Il maestro Augias, non contento del corso serale che la Rai gli ha affidato, dietro sua richiesta sia chiaro altrimenti nessuno ci avrebbe mai pensato, osando comunque; ha voluto salire in cattedra per una lezione mattutina, una specie di 'praelectio', alla maniera dei buoni maestri, in preparazione del corso mensile serale, dalle pagine del suo quotidiano La Repubblica.
Non per preparare, come avrebbe fatto un bravo maestro, i suoi scolari alla lezione vera e propria della sera, ma per interrogare, prendendo tutti alla sprovvista; e siccome nessuno era preparato, come era prevedibile, altrimenti il suo corso tv non avrebbe senso, per dare bacchettate sulle mani a tutti e metterne alcuni dietro la lavagna.
Insomma un maestro Manzi poco interessato ad educare i suoi allievi. Perchè, onde mostrare la necessità del suo corso accelerato di musica, ha cominciato col sottolineare le lacune degli allievi che il maestro Augias conosce bene, perchè sono anche le sue.
E, per questo, se il maestro Manzi, sempre dalla tv, riuscì ad insegnare l'italiano agli italiani, non siamo certi che il maestro Augias riuscirà ad insegnare agli italiani la musica.
Nella lezioncina del mattino ha rimproveri per tutti, ma proprio tutti, perché evidentemente nella sua classe non c'è neanche un secchione. E noi sottolineiamo per chi non l'avesse ancora capito che in quella classe un secchione non c'è fra i banchi ma non c'è neanche in cattedra.
In Italia, siamo tutti 'naturalmente' dotati per il canto, per la musica, e i napoletani più di tutti, dice il maestro Augias, però siamo tutti stonati, tuttiiiiiii; quando cantiamo, non sappiamo andare a tempo, non rispettiamo le pause - e i giocatori quando si cimentano nel canto dell'Inno nazionale ad inizio partita, appaiono così maldestri che sarebbe meglio non cantassero neanche a mezza bocca. E quei poveracci che cantano Avanti popolo e che, prendendola un pò alta, arrivano all'urlo finale con le voci strozzate. E noi aggiungiamo quel coretto che apre la trasmissione di Anto, a mezzogiorno, su Rai Uno, che è calante come il sole ad occidente, ma nessuno dice nulla, tanto meno Augias perchè se non glielo dice qualcuno lui neanche se ne accorge.
Né giudizio più clemente ha riservato il maestro a quelli seduti in prima fila, e cioè ai rappresentanti delle classi dirigenti, ospiti abituali delle manifestazioni istituzionali. Scrive il maestro che ad un concerto nel cortile del Quirinale per il 2 giugno, gli invitati che appartengono come ceto sociale al suo, hanno applaudito fra un tempo e l'altro di una sinfonia, la qual cosa lo ha fatto inorridire.
A tal proposito vogliamo aggiungere che quell'altro maestro che la stessa Rai Tre, ha chiamato a fare un'altra trasmissione sulla musica, cioè Massimo Bernardini, proprio in uno di quei concerti del 2 giugno al Quirinale, ci era seduto accanto e per tutto il tempo del concerto non ha fatto che scrivere d'altro sul telefonino, fregandosene della musica. Ci verrebbe da consigliare a Rai Tre di metterli insieme questi due maestri, utilizzandoli a turno per un corso di sostegno l'uno all'altro. Perché l'uno e l'altro sono del tutto estranei alla musica cosiddetta 'classica', che Rai Tre vorrebbe spiegassero e facessero capire agli analfabeti italiani.
Il maestro Augias in questa sua prima lezione serale ha fatto conoscere l'orchestra, presentando le famiglie strumentali, coadiuvato da due musicisti, che saranno i suoi tutor nel corso accelerato che - lo ripetiamo - servirà prima che agli altri a lui; terminata la presentazione s'è recato nel retrobottega dell'orchestra Rai di Torino - una sala prove - dove uno dei due tutor, Aurelio Canonici, ha preso a spiegargli e spiegarci, esemplificando al pianoforte, come era costruita l'ouverture del Guglielmo Tell di Rossini, la stessa fonte dalla quale attingeva la sigla di apertura e chiusura dei programmi Rai di una volta.
Poi, rientrati in sala - secondo lo schema di ogni lezione - Speranza Scappucci, ha diretto l'ultima parte della sinfonia del Gugliemo Tell, durante la quale la camera ha staccato due o tre volte sul maestro Augias in poltrona, con la partitura del Guglielmo Tell sulle ginocchia, che scorreva per finta, perché oltre il nome delle sette note il maestro Augias, siamo certi non va.
Teniamo presente che siamo solo all'inizio del corso, alla fine, se imparerà la lezione, sarà in grado di contestare ai suoi saccenti tutor qualche particolare delle esecuzione in programma.
Per finire, maestro Augias impartisce anche la morale della favola: "Beethoven nonostante la malattia e la tristezza della sua vita ha scritto l'Inno alla gioia, Rossini ecc... ".
Non abbiamo capito cosa volesse concludere, tuttavia ci ha dato appuntamento a domani. Ancora domani ci saremo, ma non possiamo assicurargli che lo saremo per tutto il corso serale. Un mese così non finisce mai. Magari troverà altri allievi, affascinati come noi non siamo riusciti ad essere, dalla sua chiacchiera di maestro di musica finto.
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P.S.
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Non male se dura ( P.A.)
Segue domani...
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