Sullo scacchiere dei direttori d'orchestra attivi a Roma comincia a muoversi qualche pedina. E' di ieri la nomina di Michele Mariotti a 'direttore musicale' dell'Opera di Roma, succedendo a Daniele Gatti. La successione avverrà solo con la stagione 2022-23, ma non c'è da meravigliarsi, perché le stagioni si costruiscono in anticipo e i direttori che godono ormai di un mercato internazionale devono poter organizzare in tempo i propri impegni al di fuori degli incarichi stabili.
C'è da aggiungere, nel caso di Mariotti, e non solo di quello, che la notizia del suo arrivo all'Opera di Roma non è proprio un novità. Era già venuta fuori all'indomani dell'inattesa notizia della partenza di Pappano da Roma nell'autunno del 2023, per assumere un incarico stabile a Londra, da lui ritenuto - giustamente - dopo vent'anni circa di residenza romana, un quasi necessario riavvio della propria vita e professione.
La notizia venne da un noto uccellino, che di nome fa Valerio Cappelli, che la cinguettò per primo, avendogliela spifferata sottovoce qualcuno. Nessuno allora ne aveva dato conferma, benchè tutti avevano creduto a quel cinguettio che, non smentito ufficialmente, veniva di fatto avvalorato. Che era poi ciò che i suggeritori di Cappelli volevano.
L'uccellino-Cappelli, scrisse in quella stesso occasione, che l'arrivo di Mariotti all'Opera significava la partenza dal teatro di Gatti per approdare a Santa Cecilia. La quale, invece, per rispettare un copione che ormai tutti conoscono, venne fuori con un comunicato di grande, ma finta saggezza. La sostituzione di un noto direttore - comunicò - è operazione difficile e delicata, al tempo debito provvederemo, non ora, perchè anche noi siamo stati colti di sorpresa dalla partenza di Pappano, sebbene avvenga nel 2023.
Quella dichiarazione era un concentrato di banalità e bugie. Pappano, stando a quella dichiarazione, sarebbe stato avvertito la sera prima della sua nomina a Londra. Come se non stesse pensando, ormai da qualche anno, cosa fare dopo tanti anni passati a Roma. E come se non ne avesse già prima parlato con l'Accademia.
Adesso, sempre l'uccellino-Cappelli, rivela che a giorni, l'Accademia annuncerà la nomina come 'direttore ospite principale' del ceco Jakub Hrusa, che il pubblico televisivo ha visto nel concerto al Quirinale per la Festa della repubblica.
E se fosse proprio lui il direttore che sostituirà Pappano e che adesso con la nomina propostagli si avvicina per gradi all'orchestra dell'Accademia? Hrusa ha quasi la stessa età che aveva Pappano quando venne nominato a Roma, e vanta già presenze stabili e non di prestigio, sia nell'opera che nella sinfonica, benchè da noi sia poco noto, come accadde con Pappano prima che sbarcasse a Roma.
La notizia ulteriore, sempre del nostro uccellino, secondo cui, l'anno prossimo Gatti passerebbe al Maggio Musicale Fiorentino, per poi far ritorno dopo un biennio, nel 2024 all'Accademia, non ci sembra ancora matura.
E spieghiamo perché sul ritorno a Roma di Gatti nutriamo qualche dubbio, come siamo indotti a pensare ne nutra lo steso Gatti. Non perché pensiamo che Gatti non abbia le carte in regola per succedere a Pappano. Tutt'altro. La carriera di Gatti è ormai in pieno svolgimento ed ai più alti livelli, sia nel repertorio sinfonico che in quello operistico.
Ma allora perchè? Perchè un direttore non è come il postino 'cinematografico' che torna a dirigere due volte la stessa orchestra. Crediamo non sia mai accaduto. Gatti ha già avuto un incarico stabile a Santa Cecilia, e le cose non andarono molto liscie; lui stesso ne ha parlato in passato. Alle rassicurazione attuali di aver instaurato con l'orchestra ceciliana un ottimo rapporto ora che ci torna regolarmente da ospite, noi non crediamo fino in fondo.
C'è poi anche da considerare il fatto che Pappano ha trovato a Roma un terreno molto, finanche troppo, favorevole a sè: è stimato dall'orchestra e dal pubblico e da quest'ultimo anche amato. Ottenere lo stesso clima favorevole di cui jha goduto Pappano, da parte di un direttore già conosciuto, è impresa quasi impossibile.
Il che in un direttore di valore pari a Pappano come Gatti potrebbe produrre frustrazione inutile quanto difficile da dominare. I paragoni sarebbero quasi giornalieri e questo certamente non assicurerebbe a Gatti la stessa accoglienza di Pappano, che se anche se l'è meritata, ne ha pure profittato per sviluppare la propria carriera.
Impresa che a Pappano è riuscita, come a nessun altro prima di lui a Santa Cecilia. No a Gatti, no a Sinopoli, no a Chung. Non è per caso che questi tre direttori ruppero con l'Accademia, con la quale prima di tornare ad avere rapporti, sono dovuti passare alcuni anni.
Noi stessi, scrivendo la prima biografia del giovane Pappano, subito dopo il suo arrivo a Roma, a 44 anni, pubblicata nel 2007 (editore Skira), in parte contribuimmo a creare tale clima favorevole a lui. Che, ne siamo convinti, e glielo abbiamo anche fatto notare, lui ha sfruttato fino a quando gli è servito per prendere il volo. A tale nostro appunto lui ha risposto 'offesissimo'; ma noi ne restiamo convinti, pur concedendogli che era nel suo diritto organizzarsi la propria vita, secondo il suo modo di vedere, e puntando sempre più in alto, senza guardare in faccia a nessuno.
E, infine, ripetiamo ciò che altre volte abbiamo già scritto, e cioè che Pappano ha goduto di un clima favorevole anche da parte della critica che mai, neanche un volta, ha scritto alcunché di negativo, un appunto che sia uno. Esagerato.
Il suo successore sconterà purtroppo tutto questo, anche senza demerito; e se anche riuscisse a fare miracoli orchestra, pubblico e critica saranno sempre molto esigenti con lui. Vorranno sempre di più. E questo potrebbe infastidire e forse anche 'castrare' artisticamente, il suo successore.
Perciò Gatti giri alla larga, meglio altrove!
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