Sì, è vero adesso lo conoscono in molti, ma noi lo conosciamo da tempo, da quando Gianluca Capuano era un giovane direttore ed un musicologo particolarmente versato nella musica di Carissimi, un autore a noi molto caro.
Si era agli inizi degli anni Duemila, e non so quanti anni avesse allora; lo conoscemmo per via di un CD allegato ad una rivista di musica nel quale presentava alcuni Oratori di Carissimi- se non erro c'era anche il suo capolavoro 'Jephte', e forse 'Judicium extremum'- ma possiamo anche sbagliarci - nelle vesti di direttore del complesso vocale strumentale ' IMadrigalisti ambrosiani' da lui fondato.
Non passò molto che avemmo l'occasione di pensare a lui, quando, su indicazione di Salvatore Sciarrino, fummo nominati direttore artistico dell'edizione 2004 del Festival delle Nazioni di Città di Castello.
La nomina arrivò in autunno avanzato del 2003, e noi dovevamo nel giro di qualche mese presentare un programma all'Assemblea dei soci del festival che lo avrebbe approvato.
Il Festival delle Nazioni era caratterizzato dalla presenza in ciascuna delle edizioni di una nazione ospite, con la sua musica ed anche con i suoi musicisti.
Non avevamo il tempo materiale per ipotizzare una qualsiasi nazione ospite, di cui studiarne sia la storia che il presente musicale, per farlo conoscere a Città di Castello. Leggendo i programmi di quel festival , prima e dopo il 2004, abbiamo quasi sempre notato come fossero fatti avvalendosi della collaborazione dei vari istituti culturali o delle rappresentanze in Italia delle nazioni e mai per decisione autonoma della direzione artistica, previa conoscenza.
Ci venne allora l'idea di dedicare l'edizione 2004 del festival alla 'NUOVA ITALIA'. Intendendo presentare a Città di Castello la musica italiana, anche quella poco praticata nelle normali stagioni
(che è poi uno dei compiti di un festival che si rispetti), e di presentarla attraverso musicisti delle nuova generazioni: solisti, gruppi cameristici, orchestre.
Non serve farne i nomi: pensate ai migliori musicisti e gruppi od orchestre italiane e vi farete un'idea delle eccellenze che quell'anno arricchirono il festival di Città di Castello. E, inoltre, la scelta di questo o quel musicista o gruppo, era fatta in base alle ben note competenze e repertorio di ciascuno.
E così, volendo presentare Carissimi che con i suoi Oratori ha costituito un capitolo esaltante e far i più innovativi della musica italiana, pensammo di invitare Gianluca Capuano ed i suoi Madrigalisti ambrosiani. E fu così che lo conoscemmo.
A Città di Castello propose Jephte ed anche Extremum Dei Judicium, per il quale pensammo ad un effetto sorpredente che Capuano accettò. Far iniziare l'oratorio, che narrava il Giudizio universale nella Chiesa di san Domenico al buio, mentre dal fondo della chiesa si ascoltavano gli squilli delle trombe' del giudizio' che poi comparivano anche nell'Oratorio.
Stabilimmo con Capuano un rapporto più stretto anche per via della nostra comune 'passione' musicale per Carissimi ( negli anni a seguire ci fornì una bella biografia del musicista che utilizzammo come materiale di studio per i nostri studenti di Conservatorio; lui aveva rapporti strettissimi con l'Archivio 'Manusardi' di Milano che aveva negli anni raccolto e studiato la muscia di Carissimi).
Terminata l'esperienza a Città di Castello, dopo solo un anno, per via dei tentativi, da noi fermamente respinti, dei notabili della cittadina di volermi consigliare sul da farsi nel festival ( e immaginiamo che proseguano ben accetti, e dunque con successo sull'attuale direzione artistica che dura ormai da quindici anni!), ci venne proposto dall'allora sindaco di Sansepolcro, sollecitato da una nostra carissima amica, amante della musica, purtroppo scompara troppo presto, Paola Baschetti in Galardi, di pensare ad un festival per la patria di Piero della Francesca. Preparammo un programma, per il quale, per diversa ragione, pensammo ancora a Gianluca Capuano, volendo presentare, in prima esecuzione moderna, un'opera di un compositore di Sansepolcro che di nome faceva Gasparo Torelli ( Sansepolcro, 1572(?)- Padova, 1613)
Si trattava di una commedia 'armonica', più precisamente una 'favola pastorale' intitolata I fidi amanti, in tre atti e due intermedi, che il carissimo Lino Bianchi aveva trascritto in notazione moderna nel 1967 per le edizioni De Santis.
Gliela inviammo per conoscenza, e lui ci fece un piano di esecuzione assai interessante frutto delle sue conoscenze musicologiche. Perchè eseguire oggi quelle musiche è un rischio se non si interviene don una opportuna cornice. A proposito di cornice , a Città di castello decidemmo di eseguire Enoch Arden, il famoso melologo di Richard Strauss, per voce e pianoforte ( Piera Degli Esposti e Emanuele Arciuli), per il quale chiedemmo a Sciarrino di scrivere tre brevi brani per gruppo da camera, da eseguire come 'Preludio, interludio e postludio' del melologo. Analoga soluzione mi aveva prospettato Capuano per 'i Fidi amanti', arricchendolo di esecuzioni strumentali di autori dell'epoca di Torelli. Di quel festival poi non se ne fece nulla.
Quando per un periodo studiammo più a fondo la musica e la vita di Gesualdo da Venosa, accarezzammo perfino l'idea che quella commedia armonica avesse visto la luce in occasione delle sontuose feste organizzate a Ferrara per le nozze (seconde) del principe con Eleonora d'Este ( Torelli risiedeva e lavorava a Padova, dove era membro dell'Accademia degli Avveduti, con il nome 'Il Confidente').
Adesso dopo alcuni anni da allora, ritroviamo Gianluca Capuano, incamminato in una meravigliosa carriera musicale di direttore.
Ne siamo felici, ed orgogliosi, di essere stati fra i primi a credere in lui e ad offrirgli la possibilità di farsi ascoltare in un festival che ebbe quell'anno un momento di grande gloria ed un notevole prestigio ( riuscimmo a portarvi come 'orchestra residente' l'Orchestra 'Verdi' di Milano), mentre successivamente è ripiombato in una routine priva di qualunque interesse, che tuttora prosegue.
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