giovedì 17 maggio 2018

Nuovo Governo. Bozza di contratto. Ultimo capitolo: Università, Ricerca

Nel corso degli ultimi anni il nostro Paese si è contraddistinto a livello europeo per una
continua riduzione degli investimenti nel comparto del nostro sistema universitario e di
ricerca. È pertanto urgente e necessario assicurare un’inversione di marcia. È prioritario
incrementare le risorse destinate all’università e agli Enti di Ricerca e ridefinire i criteri
di finanziamento delle stesse.
Il sistema universitario e il mondo della ricerca dovranno essere maggiormente coinvolti
nello sviluppo culturale, scientifico e tecnologico del nostro paese, contribuendo ad
indicare gli obiettivi da raggiungere e interagendo maggiormente con tutto il sistema
paese. Sarà dunque fondamentale implementare la terza missione delle università
attraverso l’interazione e università ed altri centri di ricerca con la società. Attraverso una
costante sinergia con la Banca per gli investimenti saremo in grado di assicurare maggiori
fondi per incrementare il nostro livello di innovazione, rendendoli efficaci ed eliminando
gli sprechi. Intendiamo incentivare, inoltre, lo strumento delle partnership pubblicoprivate,
che consentiranno, di fatto, un maggior apporto di risorse in favore della ricerca.
I centri del sapere, università e centri di ricerca in primis, oltre a garantire la fondamentale
ricerca ‘di base’, dovranno altresì contribuire a rendere il sistema produttivo italiano
maggiormente competitivo e propenso alla valorizzazione delle attività ad alto valore
tecnologico.
Occorrerà riformare il sistema dell’Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica
(AFAM), nell’ottica di potenziare un settore storicamente e culturalmente
importantissimo per l’Italia.

È necessario avere una classe docente giovane e all’altezza delle aspettative, eticamente
ineccepibile. Occorre riformare il sistema di reclutamento per renderlo meritocratico,
trasparente e corrispondente alle reali esigenze scientifico-didattiche degli atenei, nonché
garantendo il regolare turn-over dei docenti.
Occorre incentivare l’introduzione di nuove norme per garantire al maggior numero
possibile di studenti l’accesso ai gradi più alti degli studi. Tra questi figurano la necessità
di ampliare gli strumenti e le risorse per il diritto allo studio, incrementando così la
percentuale di laureati nel nostro Paese, oggi tra le più basse d’Europa, e la revisione del
sistema di accesso ai corsi a numero programmato, attraverso l’adozione di un modello
che assicuri procedure idonee a verificare le effettive attitudini degli studenti e la
possibilità di una corretta valutazione. Amplieremo la platea di studenti beneficiari
dell'esenzione totale dal pagamento delle tasse di iscrizione all’università, la No-Tax area.
Fondamentale sarà l’implementazione dell’Alta formazione tecnologico-professionale.
Occorrerà armonizzare il sistema delle lauree professionalizzanti e degli ITS (Istituti
Tecnici Superiori) al fine di aumentare il numero di studenti in questi percorsi di
formazione terziaria.
Un intervento importante dovrà riguardare l'innovazione didattica ed in particolare quella
digitale. Sarà incentivata l'offerta formativa on line e telematica delle università statali
attraverso finanziamenti finalizzati, nonché meglio regolamentata l'offerta formativa
delle università telematiche private.
Tra coloro che maggiormente hanno sofferto l’attuale condizione di difficoltà del sistema
italiano troviamo il personale delle nostre università e dei nostri enti di ricerca.
Nonostante le difficoltà e le scarse risorse a disposizione, il nostro sistema è riuscito a
raggiungere nel suo complesso risultati eccellenti. Pertanto è necessario incrementare
significativamente le risorse finanziarie per valorizzare i nostri docenti e ricercatori,
assicurando adeguate condizioni lavorative, superando la precarietà che in questi anni ha
coinvolto in misura sempre maggiore anche il mondo universitario e della ricerca, a
cominciare dai ricercatori.
Intendiamo intervenire con strumenti che liberino quelle università in cui è ancora forte
la presenza di “baronati” che sfruttano in maniera illegittima le risorse ed il personale.
Per un reale rilancio dei nostri atenei occorre, infatti, garantire la presenza di sistemi
realmente meritocratici ed aperti a tutti coloro che intendano proseguire nella carriera
accademica senza il timore di veder limitate le proprie aspettative da coloro che utilizzano
in maniera indebita il proprio potere. Occorre inserire un sistema di verifica vincolante
sullo svolgimento effettivo, da parte del docente, dei compiti didattici quali docenza,
servizio agli studenti.
Non è più procrastinabile semplificare e rendere coerenti, attraverso la redazione di un
testo unico, la legislazione universitaria divenuta, nel tempo, molto articolata e con
norme, talvolta, anche palesemente conflittuali tra di loro.
Occorrerà apportare dei correttivi alla governance del sistema universitario e all’interno
degli stessi atenei, ridisegnando il ruolo dell’ANVUR (Agenzia Nazionale di Valutazione
del Sistema Universitario e della Ricerca) per renderlo uno strumento per il governo (e
non di governo), e individuando puntualmente i soggetti che potrebbero contribuire nei
processi decisionali, a cominciare dal CUN, organo elettivo di rappresentanza del mondo
universitario.
Gli Enti pubblici di Ricerca italiani (EPR) svolgono oggi attività essenziali per lo sviluppo
della ricerca e dell’innovazione del nostro Paese. Il modello italiano prevede un sistema
estremamente frammentato, scarso coordinamento fra gli enti e un carente
coinvolgimento sulle questioni di assoluta rilevanza strategica in materia di politiche per
lo sviluppo del Paese. Per coordinare e raccordare strutturalmente gli Enti e Centri di
ricerca sarà creata un’Agenzia Nazionale della Ricerca.

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