Ci sono diversi modi per comunicare quelli che oggi si preferisce chiamare 'eventi' o serie di 'eventi', mentre i singoli 'eventi' o le serie sono in realtà festival, rassegne, concerti o rappresentazioni operistiche. Nient'altro che questo.
E' evidente che alcuni di questi festival ecc... a differenza di molti altri, richiedono più parole per essere spiegati e comunicati, senza spingersi necessariamente a raccontare una edizione, partendo dalla 'genesi' di biblica memoria.
A fare questo ci hanno preso gusto in molti negli ultimi anni, e noi alcune volte lo abbiamo segnalato.
Si distingue su tutti il Romaeuropa Festival ( ex di Monique Veaute, sloggiata a Spoleto che incontra, ancor prima di cominciare, le prime pietre di inciampo amministrativo), affidato a Grifasi 'in aeternum'.
Per leggere, soltanto leggere, il programma del festival occorre aver frequentato almeno un paio di facoltà universitarie, cosa che neanche Grifasi ha fatto e parlare due o tre lingue. Ogni cosa presentata merita una lezione a sè, per capirne innanzitutto il titolo - che è solitamente in inglese - e poi anche in cosa consista. Grifasi vorrebbe che noi in poco tempo ci sforzassimo di seguire il processo che nella sua testa genialissima l'ha portato a scegliere o confezionare un programma. Che, in tutta evidenza, è quasi impossibile, non potendo in molti, noi compresi, neanche lontanamente metterci al livello dell'intelligenza sopraffina, ora anche artificiale, di Grifasi. Che è poi la ragione principale per cui, una volta individuato dal CDA, da lui presieduto, nessuno lo molla più, e lui stesso non molla il festival. Salvo che non lo vogliano a Edimburgo, Avignone o Salisburgo, tanto per fare due nomi di festival prestigiosi, dai quali sembra gli siano venute proposte che lui ha rispedito al mittente.
C'è poi chi si sbrodola quasi quanto il Romaeuropa Festival, senza aver molto da spiegare, ma per autoincensarsi. In questa operazione si è distinto negli ultimi mesi il teatro Regio di Torino, presieduto dalla Purchia, la ' ragioniera' per il discolo Isotta, che anche per presentare un nuovo titolo ci deve far sapere che Lei ha risanato i bilanci - già?- che ha messo in riga tutti in teatro e che , tempo qualche mese ancora, avrà un teatro ristrutturato e potrà finalmente navigare, con lei al timone, a gonfie vele. E i debiti, la voragine di debiti pregressi? Quelli affondati nelle acque profonde.
E poi ci sono quelli, senza volerci dilungare in altre numerose 'sottocategorie' di comunicatori, che la fanno abbastanza breve, anche se in quelle quattro parole volontariamente inseriscono dati non proprio esatti, quantomeno addomesticati. In questa categoria si distingue l'Opera di Roma, dove - assodato che ogni cosa che fa Fuortes è un miracolo - i bilanci sono sempre positivissimi, mentre , invece, ogni volta abbiamo dimostrato, dati alla mano, che sbaglia i conti. Tanto per fare un esempio, nelle ultime stagioni estive, anzi in tutte le stagioni estive della sua gestione, dichiara il numero delle serate, la disponibilità dei posti, naturalmente il tutto esaurito, e, invece, conti alla mano, si dimostra senza difficoltà che ogni sera ha avuto 1/4 della platea vuota.
Tanto per restare in argomento, anche l'altra sera al Circo Massimo, per il Trovatore inaugurale di stagione ( tenete a mente: 26 serate, per 1000 posti ogni sera; cimentatevi anche voi a far da conto quando Fuortes tirerà le somme della stagione estiva!) cui ha partecipato anche il Presidente Mattarella ( accolto - hanno scritto i giornali - dalla sindaca Raggi e dal Sovrintendente Fuortes: chi altri poteva o doveva?) ci sarà stata mezza platea di imbucati ( 'invitati', secondo il gergo in uso, nessuno dei quali ha pagato un solo Euro) , fra politici, 'generone' romano, salottieri, nobiltà decaduta ecc... i posti a disposizione del pubblico, quello vero che compra il biglietto, saranno rimasti davvero pochi. Serve anche al teatro, come serve a Fuortes e alla Raggi, riempire il teatro o la platea estiva di simili figure?
E, infine, ci sono quelli che parlano pochissimo e farebbero anche meglio a tacere. E' il caso dell'Accademia di Santa Cecilia che aveva promesso - una delle tante mai mantenute - che, d'estate, sarebbe tornata nella sua storica sede della Basilica di Massenzio, ed anche quest'anno non c'è stato nessun trasferimento, mentre a Massenzio ci saranno letterati e poeti che renderanno omaggio a Dante. Qualche musicista ci sarà anche, ma per fare zum zum fra una lettura e l'altra. Niente concerti veri con orchestra vera, come sarebbe stato con l'Orchestra dell'Accademia. La prossima volta che il sovrintendente dall'Ongaro torna a parlane, sarebbe il caso che qualcuno glielo facesse notare.
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