plasmato a fondo la sua ricerca teologica e la sua produzione accademica. Di certo Ratzinger è stato, dopo Pio XII, il papa più attento e competente (suonava abitualmente il pianoforte) in fatto di musica nel '900: «Nel guardare indietro alla mia vita, ringrazio Dio per avermi posto accanto la musica quasi come una compagna di viaggio», disse nel 2007. La musica fu, del resto, una sorta di marchio di famiglia dei fratelli Ratzinger: Georg, anch'egli sacerdote, diresse per trent'anni il coro della cattedrale di Ratisbona e i Regensburger Domspatzen, sotto la sua guida, raggiunsero i massimi livelli di purezza e precisione sonora come testimoniato dall'ampia discografia per Deutsche Grammophon, Rca, Polydor.
Eletto al soglio petrino, Ratzinger vantava di decenni di studio e di ricerca sulla musica. Una preziosa fonte che racchiude il cuore della ricerca musicologica di Ratzinger è l'undicesimo volume dell'opera omnia dedicato alla teologia della liturgia (Libreria Editrice Vaticana, 2010) che raccoglie numerosi testi.
Nel 1974, Ratzinger era professore all'Università di Ratisbona e scrisse un saggio per il centenario della locale scuola di musica sacra: Il fondamento teologico della musica sacra, un testo riedito in La festa della fede (Jaca Book, 1983, 2005) in cui il prof. Ratzinger si concentrò sulla musica nella teologia di san Tommaso d'Aquino scagliandosi contro quel «banale razionalismo postconciliare che ritiene degno della liturgia soltanto ciò che è per tutti razionalmente praticabile, e che è così giunto alla proscrizione dell'arte».
Nel 1985, da prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, Ratzinger tenne una conferenza a Roma - L'immagine del mondo e dell'uomo propria della liturgia e la sua espressione nella musica sacra - nella quale dimostrò la stretta parentela tra liturgia, musica e uomo contemporaneo: «Oggi vediamo come all'uomo privo di trascendenza rimane solo il gridare», scrisse aggiungendo che la musica insegna nuovamente all'uomo d'oggi «il tacere e il cantare, aprendogli la profondità del mare ed insegnandogli a volare, che è il modo d'essere dell'angelo; elevando il suo cuore fa nuovamente risuonare in lui il canto che era stato sepolto». Concetto ripreso nel 1994, nella conferenza A te voglio cantare davanti agli angeli tenuta in occasione del congedo del fratello alla guida della cappella musicale della cattedrale di Ratisbona.
Durante i suoi otto anni di pontificato, Benedetto XVI ha avuto modo di assistere a numerosi concerti e, ogni volta, prendendo la parola, non ha mancato di offrire chiavi di lettura anche delle grandi pagine sinfoniche e dei grandi compositori (alcuni passaggi sono stati pubblicati in La musica, Libreria Editrice Vaticana, 2009).
Per Ratzinger, papa musicologo, sopra tutti stava Bach, immagine della verità e della bellezza «più degli argomenti di ragione». Altro autore prediletto era Mozart che gli ricordava gli anni da ragazzo in parrocchia dove veniva cantata una sua messa: «In Mozart ogni cosa è in perfetta armonia, ogni nota, ogni frase musicale». Di Beethoven, Benedetto XVI analizzò diverse sinfonie: nella nona «il travolgente sentimento di gioia trasformato qui in musica non è qualcosa di leggero e di superficiale: è un sentimento conquistato con fatica, superando il vuoto interno di chi dalla sordità era stato spinto nell'isolamento. Le quinte vuote all'inizio del primo movimento e l'irrompere ripetuto di un'atmosfera cupa ne sono l'espressione. La solitudine silenziosa, però, aveva insegnato a Beethoven un modo nuovo di ascolto che si spingeva ben oltre la semplice capacità di sperimentare nell'immaginazione il suono delle note che si leggono o si scrivono». Schubert quando «fa calare un testo poetico nel suo universo sonoro, lo interpreta attraverso un intreccio melodico che penetra nell'anima con dolcezza, portando anche chi l'ascolta a provare lo stesso struggente rimpianto avvertito dal musicista». Bruckner fu il padre di un sinfonismo che «si stacca dal modello classico, il suo discorso musicale si sviluppa per grandi blocchi accostati, sezioni elaborate e complesse non delimitate in modo chiaro, ma separate molto spesso da semplici episodi di collegamento». Nel Magnificat di Vivaldi i «cinque assoli stanno quasi a rappresentare la voce della Vergine, mentre le parti corali esprimono la Chiesa-Comunità» e nel Credo «le modulazioni continue rendono il senso profondo dello stupore». Nel Verdi dello Stabat Mater «la musica si fa essenziale, quasi si afferra alle parole per esprimerne nel modo più intenso possibile il contenuto, in una grande gamma di sentimenti».
Nessun commento:
Posta un commento