Secondo la sinistra, che ha perso le ultime elezioni, il ritorno della destra al potere, per la cultura e lo spettacolo, è come una nuova calata dei barbari. Del resto i tagli al FUS del passato gabinetto Berlusconi, ministro anche allora l’on. Giulio Tremonti, non possono che far temere ciò che la sinistra sconfitta, per bocca del suo governo ombra, va paventando, anzi denunciando e che, puntualmente, s’è verificata.
L’ultima finanziaria del secondo governo Berlusconi aveva gettato sul lastrico mezzo mondo musicale italiano, senza che da ciò fosse derivato nessun miglioramento per le finanze pubbliche, data l’ entità modestissima in termini assoluti, del taglio al FUS. Il successivo Governo Prodi - di sinistra, è bene chiarirlo - ha riportato il FUS a livelli se non decenti, almeno accettabili (Passiamo sopra il fatto che non ci è stato dato di capire che fine abbiano fatto poi gli aumenti, giacché le istituzioni destinatarie del finanziamento pubblico sono diminuite di numero, causa lo strozzamento precedentemente operato da Tremonti, e quelle sopravvissute non hanno più ricevuto, fino all’ultimo euro, quel che ricevevano prima del vergognoso taglio).
I primi passi falsi il Berlusconi ter l’ha fatto con le agevolazioni al cinema italiano, prima promesse poi tagliate, sempre da Tremonti - che evidentemente della lotta alla cultura (di sinistra!) deve aver fatto un questione personale - e poi rimesse nel DPEF per intercessione di quella brava persona di Gianni Letta; a Roma, sotto l’ondata di commozione che ha mandato a casa Veltroni ed il suo successore-ombra, Rutelli, tutti si sono scagliati contro Alemanno colpevole di privare, dopo tanti anni, dei sacrosanti ‘circensi’ il popolo romano.
Anche a Roma, la ragione addotta per ridurre drasticamente l’Estate romana, di nicoliniana invenzione, era il buco nelle casse comunali - alcuni miliardi (di Euro!), poi ridimensionati. Ma a molti è venuto il sospetto che siamo alla solita solfa: la cultura è di sinistra, dunque va eliminata; e, se proprio non è possibile eliminarla del tutto, va almeno ridotta alla fame; il buco nelle casse comunali è solo un pretesto, pur in parte fondato.
Dunque - si pensa e si dice anche - sono tornati i barbari. Manco a dire che dovendo scegliere fra scuole/ospedali/ strade e la cultura si opta per i primi. E’ un falso problema, perché scuole/ ospedali/strade hanno da sempre inghiottito molti più miliardi di quanti ne avessero bisogno, senza che mai nulla sia cambiato in meglio. Se si volesse mettere mano a risolvere davvero gli annosi problemi di scuole/ospedali/strade e tanti altri ancora, potremmo anche accettare - seppure a malincuore - che la scure dell’austerity si abbatta temporaneamente sulla cultura.
Ma la verità è che scuole/ospedali/strade continueranno a bruciare miliardi su miliardi di Euro, senza che nulla migliori; nel frattempo Tremonti, per far vedere che fa sul serio, taglia di nuovo alcune decine di milioni alla cultura; se non altro per ribadire che il cuore della cultura batte solo a sinistra.
Ora, essendo già il mondo musicale italiano allo stremo, il nuovo taglio di risorse, a stagioni già concluse, non potrà che gettare nuovamente nel panico tutti i responsabili, che hanno tagliato tutto il tagliabile ed ora non gli resta che chiudere baracca e burattini.
Tremonti, ed anche Bondi, però, dovrebbero spiegarci come mai, poi, quando si vuole o si deve, i soldi si trovano. Così la musica va nel pallone! E l’anno prossimo quando, come già annunciato, il FUS passerà dai 480 milioni di Euro previsti a 380, c’è anche il pericolo che scoppi.
( Pietro Acquafredda)
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