Alla fine di questo mese scade il termine per la presentazione dei curriculum da parte chi aspira ad entrare nel CdA Rai che a giugno dovrà esser rieletto, essendo quello in carica in scadenza.
Michele Santoro ha fatto sapere che lui ha presentato il suo curriculum, in nome della sua competenza in materia, ed altrettanto ha fatto Giovanni Minoli, 72 anni, che è passato da tutti piani di Viale Mazzini - senza che il suocero Bernabei abbia mai mosso un dito in suo favore, mentre avrebbe potuto farlo, dunque si è fatto tutto da sè - salvo quello del CdA, nel quale ambisce ora sedersi.
In nome di che cosa sia Santoro che Minoli intendono candidarsi per il CdA della Rai? In nome, sacrosanto, della loro conoscenza della materia in via diretta e per la loro competenza in fatto di televisione a tutti i livelli - questo vale a maggior ragione per Minoli che ha avuto incarichi dirigenziali e di gestione ma anche autorali.
Lo ha affermato chiaramente oggi in un'intervista al Corriere, di 'Cairo' - proprietario anche della Ditta per la quale lavora: La 7, che sta dimostrando di fare squadra e di saperla fare - dove ha esplicitamente detto che per stare in quel CdA occorre conoscere la televisione, e chi meglio e più di lui?
Ha ragione Minoli, ed il suo discorso vale per tutti i campi; ma va tenuto presente, nel suo caso, anche il fatto che ritornare sul luogo del delitto non fa bene all'interessato, e che stare per molto tempo in uno stesso posto, può incancrenire, a dispetto della competenza, certe situazioni anche negative.
Ora il discorso che fa Minoli potrebbe essere applicato anche a Giuseppe Conte, prelevato di peso dall'Università e dallo Studio legale dove lavora e catapultato a Palazzo Chigi, in nome e per conto dell'accordo Di Maio-Salvini. Ma senza competenza alcuna nel governo del paese o in amministrazione della cosa pubblica. Sì, ma che c'è di strano, rifletteva ieri dall'emittente di Cairo, Marco Travaglio?
C'è per tutti e in ogni campo una prima volta. Forse che tutti i presidenti del Consiglio italiani prima di andare a Palazzo Chigi avevano avuto una precedente esperienza, che li promuoveva e giustificava per quell'incarico? No, sosteneva convinto - semplice finzione televisiva e per mantenere il punto dell' appoggio ai Cinquestelle - Travaglio.
E ha fatto anche qualche esempio per convincere della sua asserzione. Forse Ciampi, Monti, Renzi, Gentiloni ed i loro predecessori avevano tali credenziali? Sì, caro Travaglio. In un modo o nell'altro l'avevano, comunque avevano esperienze di amministrazione della cosa pubblica, erano politici attivi, o godevano di grande prestigio nel consesso internazionale europeo ecc.. Cosa che Conte non potrà vantare e, peggio ancora, comincia la sua corsa azzoppato. E, fatto non da poco, nessuno al mondo, salvo in quello accademico del diritto amministrativo molto ristretto, conosce neppure di nome.
E del resto, Travaglio, nessuno avrebbe affidato a te la direzione del 'Fatto' se tu fossi appena arrivato nel consesso dei giornalisti pur essendo, per tua stessa convinzione, il più bravo, il più puro ( hai sentito la pernacchietta?) Intendiamoci, nessun editore te lo avrebbe consentito. Ti avrebbe detto: datti da fare, impara il mestiere e poi concorrerai alla direzione.
Se il giornale fosse tuo è evidente che potresti fare quello che ti pare, anche farlo fallire - gli esempi sono tanti.
Dunque è così strano che le forze più responsabili del paese - che naturalmente non sono tutte di quel consesso di bravuomini litigiosi del PD - non vogliano far correre all'Italia pericolo alcuno?
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