"Sono netto nel dire che, ovviamente continuando ad avere responsabilità e prudenza, il prossimo autunno non sarà come quello che abbiamo vissuto nel 2020": ad assicurarlo è il presidente del Consiglio superiore di sanità e coordinatore del Cts, Franco Locatelli, in un'intervista a Repubblica.
"Ad oggi abbiamo il 40% della popolazione che ha avuto almeno una dose di vaccino e il 21% l'intero ciclo vaccinale", ha sottolineato Locatelli per il quale è arrivata la "svolta".
"Io sono sempre stato prudente, però ormai i dati sono consolidati nella direzione di una marcatissima riduzione di nuovi casi ed è quel che più conta, di forme gravi o fatali di Covid".
Il 'rischio ragionato' ha pagato
Sulle riaperture "possiamo rivendicare, come sistema, che evidentemente il 'rischio ragionato' con il quale sono state progettate le riaperture non era così poco solido come qualcuno aveva ipotizzato".
Tra i dati più significativi c'è "l'incidenza cumulativa ridottasi a 32 casi ogni 100mila abitanti per settimana, ma ce ne sono altri due meno evidenti ma importanti", ha osservato il coordinatore del Cts: "Oggi (ieri, ndr) abbiamo avuto in tutto 22 nuovi ingressi in terapia intensiva, giovedì 24. Nelle rianimazioni sono occupati dai malati di Covid 836 posti letto, ai primi di aprile eravamo a 3.700".
"Da tutti i segnali che vengono dal Paese mi sembra ci sia la voglia di accedere prima possibile alla vaccinazione", ha aggiunto, "poi ci sarà sempre uno zoccolo duro di persone riluttanti o esitanti, ma si tratta di un fenomeno molto più contenuto di quanto era nelle previsioni. Ciò non toglie che c'è un lavoro da portare a termine. Dobbiamo ancora concludere le coperture degli over 60 ma anche dei cinquantenni, vaccinati al 50%".
Quanto al pericolo delle varianti, secondo Locatelli i vaccini quanto meno "le controllano": "Tutte le evidenze che abbiamo dicono che i vaccini a disposizione comunque prevengono da forme gravi di malattia, qualunque sia la variante".
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