mercoledì 2 maggio 2018

Le età dei direttori d'orchestra. E quelli italiani più in vista

Incuriosisce il fatto  che si parli ancora  di 'giovani' direttori, quando hanno già una quarantina d'anni. E, invece, non dovrebbe incuriosire e neppure meravigliare, perchè il mestiere del direttore ( a differenza di tutti gli altri musicali, compreso quello del compositore, per non parlare anche degli strumentisti, che possono tutti sbocciare  molto presto) è un mestiere che si può anche esercitare da giovanissimi, per la gioia del pubblico soprattutto che  si intenerisce per  il piccolo genio e non distingue più il valore dall'apparenza, ma che si acquisisce  con gli anni. E quaranta, nel nostro caso, non sono molti.

Certo si pone, poi, il problema  di quando cambiare aggettivo; quando, insomma, un direttore non è più da considerare un 'giovane' direttore, ma un direttore 'adulto', un 'direttore' 'tout court'. Mentre, per gli anni successivi, il problema non si pone: si passa, saltando alcune tappe, immediatamente al direttore 'maturo'.

La settimana scorsa il problema, sotto altra prospettiva , se l'è posto il settimanale 'L'Espresso',  con un lungo articolo dedicato ai 'giovani' direttori - nel senso  che dicevamo prima - italiani, ed alla tradizione  italiana rintracciabile anche nel suono dei nostri solisti e delle orchestre italiane, da cui speso provengono i nostri direttori. Un  suono che differisce da quello tedesco, ad esempio, o russo, o americano. Diciamo anche che la conoscenza, vera o data per scontata, del repertorio operistico italiano conta molto per questi direttori chiamati all'estero.

 'L'Espresso',  passando in rassegna alcune nostre promettenti glorie del podio che si stanno facendo largo anche all'estero, scrive che giovani direttori italiani li troviamo anche in Cina, Australia, Americhe - fuori i nomi!

Ma, mentre il riferimento a Rustioni, come a Battistoni ed anche a Mariotti - il più apprezzato di questi - sembra giustificato, non altrettanto  si può dire per Francesco Lanzillotta ed alcuni altri che il settimanale si propone di promuovere senza averne ancora le prove,  che non è in grado di fornire, per assenza di capacità di giudizio. Più semplicemente, della sfilza di giovani direttori,  di ambo i sessi, Riccardo Lenzi dell'Espresso  ha forse sentito solo alcuni, e perciò l'elenco potrebbe averglielo fornito qualche agenzia  non troppo disinteressata. E pensiamo ai casi di Matteo Beltrami, Valerio Galli  ed altri; mentre  diverso, perchè promettente, è il caso di Michele Gamba che Barenboim ha voluto come assistente a Berlino, e  una sicurezza è già Lorenzo Viotti.

 Analogo discorso meritano le direttrici donne  o direttore 'al femminile', come si preferisce dire oggi. Fra tutte emerge Speranza Scappucci (anche Lei ha un piccolo incarico all'estero) ma le altre citate sono oggi semplici promesse,  mentre ce n'è qualcuna, ed una in particolare su tutte, da considerare, alla prova dei fatti che volutamente  si intendono ignorare, per le ragioni  alle quali abbiamo accennato in principio, una promessa mancata,  un fuoco fatuo, accesosi per l' ancor giovane età anagrafica e per la bella presenza.

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