Di Franco Scala, vigile ottantenne - stando a ciò che racconta Antonio Gnoli su Repubblica di oggi, attraverso una lunga intervista - ignoravamo finora l' attività di pianista da bar, night club e balere, intensa specie negli anni di studio, sia a Roma che in Romagna. Come anche l'episodio che rivelò a se stesso la paura fottuta di suonare in pubblico, nonostante che Carlo Zecchi lo avesse incoraggiato. Niente da fare. E, di conseguenza, la totale dedizione all'insegnamento del pianoforte al Conservatorio di Pesaro. Da dove si dimise prima di arrivare all'età della pensione, per dar corpo a quella sua idea geniale che tuttora egli può appuntarsi sul petto come una medaglia d'oro al valore.
E cioè la nascita degli 'Incontri con il Maestro' che noi conosciamo bene, perchè ad essi con la rivista 'Piano Time' demmo sostegno e visibilità, senza chiedere nè ricevere nulla in cambio, se non l'orgoglio di esser stati utili ad una causa meravigliosa (se molti che dicono di fare i giornalisti - il pensiero va ai nostri eroi di Radio Tre - avessero una volta, dimentichi dei propri interessi, fatto qualcosa di utile alla musica in Italia, forse ne avrebbero tratto minori benefici personali loro, ma la musica se ne sarebbe avvantaggiata!).
Scala, in cambio e non richiesto, inserì il nostro nome in uno di quei comitati d'onore della futura Accademia, benchè dopo la nostra uscita da 'Piano Time', all'inizio degli anni Novanta, sempre Scala, forse per l'età, ma non ancora avanzata, o per qualche altra ragione che non conosciamo, se ne dimenticasse completamente. Ma, forse, più semplicemente, perchè non gli eravamo più utili, dacchè lasciammo la direzione di 'Piano Time'. Tale dimenticanza, sospetta, non ha toccato l'orgoglio di aver dato una mano alla nascita di quel gioiello che è poi diventato l'Accademia pianistica di Imola, di cui da poco è presidente Francesco Micheli, il barone rosso, con il pallino della musica.
Non appena venimmo a conoscenza di quella bella iniziativa di Scala, utilissima per gli studenti di pianoforte, desiderosi di crescere e formarsi al meglio, gli offrimmo uno spazio, gratuito, mensile, per far conoscere fuori dell'Accademia a tutti i lettori di 'Piano Time', l' attività didattica che vi si svolgeva.
E quando qualche anno dopo, sempre negli anni Ottanta, Scala propose a Asheknazy di diventarne il presidente, offrimmo all'Accademia anche la copertina della nostra rivista e ad Ashkenazy lo spazio per un panegirico dell'iniziativa.
Gli Incontri con il maestro degli inizi consistevano in questo. Scala contattava illustri pianisti ed insegnanti di pianoforte, e fissava un calendario per le loro visite, solitamente nei fine settimana, a Imola. Gli studenti interessati inviavano la loro adesione, accompagnata da un piccola quota di iscrizione e partecipazione, e al momento fissato incontravano i 'professori' in visita, dopo aver concordato con Scala il repertorio da studiare e far loro ascoltare. Per gli studenti e neo diplomati di pianoforte fu una boccata d'aria nuova che, pian piano negli anni, si rivelò quanto fosse salutare per la loro formazione. All'inizio quegli incontri si svolgevano nella casa di Scala. Oggi l'Accademia dispone di uno spazio prestigioso, la Rocca, con annesso museo di strumenti musicali.
Poi Scala ha capito, o qualcuno glielo ha suggerito, che il giovane pianista per la sua formazione e crescita aveva bisogno di altri supporti: dalla storia della musica, all'esercizio della musica da camera, alla pratica dell'accompagnamento, alla conoscenza di repertori speciali come il Lied, troppo trascurato in Italia, e lui ha subito provveduto, fino ad articolare la Accademia di Imola come una vera e propria facoltà universitaria di musica.
A tale proposito, vogliamo ora rivelare un progetto che non ci riuscì di realizzare e che riguardava la promozione di Imola ad Accademia riconosciuta dallo Stato, al pari dell'Accademia di Santa Cecilia. Non ci riuscì per la netta, ma inspiegabile, opposizione di Piero Farulli che stravedeva, giustamente, solo per la sua 'Scuola di Fiesole' che nel nostro progetto doveva diventare anch'essa Accademia riconosciuta per l'avviamento all'orchestra: insomma, il progetto prevedeva di far sorgere due o tre accademie per venire incontro alle maggiori esigenze dei giovani musicisti in Italia: Imola per il pianoforte, Fiesole per l'orchestra ed un'altra per il canto, da fondare espressamente. In questo progetto sarebbe dovuto rientrare anche il riconoscimento giuridico dei titoli accademici della Chigiana. Ci sembra che molti anni dopo quella nostra idea si sia in parte realizzata con gli accordi che alcuni Conservatori hanno sottoscritto con Imola e Fiesole.
Così andarono le cose. Il barone Francesco Agnello, a capo del CIDIM, ci commissionò una ricerca sul perfezionamento degli studi musicali in Italia. I risultati di quella ricerca, che conducemmo con cura e impegno massimo, con l'aiuto anche di tecnici della materia, come Marcello Ruggeri, dovevano confluire in un documento da rendere pubblico nel corso di un convegno organizzato dal Ministero dei beni culturali, allora dello 'Spettacolo' ( quando non c'era ancora Nastasi, per fortuna!).
Nei mesi che precedettero il convegno, riunimmo spesso a Roma alcuni musicisti interessati, un comitato ristretto senza Scala, del quale faceva parte anche Farulli . Il quale voleva che la promozione riguardasse solo la sua Scuola, temendo, senza ragione, che se avesse compreso anche Imola e Siena (l'Accademia Chigiana), ne sarebbe derivato a Fiesole un qualche danno. Temeva un declassamento di fatto e che non venisse riconosciuto e premiato il ruolo pioneristico che egli aveva avuto e che nessuno poteva disconoscergli.
Fatto sta che quel progetto non andò in porto e il convegno romano si limitò a rendere noti i risultati di quella interessante approfondita ricerca, e a far emergere la necessità di regolamentare il settore degli studi di perfezionamento, post diploma, in italia. Che, successivamente, in modo ancora non del tutto chiaro, è stato attuato.
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