Certo che viene da chiedersi quando il popolo russo si libererà del suo presidente dittatore, che ha deciso di restare al potere per molti anni ancora - si è fatto una legge per questo, lui stesso - che li ha privati di ogni libertà, che ha incarcerato, ed anche avvelenato i suoi oppositori, facendone sparire alcuni, che ha ridotto alla fame l'intero paese, perchè lui i soldi che guadagna dalle esportazioni li utilizza per gli armamenti, e che ora ora trascina il paese in una guerra le cui conseguenze, gravissime comunque, non sono immaginabili.
Quel popolo nel corso della storia si è liberato di altri dittatori, e degli stessi zar che l'avevano dominato per secoli. Ora che fa, si gira dall'altra parte per non guardare in faccia la tragica avventura nelle quale lo sta portando il suo dittatore?
In questi stessi drammatici giorni, l'amico del dittatore, il direttore d'orchestra Gergiev, mentre risuonano le esplosioni in Ucraina, dirige La dama di picche alla Scala.
Il teatro milanese - le maestranze - che nei giorni scorsi ha dato prova di grande civiltà e sensibilità, dichiarandosi indisponibile ad effettuare una tournée in Egitto, il paese il cui governo, torturatore quanto Putin, ha ucciso barbaramente il nostro studente Giulio Regeni, nel corso delle recite di questi giorni, pungoli il direttore russo a fare almeno una dichiarazione contro la guerra che il suo 'amico' Putin sta facendo in Europa, per sete di potere e smisurato insano delirio di potenza. Oggi è inammissibile che, mentre c'è una guerra in Europa, le massime istituzioni culturali del paese tacciano, continuando, come nulla fosse, a suonare, in questi caso: La dama di picche, sotto la direzione di Gergiev, amico e sostenitore dichiarato del dittatore che governa il suo paese.
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