Bella ciao, la canzone diventata simbolo della Resistenza è diventata pietra dello scandalo, perchè un gruppo assai nutrito di parlamentari, al quale durante la crisi pandemica, a differenza di quanto accaduto a milioni di italiani, non è mai mancato il sostegno economico dello Stato per fare la 'bella vita', ha presentato un ddl per far proclamare Bella Ciao, l'inno ufficiale della Resistenza, da cantarsi, come tale , nella giornata del 25 aprile durante le celebrazioni ufficiali.
Ora, mi domando e dico - come chiunque pensa - non ci avevano proprio nient'altro cui pensare, per dedicare quel briciolo di materia grigia che alberga in molte testoline, a questa drammatica emergenza da risolvere con urgenza, pena il dimezzamento della crescita prevista del PIL in Italia?
Se uno pensa ai decenni che ci sono voluti per giungere, in anni recentissimi, al riconoscimento di Fratelli d'Italia come 'Inno nazionale italiano', si mette le mani nei capelli e pensa a quante discussioni in Aula e nelle Commissioni ci vorranno per giungere alla conclusione e all'approvazione del suddetto ddl.
Perchè non è cosa di poco conto per molti parlamentari, in maggioranza fra quelli della cui materia grigia galleggiante nelle testoline parlavamo sopra.
La destra, rinserrata nelle filem, si è fatta avanti per farsi sentire.
Quel genio del foro di La Russa ha proposto come contraltare 'faccetta nera': se accettate Bella Ciao, cosa impedisce di accettare anche Faccetta nera?
E Rampelli, alla cui intelligenza una recente sottoscrizione fra i cittadini vuole erigere un monumento 'aere perennius', venuto a conoscenza qualche mese fa che durante un'ora di lezione, l'insegnate di musica aveva fatto studiare ed imparare l'incriminata canzoncina della resistenza, presente nel libro di testo giacchè la sua fama ha superato i confini della Resistenza italiana, ha fatto un'interrogazione in Parlamento, durante la quale nessuno è stato in grado di rispondere alle stringenti argomentazione dell'esponente di FdI, il partito della Meloni, che qualcuno, anche per questi meriti storici vorrebbe candidare a Sindaco di Roma.
Come si vede, in Italia non c'è crisi che tenga, quando si tratta di principi. Nessuno transige.
Ciao, belli!
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