giovedì 17 giugno 2021

Occasione mancata. La pandemia avrebbe potuto insegnarci qualcosa sulla durata e confezione dei concerti. E invece no

 Noi, è bene ricordarlo, più volte, indipendentemente dalla pandemia e molto prima di quella, abbiamo ragionato sul modo consueto di  confezionare un programma da concreto, ed anche sulla sua durata, tenendo fuori casi eccezionali, quando la durata è strettamente connessa con quella di un titolo prescelto.

 Siamo stati sempre contrari alle cosiddette maratone. L'hanno fatto anche con il povero Beethoven, eseguendo tutte le sue Nove sinfonie in un sol giorno, che per noi voleva dire: dare le perle ai porci! Nel senso della troppa grazia, per giunta sprecata!

 Una sola sinfonia di Beethoven basta a riempire, con l'aggiunta di qualche altro titolo meno impegnativo per spessore e durata un concreto. Un tempo non lontanissimo era questo il criterio con cui i direttori artistici confezionavano un programma da concerto. E ragionavano a questo modo. Un breve brano introduttivo, poi il pezzo forte - forte perchè impegnativo anche per il pubblico -  e poi semmai un altro breve brano per chiudere. Suonare una sinfonia, poi intervallo, e dopo una seconda sinfonia è davvero fuori di ogni logica e richiede al pubblico  un duplice  serio cammino al quale non sempre  si sente preparato.

Adesso è intervenuta la pandemia che ha costretto a restringere la durata del concerto, eliminando per ragioni di 'distanziamento sanitario', l'intervallo. Alcune istituzioni lo hanno capito e recepito. Ad esempio il Festival di Verbier che ha ridotto la durata del concerto - vi sembra poi tanto ridotta? - a 70 minuti circa, senza intervallo.

Negli stesi giorni in cui è ripresa l'attività anche concertistica, due notizie freschissime ci fanno intendere come neanche la pandemia ha insegnato qualcosa, che avrebbe potuto indirettamente insegnare naturalmente alla musica ed allo spettacolo.

 A Milano si stanno per concludere i lavori di ammodernamento del noto teatro 'lirico' che avrà una capienza di 1500 posti., la quale è stata ridotta rispetto alla precedente, per far posto ad un bar e ristorante.

Mentre leggevamo una simile notizia, da una intervista ad un noto pianista ungherese, Andras Schiff, che ha rinnegato la sua patria per via del dittatore Orban, veniva un riferimento chiaro al nostro problema. Perchè l'intervallo ai concreti - si chiedeva il pianista? per far fare soldi a bar e ristoranti, che in un teatro o sala da concerto non  dovrebbero neanche esserci. Non c'è altra ragione che giustifichi l'intervallo. Un concerto senza intervallo della durata di un'ora circa sarebbe più che sufficiente ed anche più dignitoso e rispettoso della musica.

Nel qual caso certe iniziative, anche di prestigiose istituzione ( vedi: Accademia di Santa Cecilia), come quella di far precedere un concerto da una degustazione di vini, dovrebbe essere cassata immediatamente, anche perché il rischio c'è che qualcuno arrivi in sala, per il successivo concerto, non proprio compos sui.

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