sabato 9 marzo 2019

Crimi, tagliateste della stampa: non le è stato toro un capello ( cioè: non abbiamo tolto neanche un euro al Fondo per il pluralismo)

Editoria. Crimi: "Non è stato tolto un euro al Fondo del pluralismo. Giornali online poco fruibili su smartphone, mi informo su telegram". 

Roma, 9 marzo 2019. - "Non è stato tolto un euro al fondo per il pluralismo: chi lo dice mente o è in malafede o è un ignorante". Lo ha detto il sottosegretario alla presidenza del consiglio con delega all'Editoria Vito Crimi (M5s) parlando al Villaggio Rousseau a Milano. "Il pluralismo è un principio che va garantito ma qualcuno ha interpretato il finanziamento ai giornali come finanziamento al pluralismo. Io cito il senatore della Lega Bagnai: lui non vede una pluralità di informazioni ma una pluralità di soggetti che danno la stessa informazione". "Dagli stati generali dell'Editoria - ha proseguito - mi auguro arrivino proposte per aiutare il settore che nessuno vuole inginocchiare. Un aiuto che porti miglioramenti per i giornalisti, per gli editori ma soprattutto per i cittadini, perché l'informazione è per loro: non è per chi la fa ma per chi la riceve altrimenti non sarebbe un principio costituzionalmente garantito". Il fondo per il pluralismo, ha osservato Crimi, "finora è stato dato nei bilanci dei singoli editori. E se c'è un bilancio che soffre è chiaro che la prima cosa che va a coprire è il buco di bilancio. Non voglio criminalizzare questo comportamento ma questo non ha funzionato. Una delle proposte che farò è portare ai lettori la possibilità di scegliere: se dobbiamo spingere un cittadino a imparare a informarsi perché non consentire ai giovani di poter fare abbonamenti ai giornali dandogli uno sconto?". Crimi ha quindi parlato della norma che prevede che "alle aziende che investono in pubbliciutà per almeno l'l1% in giornali e tv locali viene riconosciuto un credito di imposta. Sono state 6mila le aziende che hanno partecipato al bando uscito il 18 luglio. Penso di proporgarlo nel 2019 e nel 2020". Il sottosegretario con delega all'Editoria ha quindi sottolineato i limiti delle edizioni digitali dei giornali: "Provate a sfogliare sullo smartphone un qualunque giornale online, vedete la fruibilità tra pop up che si aprono, pagine sconnesse, non sono neanche nati per il digitale. Ci sono stati dei tentativi ma sono falliti, probabilmente anche le stesse redazioni non riescono a comprendere come sta cambiando il mondo, lo smartphone che è una protesi, una parte di noi". Quindi ha confessato di informarsi su Telegram: "La maggior parte delle mie informazioni avviene tramite alcuni canali di telegram che utilizzano a volte il logo, il nome che richiama a un'agenzia di stampa e con quei canali arrivano direttamente sul cellulare. Quando parlo agli editori e ai direttori di agenzie di stampa di telegram mi guardano e dicono 'Telegram? What?'. Non comprendono come sta cambiando il modo di fruire l'informazione, è un problema". (askanews)

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