Che documentario straordinario è Ennio, l'omaggio di Giuseppe Tornatore alla inimitabile carriera di Morricone. Una sorta di album dei ricordi pieno di istantanee che non solo immortalano le innumerevoli pietre miliari della vita di uno dei più grandi compositori mondiali di sempre, ma che conducono anche lo spettatore in un amarcord personale legato a ogni canzone, brano, colonna sonora.
Un film emozionante, a tratti commovente, nostalgico nella consapevolezza della grande eredità artistica lasciata da Morricone, ma anche del fatto che Ennio non sia più tra noi a regalarci pezzi di storia musicale come ha fatto per tanti anni, fino al 2020. È lo stesso Morricone a raccontare cronologicamente, come se fosse un'intervista fiume, la sua vita. Dall'infanzia al rapporto con il padre trombettista, dall'ingresso al conservatorio all'incontro con il suo maestro Petrassi, dall'impiego alla RCA fino ai primi lavori cinematografici.
Ogni passaggio della sua carriera viene giustamente esaltato da chi ha incrociato la sua strada. Ci sono ricordi di Verdone, Bertolucci, Tarantino, Stone, Eastwood, Bellocchio, i Taviani, Levinson, Piovani, Springsteen, Baez, Jones, Metheny, per citarne solo alcuni, ognuno con un aneddoto, una curiosità, un omaggio. Ciò che colpisce, guardando questo bellissimo documentario, è la capacità di Morricone di «attraversare il tempo», di resistere a cambiamenti, epoche, generi, mode, tendenze, riuscendo ogni volta a imporre la sua arte. Dalla musica leggera alle colonne sonore dei più grandi film degli ultimi decenni, questa full immersion è da brividi.
L'artista si svela anche nei suoi dispiaceri, come le vittorie mancate negli Oscar che gridano ancora vendetta, o la sua rivalsa verso il mondo accademico che considerava le sue opere una sorta di svilimento. E che bello lo spazio dedicato alla moglie Maria, che ha supportato il suo Ennio per tutta la vita, pur stando nell'ombra. Un vortice di emozioni perfettamente orchestrato da Tornatore.
Nessun commento:
Posta un commento