Il Premio Guido Carli, che porta il nome dell’ex governatore di Bankitalia ed ex ministro del Tesoro, viene assegnato ogni anno alle personalità che si sono distinte per il loro impegno sociale, i successi in campo imprenditoriale, oltre che per aver portato lustro al talento e alla genialità italiana nel mondo.
Ad assegnare la speciale medaglia in bronzo, coniata dall’Istituto Poligrafico, è la giuria del Premio, composta da amministratori delegati, top manager, imprenditori, editori. Presidente onorario è Gianni Letta.Nel maggio 2019 è stata celebrata la decima edizione nell’aula del Senato, dopo le precedenti nella Sala della Regina di Montecitorio.
La dodicesima edizione si è tenuta il 7 maggio 2021 nella sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma in diretta streaming, con oltre 70 mila visualizzazioni.
La tredicesima avrà luogo dopo domani, 6maggio, nella Sala Petrassi dell'Auditorium Parco della Musica 'Ennio Morricone'.
Fin qui il Comunicato del Premio Carli come si legge sul sito istituzionale
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Il premio, inventato dalla nipote dell'ex Governatore di Bankitalia, la giornalista Roman Liuzzo, è organizzato dalla omonima Fondazione creata dalla medesima nipote, e si avvale da sempre del paterno contributo e sostegno dell'onnipresente Gianni Letta, che è anche nella Fondazione e nella giuria del premio di cui è presidente. Lo stesso Gianni Letta che, a detta di Giorgio Mulé, allora direttore di Panorama ed oggi sottosegretario alla Difesa, patrocinò il passaggio della giornalista dal quotidiano La repubblica, dove lavorava anche suo marito, scomparso qualche mese fa (e al quale la Liuzzo dedica questa edizione del premio) al settimanale Panorama, dove si è occupata di 'salotti' che contano, che Lei ha sempre frequentato e continua a frequentare anche ora, e da dove attinge giurati e indicazioni per il suo premio.
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Ciò che, però, ci interessa qui illustrare - meritiamo comunque il perdono se ci occupiamo di cose futili ogni tanto - è il premio a Francesco Giambrone, da qualche mese sbarcato a Roma, in sostituzione di Carlo Fuortes, ora in Rai, alla Sovrintendenza dell'Opera di Roma.
Francesco Giambrone merita, per la Liuzzo e la giuria presieduta da Letta, il Premio Carli, perchè ritenuto una personalità che si è distinta per il suo impegno sociale, i successi in campo imprenditoriale, oltre che per aver portato lustro al talento e alla genialità italiana nel mondo.
Tutte queste cose, anzi queste poche, per incoronare Francesco Giambrone che è sbarcato a Roma solo da qualche mese, proveniente da Palermo, dove di premi, per aver portato acqua al mulino del sindaco, Leoluca Orlando, in coppia con suo fratello parlamentare Fabio, ne sono sgorgati tanti, perchè tali vanno considerati tutte le tappe della sua vita professionale in ambito musicale. Tant'è che quando quel mulino si è fermato, i due acquaioli sono rimasti senza lavoro (senza mulino in funzione, né acqua né premi, né incairichi). Giambrone è stato nominato sotto Natale ed è approdato a Roma a gennaio di quest'anno.
E se proprio si voleva premiare impegno sociale, successi imprenditoriali, il talento e la genialità cosparsa nel mondo, il Premio Carli glielo avrebbero dovuto assegnare anni fa. Non ora, quando è appena arrivato a Roma, non ha ancora aperto bocca e cammina nel solco tracciato da Fuortes che della programmazione dell'Opera, almeno fino a tutta la stagione in corso, aveva stabilito e definito ogni cosa fin nei minimi particolari.
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Figliuolo, il generale, invece, viene premiato per le ragioni che la Liuzzo ha espressamente indicato nella creazione del premio, come anche la stilista Ferretti e immaginiamo anche gli altri, che sono poi la maggioranza, nella quale è facile far passare qualcuno di straforo, come Francesco Giambrone. senza che nessuno si lamenti o si opponga.
Perchè ciò che colpisce in questi cosiddetti 'premi', è la circostanza che si avvalgono sempre di giurati dai nomi altisonanti ma superoccupati e dunque profondamente disinteressati ed assenti ( tanto conoscono i meccanismi di attribuzione) e che quindi demandano ad altri le decisioni, sapendo che le attribuzioni avvengono in 'famiglia', in 'casa', in 'parrocchia', in' loggia', in 'club', secondo determinate prestabilite regole intangibili.
Allora perché il Premio a Giambrone? A mò di benvenuto nel salotto della Capitale? O di incoraggiamento a fare bene in questo suo lavoro, non nuovo per lui, se non per la diversa sede? O, addirittura, sulla fiducia?
Tralasciando i primi due casi, eventuali, perché comunque disdicevoli, se gli fosse stato attribuito sulla fiducia sarebbe ancor più sbagliato, anzi indecente, perchè alla sua età e dopo aver navigato per anni nella politica e nelle istituzioni, non si può puntare sulla fiducia, come si farebbe con un giovane promettente per il quale si intravede un fulgido futuro.
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Come, ad esempio, avvenne in due casi ormai 'storici' di due eminenti personalità del mondo della musica italiana, quali si sono poi rivelate, per le quali ci fu chi seppe vedere lontano.
Intendiamo il giovanissimo Riccardo Muti che si presentò all'esame in Conservatorio a Bari, quand'era direttore Nino Rota il quale al termine dell'esame, gli disse testualmente: ti dò 10 non per come hai suonato ma per come sarai capace di suonare.
E Gianluca Cascioli che, alla prima edizione del Premio Micheli, alla Scala, il presidente della giuria Luciano Berio lo premiò per ragioni assai simili a quelle di Rota per Muti. E, infatti, anche Cascioli, che era allora un ragazzo, ha mantenuto le promesse sulle quali Berio era convinto di poter contare.
Quali cose sono da attendersi da Francesco Giambrone, che ne ha fatte già 'più di Carlo in Francia' - come dice il vecchio detto? Forse che almeno non faccia danni? Beh, allora sì!
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