Pur volendo non potrebbero lasciare l'Italia per tornare a Kiev, e allora col cuore spezzato, dal Belpaese suonano per la loro patria, offesa dall'invasione russa. I soloist l'orchestra nazionale da camera d'Ucraina sono stati colti dalle notizie di guerra mentre erano in tournée in Italia, dove resteranno almeno fino all'8 marzo. Anatolii Vasylkivskyi, violonist. "Tutti nella nostra orchestra provano rancore. È molto difficile suonare in questo stato d'animo. Vogliamo dedicare i nostri concerti all'Ucraina, alle forze armate ucraine ea tutte le persone che si trovano ora in questa situazione. Vogliamo sostenere la nostra gente e la nostra missione è la cultura”.
Anche in Russia in ambito culturale si moltiplicano le espressioni di opposizione a Putin: editori, attori, registi, si sono detti contrari alla guerra.
Hanno fatto rumore le dimissioni di Laurent Hilaire direttore del corpo di ballo del teatro Stanislavsky di Mosca "vista la situazione geopolitica" si prepara a lasciare la Russia; idem il direttore artistico del teatro Mayakovsky, Mindaugas Karbauski, ha annunciato dimissioni e partenza come il coreografo Alexei Ratmansky che ha abbandonato il suo ultimo lavoro per il Bolshoi.
Elena Kovalskaya, direttrice del Teatro statale di Mosca, ha scritto su facebook che "in protesta contro l'invasione dell'Ucraina" si dimette. "Non si può lavorare per un assassino", ha aggiunto.
Intanto l'Occidente bandisce gli artisti pro Putin, il caso più eclatante quello del direttore d'orchestra Valery Gergiev già escluso dal podio della Scala di Milano, dell' Orchestre de Paris e dalla Carnegie Hall dove avrebbe dovuto esibirsi, con i Wiener Philharmoniker.
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