Oggi Michele dall'Ongaro, in compagnia di Antonio Pappano, ha presentato la prossima ( 2018/2019) stagione di concerti dell'Accademia, doppia perchè sinfonica e cameristica.
28 i concerti sinfonici, replicati tre volte, ogni fine settimana; 18 quelli cameristici. Si inizia con West Side Story di Bernstein, diretta da Pappano a conclusione delle celebrazioni in onore di Benrstein, presidente onorario dell'Accademia, alla quale dimostrò in mille occasioni e modi di essere molto legato, in particolare effettuando un Corso di direzione d'orchestra, negli anni Ottanta, cui partecipò anche l'attuale sovrintendente dell'Accademia, dall' Ongaro - quando non era veramente nessuno semmai un giovane di belle speranze, con le quali soltanto non sarebbe andato molto lontano, come poi è andato, dopo che è salito sulla rampa di lancio di Radio Tre - del quale credo riferì, per mia richiesta, sulla rivista di cui ero direttore, 'Piano Time' ( spero di non ricordare male, incorrerei in una sua reprimenda, questa volta spero non in tribunale, dove comunque quando ci ha provato, ha perso!).
Ai concerti in sede vanno aggiunti quelli delle tournée, quest'anno abbastanza numerose ( toccheranno 9 paesi e ben 17 città) per complessivi 27 concerti, dall'Europa ( Londra, Riga, Mosca) all'Asia.
Ma non è questo che intendiamo sottolineare, bensì la tendenza sempre più forte ed evidente a confezionare un cartellone concertistico, nel quale i musicisti italiani, direttori e solisti, sono del tutto assenti. Hanno cognomi italiani, fra quelli preseni come solisti, solo le prime parti dell'orchestra, o alcuni elementi del coro che si esibiscono in questo o quel concreto. Per il resto, compresi i cantanti impegnati nei vari programmi, tutti i musicisti invitati sono STRANIERI.
Nella stagione sinfonica, 28 concerti, gli italiani presenti sono Daniele Gatti - che fa parte del grande giro internazionale e dunque il fatto che sia cittadino italiano è solo un accidente anagrafico; e Fabio Biondi ( accademico, appartiene al gruppo degli 'specialisti' di determinati repertori e perciò italiano o no fa lo stesso, e non può considerarsi un direttore diciamo 'di repertorio')
Sì, c'è fra i solisti Benedetto Lupo, pianista che però è accademico e professore nei corsi di perfezionamento dell'Accademia, quasi un 'interno', che esegue Skriabin ( Concerto per pianoforte). Perciò NESSUN ITALIANO.
C'è anche un debutto: John Eliot Gardiner, 75 anni, notissimo in tutto il mondo, che non aveva mai diretto a S. Cecilia - chissà perchè; qui, forse, potrebbe esserci stata la mediazione di un accademico novello, il Cappelletto, spesso collaboratore del direttore.
Nella stagione cameristica, 18 concerti , un italiano c'è: Michele Campanella che rientra in Accademia dopo l'ostracismo contro di lui di Cagli, con la Petite Messe Solennelle di Rossini, tante volte eseguita ed una addirittura nel Senato, dove essendo troppo lunga per i tempi televisivi, venne interrotta dalla tv di Stato, la Rai che ama la musica.
Poi c'è Antonini con il suo ensemble 'Il Giardino Armonico' per il progetto Haydn, avviato negli anni passati ( l'esecuzione di tutte le sinfonie del musicista) e Sardelli. dunque anche qui praticamente nessuno, prchè come dice il proverbio: una o due rondini non fanno primavera'.
L'anno scorso, e dopo qualche anno di assenza, l'Accademia aveva invitato almeno un pianista italiano, Pollini. Quest'anno neanche lui.
Questa politica della attuale sovrintendenza, che non presta attenzione alcuna e che non dà spazio ai musicisti italiani è inammissibile. Tale deriva antiitaliana, della quale corresponsabile è anche Antonio Pappano, difficilmente è esente da pressioni delle agenzie artistiche; ed è singolare che anche il Ministero - 'il maggior azionista di Santa Cecilia', come l'ha definito dall'Ongaro - non si accorga di questa politica miope ed autopunitiva, e non intervenga per correggerla.
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