venerdì 18 giugno 2021

Draghi: ci sono le premesse per una rapida ripresa ( da Corriere della Sera, di Marco Galluzzo)

 «Ci sono le premesse per una rapida ripresa economica, la rapidità di questa ripresa» dipende «dai responsabili politici di tutto il mondo». Mario Draghi riceve il premio di “Cercle d’Economia” per la costruzione europea e pronuncia un discorso sulle prospettive macroeconomiche delle economie avanzate nella fase di uscita dalla pandemia per il Covid 19. 

Di fronte al capo del governo spagnolo, Padro Sanchez, e il gotha economico, accademico e imprenditoriale della Catalogna, il capo del governo italiano sottolinea che grazie alle politiche fiscali espansive messe in atto da tutti i governi in questi mesi «abbiamo evitato una recessione ancora più profonda» di quella che si è verificata, e «sono stati salvati milioni di posti di lavoro». Ora però «il protrarsi della situazione di incertezza significa che le ragioni per mantenere una politica monetaria e fiscale espansiva restano convincenti».

Per Draghi l’obiettivo, almeno di medio periodo, deve essere quello «di riportare l’attività economica almeno in linea con la traiettoria precedente alla pandemia. Solo allora potremo dire di aver superato gli effetti della crisi sanitaria sulle nostre società e sull’occupazione. Tuttavia, secondo le previsioni attuali, non sarà possibile raggiungere tale obiettivo senza ulteriori sforzi». Fino ad ora, prosegue il presidente del Consiglio, con un discorso di taglio molto tecnico, «abbiamo protetto il lato dell’offerta delle nostre economie», ora invece dobbiamo stimolare la domanda di beni e servizi, quindi i consumi proprio «per raggiungere i i livelli di offerta e l’obiettivo ideale sarebbe quello di superare la traiettoria di crescita pre-pandemia». Uno sforzo ed un obiettivo che servirebbe per poter «compensare l’aumento del debito registratosi durante la crisi sanitaria».

In ogni caso «siamo ancora lontani dalla fine» del rischio pandemico. Solo lo 0,3% dei vaccini, sottolinea Draghi, è stato somministrato ai Paesi a basso reddito, mentre i Paesi più ricchi hanno ricevuto l’85% dei vaccini. «Questa differenza non solo è eticamente ingiusta, è anche molto pericolosa. Fintanto che il virus continuerà a circolare liberamente, ci sarà sempre un rischio di nuove varianti. Una o più di esse potrebbero essere resistenti ai nostri vaccini, compromettendo il successo delle nostre campagne. Dobbiamo continuare ad investire nella ricerca, oltre ad accelerare l’impegno a garantire un accesso diffuso ai vaccini».

Infine, ancora il versante economico, con cifre quasi spaventose: i governi hanno offerto alle imprese, durante la pandemia, almeno solo nei primi quattro Stati Ue, quasi 450 miliardi di euro di garanzie. «In caso di fallimenti aziendali si arriverebbe ad un livello di debito sovrano ancora più elevato in futuro». E una politica fiscale espansiva è stata ed è ancora necessaria, «tuttavia, anche gli investitori vanno rassicurati sul fatto che si ritornerà alla prudenza fiscale non appena la ripresa proseguirà in maniera autonoma».

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