In Italia, ma anche in molti altri paesi europei (ieri manifestazione oceanica a Berlino) e nella stessa Russia, si stanno vedendo gesti infiniti e simbolici del sostegno della musica e della cultura all'Ucraina assaltata da Putin che, ormai è chiaro a tutti, è un dittatore folle, pericoloso perché imprevedibile, fino a quando la Russia stessa non lo farà fuori, esautorandolo. Cosa che ad oggi, ma non possiamo sapere domani, è di fatto impossibile.
Il monod della muscia in Italia ha compiuto nelle giornate di ieri e l'altro ieri gesti di grande impatto, dalla direttrice Lyniv, ucraina, che ha letto un messaggio forte e commovente; alla cantante russa che alla Scala si è presentata avvolta nella bandiera ucraina, alla fine della recita dell'opera di Massenet; alle due cantanti, una russa e l'altra ucraina, che al Teatro San Carlo di Napoli, sui sono abbracciate in palcoscenico; al direttore russo Boreyko, ospite della Verdi di Milano, che ha protestato senza mezzi termini contro l'aggressione del suo paese d'origine all'Ucraina.
Defilata invece è apparsa la celebre cantante Anna Netrebko, con troppi distinguo sulla condanna di Putin e della guerra, volendo salvare dalle accuse il suo amico e scopritore Valery Gergiev. Netrebko, star della Scala, resterà nel teatro milanese dopo che a Gergiev è stato inibito l'ingresso d'ora in avanti e fino a quando con si dissocerà da Putin, suo amico, oggi invasore, e sulla guerra in Ucraina?
Non sappiamo se per sua iniziativa o per suggerimento dello stesso Gergiev, la Netrebko ha detto che non gli si può chiedere una condanna pubblica di Putin.
Ma neppure della guerra senza mezzi termini? Forse almeno questo sì. E allora perchè Gergiev non lo fa, come ha fatto la stessa Netrebko: 'mi oppongo a questa guerra che mi spezza il cuore'?
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