L'altro ieri è stato annunciato il programma della prossima stagione del Teatro alla Scala. E da quel che si legge, sommariamente (perchè il dettaglio, oltre che sul Corrierone anche sugli altri giornali, si potrà leggere solo a ridosso dell'inizio della stagione, a pagamento, nelle cosiddette, Pagine 'Eventi') si elogia il teatro milanese per una stagione ricca di titoli ed anche di nuovi allestimenti. Insomma una stagione come si conviene al Teatro d'Opera più famoso al mondo.
Sono finalmente tornati, dopo la quarantena decretata da Lissner e Barenboim, Verdi e Puccini, mentre Wagner per ora è in castigo, fuori del cartellone. C'è anche Strauss, che vedrà a Milano, nel suo teatro, il debutto attoriale di Pereira. E l'Attila verdiano, inaugurale, verrà anche quest'anno trasmesso in diretta tv, e si spera che abbia lo stesso successo di pubblico dell'anno passato, quando ha superato i due milioni di telespettatori - non dodici milioni, come ha scritto, con errore volontario, il giornalista del Corriere troppo benevolo con il teatro milanese, al punto da fargli superare, nello share, sia Sanremo che le grandi partite di calcio internazionali.
Babbo Natale con la sua slitta, quando si fermerà a Milano, a ridosso di Sant'Ambrogio, potrebbe recare in dono un graditissimo pacco. Non è stato detto espressamente, ma lo si è lasciato intendere. Occorre ora vedere se Babbo Natale non cambia idea. E cioè un pacco pieno di Riccardo Muti che potrebbe dirigere, ma non con la sua 'Cherubini', il Concerto cosiddetto di Natale - uno dei tanti che la tv regala durante le feste - che Rai 1 trasmette, registrato, alla vigilia di Natale ( da non confondere con il concerto che il giorno di Natale viene trasmesso da Assisi, e che fa sempre buoni ascolti).
Sarebbe questo il primo passo di riavvicinamento di Muti alla Scala, preludio ad un ritorno in buca con un titolo operistico: sono trascorsi quindici anni dalla sua uscita dal teatro milanese, e forse sarebbe ora di mostrare come quella ferita si sia rimarginata del tutto.
Ma Muti, e i dirigenti scaligeri, devono fare attenzione al programma di quel concerto che, trasmesso in tv, non ha mai avuto ascolti lusinghieri, vuoi per la fascia oraria di trasmissione, vuoi, soprattutto, per il programma non adatto anche alla trasmissione televisiva, vuoi, infine, per gli improbabili ed improponibili direttori del medesimo, qualche anno addirittura ragazzini, ancora con i pantaloni corti
Se quello di Muti sarà il primo passo del ritorno del noto direttore in quello che fu il suo teatro per una ventina d'anni, e quel suo ritorno verrà amplificato dalla trasmissione tv, alla Scala studino un programma adeguato all'occasione ed alle esigenze di un programma tv. Non facciano, come hanno fatto sinora, i superiori, perchè quando non si considerano anche le circostanze di certi concerti, quella superiorità discende soltanto da stupidità e cecità.
Questi problemi li conosciamo bene, essendoci occupati per oltre dieci anni del Concerto di Capodanno dalla Fenice di Venezia, in qualità di consulente artistico con la responsabilità del programma, che ha avuto esiti televisivi sempre molto positivi - oltre 4 milioni di telespettatori - fino a quando siamo riusciti faticosamente a far accettare ai recalcitranti, gelosi direttori artistici del teatro veneziano, programmi adatti alla tv, in un giorno di festa e per un orario particolare. Andati via noi il Concerto di Capodanno ha registrato una débacle pesantissima negli ascolti tv, salvo riprendersi nell'ultima edizione, quando il programma, noi assenti, è tornato ragionevolmente a ricalcare le orme che noi avevamo stabilito e seguito, compresa la presenza dei due pezzi obbligati in chiusura, anche quella una nostra idea.
Perciò alla Scala pensino bene al programma per non far trovare Muti con gli stessi miserabili - per numero, s'intende - telespettatori che hanno avuto negli anni passati sia Barenboim che altri.
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