L'Ucraina si risveglia con le sirene antiaeree che si attivano in quasi tutte le regioni del Paese. Sono queste le informazioni che arrivano dalle prime luci dell'alba dal quotidiano Kiev Independent. Un segnale di come la guerra si stia intensificando proprio con l'approssimarsi di quella che per Vladimir Putin doveva essere la data finale o della svolta del conflitto, il 9 maggio, giorno che in Russia celebra la vittoria sul nazismo.
La guerra non sembra però essere destinata a cessare nelle prossime ore, e lo dimostra quello che accade sul campo di battaglia. Nella notte, il leader ceceno Ramzan Kadyrov ha rivendicato il controllo della città di Popasna, nella parte orientale dell'Ucraina. Kiev smentisce, dicendo che proseguono i combattimenti. Tuttavia, anche questa è la prova di come il conflitto stia proseguendo proprio nelle aree ritenute prioritarie per i comandi strategici russi. Il fronte orientale e quello meridionale sono considerati fondamentali nella logica del Cremlino, tanto che la loro messa in sicurezza è stata ritenuta il vero obiettivo della cosiddetta "fase due" della guerra.
Mentre si parla di un contrattacco ucraino per riprendere le aree intorno la città di Kharkiv e strappare alcuni dei corridoi più importanti per i rifornimenti delle forze russe dalla madrepatria al Donbass, gli occhi sono ancora puntati tutti su Mariupol, e in particolar eper l'acciaccieria Azovstal. I primi civili sono riusciti a uscire da quel labirinto di edifici, ciminiere e soprattutto sotterranei che compongono l'enorme complesso industriale della città del Mar Nero. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha riferito in un messaggio alla nazione che i civili evacuati dall'acciaieria sarebbero oltre 300. "Sono grato alle squadre del Comitato internazionale della Croce rossa e delle Nazioni Unite per averci aiutato a portare a termine la prima fase della missione di evacuazione di Azovstal. Oltre 300 persone sono state salvate, donne e bambini", ha detto il leader ucraino. Ma all'interno del complesso sono ancora asserragliati i soldati del battaglione Azov che non intendono deporre le armi. Ieri, il comandante del Serhiy Volyna aveva detto che ormai "il tempo sta per scadere" e che non avrebbero potuto resistere molto più di quanto già fatto in queste settimane di assedio.
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